Economia
Quanto è pubblico, il non profit
A Bertinoro i risultati di un'indagine Istat
Presentato oggi, nel corso della settima edizione delle Giornate di Bertinoro, un approfondimento sui risultati delle più recenti rivelazioni settoriali dell’Istat con riferimento al rapporto tra realtà non profit e altre istituzioni, pubbliche e private.
Il quadro d’insieme.
E’ toccato a Barbara Moreschi, che per l’istat si occupa in modo particolare del Terzo settore, delineare il quadro complessivo del non profit, composto grazie a dati già noti (e di recente proposti in forma sintetica dal Rapporto Cnel/Istat) e risalenti rispettivamente al 2003 per quanto riguarda le organizzazioni di volontariato e al 2005 per le fondazioni e le cooperative sociali. Informazioni circa la consistenza numerica di queste relatà, il loro “fatturato”, il loro intrecciare rapporti intensi con l’utenza e il mondo della gratuità, la loro tendenza a stipulare rapporti formalizzati con altri soggetti. Ed è su questo punto in particolare che ha, giustamente, insistito la Moreschi.
Cominciamo dalle organizzazioni di volontariato, il cui numero complessivo nel 2003 ha raggiunto quota 21.021 (in pratica 36,3 realtà ogni 100mila abitanti) e che “muovono” un esercito di 825.955 volontari, per un’utenza che raggiunge quasi i 7 milioni. Quanto alle fondazioni, nel 2005, erano 4.720 (8 ogni 100mila abitanti). Un universo attorno al quale gravitavano oltre 46mila volontari per un’utenza di oltre 16 milioni di cittadini. Infine le cooperative sociali stimate, nello stesso anno, a quota 7.363: un’utenza di 3,5 milioni e circa 30.500 volontari.
Il non profit è anche un mondo che dà lavoro (non è solo redistributivo, direbbe il professor Zamagni, è anche produttivo). Se guardiamo al numero di dipendenti, ci rendiamo conto della componente imprenditoriale (più o meno accentuata nelle diverse componenti del Terzo settore) e insieme riusciamo a immaginare quanto stringente sia la necessità di relazioni – più o meno formalizzate – con soggetti del mondo privato profit e delle istituzioni.
Le relazioni con il profit e il pubblico. Le organizzazioni di volontariato, infatti, utilizzano risorse per 1630 milioni di euro e contano circa 12mila dipendenti (poca cosa rispetto agli oltre 825mila volontari); le fondazioni – la cui dotazione economica si attesta a quota 15.625 milioni – hanno un numero di dipendenti che è quasi doppio rispetto a quello dei volontari (ovvero 81.581 versus 46.144); le cooperative sociali hanno moltissimi addetti (211mila) e relativamente pochi volontari ( 30.478) per un fatturato complessivo di 6.381 milioni.
Numeri che suggeriscono l’attenzione con cui questi diversi soggetti si trovano a cercare il confronto con il diverso da sé, ovvero il profit e la pubblica amministrazione. Puntualmente la conferma viene dall’analisi delle relazioni formalizzate, degli accordi di collaborazione, delle convenzioni.
Prendiamo il volontariato: nel suo complesso ha in essere oltre 40mila accordi; il 62,9% dei quali con la pubblica amministrazione, in modo particolare con i comuni (una percentuale che scende al 35 se guardiamo agli accordi stipulati con altri soggetti non profit e al 4,6% con le imprese). Quanto alle fondazioni, sembrano più preoccupate a stringere relazioni con la pubblica amministrazione (il 57,&% dei quasi 19mila accordi) e con il mondo imprenditoriale (a quota 26,2%) che non con altri soggetti del non profit. Infine le cooperative sociali stipulano legami specialmente con gli enti locali (64% del totale degli accordi, cioè 33mila e 582) e sostanzialmente mostrano un eguale interesse verso il non profit e le imprese (rispettivamente a quota 19 e i17)
Le criticità. In ogni caso la propensione a collaborare con altri soggetti, specialmente con le istituzioni pubbliche e in particolare con i comuni, è sostanzialmente nel Dna delle organizzazioni di volontariato, delle fondazioni e delle cooperative sociali. Accordi che sono associati, come ha rilevato Moreschi, a una dimensione economica e che spingono gli osservatori (fra cui, qualche mese fa, il Censis) a sottolineare con preoccupazione il legame di “dipendenza” da parte di questi soggetti nei confronti del pubblico. Legame evidente se si guarda alla percentuale di risorse di origine pubblica di cui volontariato, fondazioni e cooperative sociali dispongono: rispettivamente il 50,1%, il 22 e il 69,7%. Il finanziamento di fonte pubblica è dunque, ha sottolineato la studiosa dell’Istat, ancora preponderante, in modo particolare per le cooperative sociali.
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