Famiglia

Quanto mi costi, figliolo

Da un minimo di 700 mila lire al mese fino a oltre un milione.E a rimetterci sono le famiglie più povere.Ecco le cifre che mettono sotto accusa le nostre politiche familiari e dell’occupazione.

di Giampaolo Cerri

I figli, dice il famosissimo adagio napoletano, sono pezzi di cuore. Costosissimi. Nel convegno ?Le famiglie interrogano le politiche sociali? (organizzato a Bologna a fine marzo dal Dipartimento Affari sociali della ministra Livia Turco), Gustavo De Santis e Mauro Maltagliati, statistici dell?Università di Firenze, hanno provato a calcolare il peso economico della prole sulle famiglie italiane, elemento che dovrebbe essere alla base di ogni politica fiscale perequativa. Diagrammi alla mano i due studiosi hanno tentato di calcolare il ?costo di acquisto? di ogni figlio, sia in termini di spese vive che di minori entrate cui si deve rinunciare per occuparsi dei piccoli. In pratica hanno applicato il metodo statistico ?Ray? sui dati Istat relativi alle famiglie italiane nel periodo ?87-?95, equiparando i costi dei figli a una sorta di aumento dei prezzi di tutti i beni. In entrambi i casi (figli e aumento dei prezzi) le famiglie si ritrovano più povere. Sui redditi bassi “pesa” di più Osservando il comportamento di spesa, dicono gli studiosi, è possibile dedurre di quanto le famiglie con figli siano più povere, ovvero di quanto siano aumentati i costi in seguito alla presenza dei figli. Il risultato varia in proporzione al tenore di vita della famiglia: se un figlio comporta anche costi fissi (alimentazione, cure mediche, necessità di spostarsi in auto), scrivono De Santisi e Maltagliati, è ragionevole attendersi che il costo complessivo sia proporzionalmente maggiore per le famiglie più povere che non per altre. Se una famiglia spende 2 milioni al mese, un figlio piccolo (0-5 anni) incide per il 33,2% , pari ad una spesa di 664.000 lire al mese. Per una famiglia che ha una capacità di spesa doppia, cresce il costo mensile, che balza a 1.049.000 lire, ma percentualmente ciò corrisponde ?solo? al 26,3%. Allo stesso modo, un figlio grande (12-17 anni) costa 996.000 lire mensili in una famiglia che ha un tenore di vita da 5 milioni al mese (pari al 19,9%), mentre le 583.000 lire spese ogni mese da una famiglia meno abbiente, quella da 2 milioni di bilancio mensile, pesano in una misura ben più alta, raggiungendo il 29,2%. Non sarebbe poi vero che i figli costino di più man mano che crescono. L?analisi prende in considerazione anche il costo dei figli ?per ordine di nascita? e la conclusione a cui pervengono ai due statistici è che i figli successivi al primo costano meno, come se si attivassero alcune economie di scala. Con alcuni nota bene: il campione prende in considerazione solo le coppie con tre figli da 0 a 17 anni; i figli oltre il primo non nascono generalmente ?a caso?, ma nei nuclei familiari meno anziani e meno poveri di altri. Meno famiglie con tre figli Chissà che risultati avrebbe dato la stessa analisi applicata alla nuova indagine Istat sulle famiglie italiane (presentata al convegno bolognese) che prende in esame i dati del 1998. Le famiglie con tre figli o più che erano il 15,9% di quelle italiane nel ?90, sono ormai scese al 13,8. Le coppie senza figli salgono al 20,8% (erano il 18,8 nel ?90) con punte significative nella fascia 25-34 anni (15,3% contro il 12,7%) e in quella 35-44 (7,8% contro 5%). Chissà che non c?entri la scarsa flessibilità del mondo del lavoro, saldamente ancorato su modelli vecchi di cinquant?anni per quanto riguarda orari, congedi, servizi. Lo pensa Daniela Del Boca, sociologa alla New York University: «In Italia a causa delle rigidità e delle imperfezioni presenti nel mercato del lavoro, del credito alle famiglie e nel sistema dei servizi, il costo dei figli è relativamente più alto che in altri Paesi. Una situazione che penalizza fortemente le donne con figli in età scolare data la carenza di sincronizzazione tra orari del lavoro e dei servizi per l?infanzia.Il mercato del lavoro, d?altro canto,è ancora caratterizzato da scarse opportunità di tempo ridotto, mentre la proporzione di lavoro part-time è la più bassa d?Europa (8% circa, rispetto al 25% in Svezia, il 28% in Gran Bretagna). Quella della conciliazione fra tempi del lavoro e tempi della famiglia è una battaglia condotta ogni giorno da 2.491.000 lavoratrici pari, sempre secondo l?Istat, al 46,8% delle madri italiane con figli sotto i 13 anni.«Le imprese chiedono sempre flessibilità», osserva la sociologa Chiara Saraceno, «sarebbe il caso che anche loro ne offrissero un poco, quando si parla ad esempio di madri lavoratrici o di padri che chiedono congedi parentali». Ma qualche speranza che le cose possano cambiare c?è e arriva, secondo la studiosa, dalla nuova piattaforma del contratto metalmeccanico, attualmente in discussione e in cui si propone una ?banca delle ore?, che consentirebbe ai lavoratori di ?scambiare? il lavoro straordinario con recuperi di tempo da utilizzare per la cura dei figli o delle relazioni familiari. Basterà? Chi spende di più Spesa familiare:Costo figlio:0-5 anni:6-11 anni:12-17 anni: 2 milioni: 33,2%: 29,3%: 29,2% 3 milioni: 29,1%: 25,2%: 25,1% 4 milioni: 26,3%: 22,3%: 22,2% 5 milioni: 24 %: 20 %: 19,9% Madri che lavorano con figli 48,9% Madri casalinghe con figli 44,1%


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