Economia
Quanto donano le imprese italiane? 240mila euro l’anno (ovvero lo 0.3% del fatturato)
Presentata la seconda edizione del Corporate Giving Italy curato da Dynamo Academy. La responsabile della ricerca Clodia Vurro: «Il coinvolgimento diretto delle aziende sta crescendo, mentre cala il giving della Fondazioni d’impresa»
di Redazione
Aumenta il coinvolgimento diretto delle imprese a scapito di quello delle Fondazioni corporate.
È questo uno dei dati più significativi emersi dalla seconda edizione della ricerca Corporate Giving in Italy, a cura di Dynamo Academy, con il contributo scientifico di SDA Bocconi Sustainability Lab e Università degli Studi di Milano, con la collaborazione del network internazionale CECP e con il supporto di PwC e Newman’s Own Foundation.
La ricerca, presentata ieri, mette la lente sulla capacità donativa di 94 aziende (l’anno scorso erano state la metà) di medie/grandi dimensioni con un fatturato complessivo che vale oltre 209 miliardi di euro, 510mila dipendenti che insieme rappresentano il 12% del Pil (dati relativi all’anno fiscale 2017). Il 45% del campione sono aziende italiane mentre il 55% sono filiali italiane di gruppi internazionali. Il 30% sono aziende quotate.
Donazioni “in house”
Le 94 imprese campione hanno erogato 191,14 milioni di euro a favore degli enti del Terzo settore nel 2017, destinato sotto forma di contributi in denaro per l’88% da imprese, per il 5% da fondazioni d’impresa e per il 7% costituito da contributi in beni e servizi.
Il valore mediano dei contributi in denaro corporate è di 240.735 euro, quello delle erogazioni da parte delle fondazioni corporate è pari a 214.250 euro. 57.956 euro è invece il valore mediano delle donazioni di beni e servizi (pari al 2,5% del reddito ante imposte e allo 0,3% del fatturato. Per avere un termine di paragone negli Stati uniti siamo allo 0,1%). Il coinvolgimento diretto delle aziende è in crescita, rispetto alle fondazioni di impresa. «Si tratta di un fenomeno che si può leggere con l’esigenza da parte delle aziende, per ragioni di visibilità, ma anche di relazione con il territorio, di gestire in prima persona le attività filantropiche senza demandare a soggetti terzi», ragiona Clodia Vurro che ha guidato il team di analisti.
La ricerca 2018 non ha soltanto confermato la tenuta degli investimenti filantropici, ma ne ha ampliato la portata rispetto alle attese dichiarate l’anno precedente. Rispetto all’ammontare destinato al giving nel 2016, infatti, il 38% dei rispondenti ha dichiarato un incremento che, durante la rilevazione precedente, era stato previsto soltanto nel 27% dei casi. «La propensione al giving è cresciuta sia a fronte di una stabilità dei risultati economici, che in presenza di una loro riduzione. Tale tendenza emerge anche con riferimento alle attese di variazione per il periodo successivo e più pronunciata la propensione delle imprese ad adottare approcci strategici e di sistema. Il 56% delle imprese prevede che il giving rimarrà stabile, mentre il 32% si aspetta un incremento per il futuro», continua Vurro.
Che poi aggiunge: «Appare maggiore l’interesse verso progetti di giving che possano determinare cambiamenti sistemici e coinvolgere un più ampio network di stakeholder (filantropia trasformativa). La condivisione degli obiettivi con le organizzazioni supportate, la partecipazione diretta dell’impresa alla realizzazione del progetto, la strutturazione del processo di selezione dei destinatari sono i principali fattori di successo nelle iniziative di filantropia corporate».
Filantropia internazionale
Un’impresa su tre è stata coinvolta in progetti di filantropia internazionale (+47,61% rispetto alla rilevazione precedente). Il 30% del giving è stato indirizzato all’Europa, seguita da Africa, Asia, Nord America, Sud America e Oceania. A guidare sono i progetti di sviluppo economico e coesione sociale (16% del giving), seguiti da sanità (12%), assistenza sociale e protezione civile (11%). Nei processi decisionali, la casa madre gioca un ruolo determinante nell’avviare i progetti di filantropia internazionale e nel controllarne le performance.
Volontariato aziendale
Il 55% delle imprese ha svolto almeno una iniziativa di volontariato, a cui ha preso parte il 37% dei dipendenti (+19% rispetto alla precedente rilevazione) per un totale di 130.742 ore di volontariato aziendale offerte complessivamente, con un valore mediano pari a 720 ore (dalle 108 della rilevazione precedente). Le iniziative di volontariato durante il normale orario di lavoro sono la tipologia maggiormente diffusa (72% dei casi), cui fanno seguito i community day e le iniziative che prevedono il coinvolgimento dei familiari. Il ricorso a internal ambassador, a campagne di comunicazione interna dedicate e il coinvolgimento del top management hanno rappresentato un ruolo decisivo nel determinare il successo delle iniziative.
Misurazione d’impatto
Nell’approccio alla filantropia, ricorre sempre più spesso la pratica di misurazione degli impatti e dei cambiamenti generati dalle imprese nel coinvolgimento di progetti sociali. Misurare è inteso come mezzo attraverso cui acquisire maggiore consapevolezza e gestire al meglio l’allocazione del portafoglio di investimenti filantropici. Il 79% dei rispondenti ha misurato l’efficacia dei propri interventi sulla società, a diversi livelli. Il 56% dei rispondenti ha dichiarato di avere un’esperienza di oltre 3 anni nella gestione dei processi di misurazione.
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