Politica

Quanto costerà ai disabili

Polemica tra Fish e Calderoli. Ecco i conti veri

di Redazione

Ha suscitato una replica ferma e immediata da parte della Fish (www.fishonlus.it) la nuova battuta del ministro Calderoli sulle misure correttive alla “Manovra bis”. L’infelice attacco del ministro leghista alle “pensioni di chi non ha mai lavorato” e a chi in particolare “ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte e a chi prende accompagnamenti, che oggi vengono dati indistintamente a tutti, senza che vi siano limiti legati al proprio reddito”, non è piaciuto ai vertici della federazione che rappresenta i diritti dei disabili. “Pur di non cedere sulle pensioni, sulla lotta all’evasione fiscale, sulla tassazione sui grandi patrimoni, la Lega se la prende con le vedove e con le persone con grave disabilità”, sottolinea la Fish in un comunicato.

La federazione giudica pesantemente lo stigma – l’ennesimo – verso chi “non ha mai lavorato”. “Si dimentica che il lavoro è anche un diritto, troppo spesso precluso alle donne madri e mogli o alle persone con disabilità”.

L’indennità di accompagnamento è certamente il bersaglio più grosso: “per l’ennesima volta si propone di legarne l’erogazione al reddito, dimenticando che si tratta dell’unica prestazione (450 euro al mese) riconosciuta alle persone con gravissima disabilità. Limitarla significa colpire direttamente le persone e le loro famiglie a cui lo Stato non riconosce altri supporti economici e materiali”, scrive la Fish, promettendo di battersi “con ogni mezzo, strumento – dichiara il presidente Barbieri – e assieme a tutti i soggetti dell’impegno civile. Abbiamo una nostra convinzione sulle politiche sociali in questo Paese che è diametralmente opposta a chi pensa alle persone disabili, anziane e povere solo come un peso per la competizione e per certo efficientismo”.

 

La Finanziaria? Ecco come impatta sulle famiglie dei disabili

La grande stretta della manovra di luglio e della Manovra bis approvata il 12 agosto scorso non lascia certo indenni i soggetti e i nuclei familiari colpiti da disabilità. Come ben illustra il sito Handylex.org, sulla base di un’analisi di Carlo Giacobini (http://www.handylex.org), gli aspetti che più peseranno sul sociale sono sostanzialmente due: le restrizioni agli enti locali e l’anticipo della riforma fiscale e assistenziale.

 

I tagli strutturali agli enti locali (complessivamente 6 miliardi di euro di sacrifici da suddividere tra regioni, province e comuni), incideranno profondamente sui servizi erogati ai cittadini, in particolare il trasporto pubblico, l’assistenza sociale, la sanità. “Ovviamente agli enti locali rimangono tre possibilità”, scrive Giacobini, “diminuire la quantità e la qualità dei servizi; aumentare la partecipazione alla spesa da parte dei cittadini, oppure aumentare le imposte locali”.

C’è poi il pesante capitolo del taglio lineare alle agevolazioni fiscali, anticipato di un anno nel decreto di Ferragosto: la percentuale sarà del 5% nel 2012 e del 20% nel 2013. “Come funziona? Se fino ad oggi, ad esempio, si detraevano 1000 euro di spese sanitarie, dal 2012 se ne detrarranno il 5% quindi 950 e 800 nel 2013”, esemplifica Giacobini, ricordando che questo intervento fiscale “colpisce ancora di più i nuclei in cui è presente una persona disabile, o un anziano non autosufficiente, poiché le spese detraibili (che spesso comunque contribuiscono ad impoverire la famiglia) sono mediamente più onerose”.

“Un caso di evidente ulteriore pressione è riconducibile alle minori deduzioni per l’assistenza specifica in caso di grave handicap. Queste operano sul reddito imponibile, abbassandolo, diversamente dalle detrazioni che invece abbassano percentualmente l’imposta. In futuro, quando quelle deduzioni saranno possibili solo riducendole del 20%, il rischio è che il reddito lordo superi determinate soglie e quindi venga tassato con un’aliquota superiore che in precedenza”.

 

Le incognite della riforma fiscale

La preoccupazione è molto alta anche in merito alla riforma fiscale, il cui testo andrà ora in discussione in Parlamento. Per raggiungere l’obiettivo di un risparmio complessivo di 24 miliardi sulla spesa sociale, la delega ipotizza interventi legislativi mirati a “eliminare o ridurre” i regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali (art.40 della delega).

Cosa che, in soldoni, significa che chi accede a prestazioni sociali o sanitarie agevolate non dovrebbe più aver diritto anche ad agevolazioni fiscali. “Si potrebbe arrivare a sostenere”, ipotizza Giacobini, “che per un figlio che percepisce l’indennità di accompagnamento o di frequenza, non si ha diritto alla detrazione per figli a carico, oppure se si ottiene un assegno di cura o per la vita indipendente non si può più detrarre/dedurre gli oneri relativi ad una badante”.

 

Il “modello Trentino” e gli “autenticamente bisognosi”

Per ridurre i costi, stabilisce per sommi capi la riforma, sarà necessario mettere mano «alla riqualificazione e integrazione delle prestazioni socio assistenziali in favore dei soggetti autenticamente bisognosi».

Per definire chi è “autenticamente bisognoso”, il ministro dell’Economia ha fatto riferimento a uno specifico “indicatore di bisogno” già adottato in Trentino. La valutazione dell’indicatore (che nella regione è finalizzata all’erogazione di un assegno di cura aggiuntivo) si fonda sul grado del bisogno assistenziale rilevato e sulla condizione economica del nucleo familiare.

 

L’Isee e il reddito della famiglia

Ed eccoci di nuovo al dibattito sull’erogazione di prestazioni in rapporto al reddito della famiglia. Tra gli obiettivi della riforma c’è la ridefinizione dell’ISEE (l’Indicatore di Situazione Economica Equivalente), che viene utilizzato quando la famiglia richiede una prestazione sociale agevolata. La riscrittura di questo indicatore, così come si evince dal testo della delega, appare ormai avviata non solo più sul reddito ma anche sul patrimonio (risparmi, proprietà della casa, ecc).

 

Indennità sussidiaria, una –non chiara- new entry

Il testo della riforma interviene anche sull’indennità di accompagnamento, attraverso l’«istituzione per l’indennità di accompagnamento di un fondo per l’indennità sussidiaria alla non-autosufficienza». “Non si comprende se tale indennità sussidiaria alla non-autosufficienza”, scrive ancora Handylex, “sarà integrativa dell’indennità di accompagnamento oppure se la sostituirà e come”. Il Fondo dedicato sarà ripartito tra le Regioni, «in base a standard afferenti alla popolazione residente e al tasso di invecchiamento della stessa, nonché a fattori ambientali specifici». È forse una misura a favore della popolazione anziana non autosufficiente?

 

Carte acquisti, gestione al non profit

L’intero sistema delle “carte acquisti” sarà trasferito ai Comuni singoli e associati, senza una previsione di maggiore spesa, con lo scopo di «integrare le risorse pubbliche con la diffusa raccolta di erogazioni e benefici a carattere liberale, di affidare alle organizzazioni non profittevoli la gestione della carta acquisti attraverso le proprie reti relazionali».Il modello è quello dell’assistenza caritatevole, di cui lo Stato si libera delegandola al privato sociale, senza attribuire risorse certe.

 

INPS

Ultimo caposaldo della riforma assistenziale riguarderà poi nuove competenze per l’INPS, a cui verrà attribuita anche quella relativa all’erogazione delle prestazioni assistenziali quando assumono il carattere di contributo monetario diretto, in coordinamento con Regioni ed Enti locali.

E, sempre all’INPS, verrà attribuito il compito di “schedatura” o, più precisamente, di organizzazione del «fascicolo elettronico della persona e della famiglia attraverso la realizzazione di un’anagrafe generale delle posizioni assistenziali, condivisa tra le amministrazioni centrali dello Stato, gli enti pubblici di previdenza e assistenza, le Regioni e gli Enti Locali, al fine di monitorare lo stato di bisogno e il complesso delle prestazioni di tutte le amministrazioni pubbliche».


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