No, scusate. Ora lo voglio sapere. Ora ci devono dire quanto ci è costata in questi anni la grancassa mediatica della campagna contro i “falsi invalidi”. Ora che il re è nudo. Ora che il ministro Sacconi in persona, forse senza rendersene conto del tutto, stava affossando la retorica dell’Inps, del ministro Tremonti, e del capogruppo della Lega Reguzzoni, rispondendo – dati alla mano – a una interrogazione geniale del suddetto esponente del Carroccio. Reguzzoni infatti voleva sapere dal ministro quanti lestofanti, truffatori, ovviamente soprattutto meridionali, erano stati scovati grazie ai controlli occhiuti dell’Inps. Il Genio era infatti sicuro: una pensione di invalidità su quattro in Italia è una truffa, viene percepita da falsi ciechi, da paraplegici che camminano, da sordi che ci sentono perfettamente. Ma finalmente, grazie all’asse Tremonti-Reguzzoni-Mastrapasqua, non ce n’ è per nessuno.
Già, peccato che non sia vero. Peccato che a questa panzana colossale abbiano abboccato le grandi firme del giornalismo economico, e i settimanali di regime. Peccato che anche l’opinione pubblica, quella che ormai si chiama “la gente”, ci abbia creduto e ci creda ancora, “ciecamente”. Non è vero nulla, e lo dice il ministro Sacconi : “All’interno del piano di verifiche straordinarie a livello nazionale nel 2009 è stato revocato l’11,69% delle prestazioni, ovvero c’è stato il riscontro di 21.282 non conformità su circa 200.000 controlli effettuati. (…) Nel 2010 la percentuale di non conformità, su circa 100.000 controlli, è stata del 10,2%, con 9.801 revoche totali”.
Ma vi rendete conto? Dal 2009 al 2010 le “non conformità” (che non significa “false invalidità” ma solo un diverso giudizio su accertamenti e certificazioni già legalmente attribuite nel passato), sono perfino diminuite, nonostante il dispiegamento di mezzi, l’assunzione straordinaria di medici dedicati a fare i segugi, nonostante le migliaia e migliaia di lettere raccomandate minacciose e ultimative arrivate nelle case di persone già in difficoltà. 9801 revoche totali nel 2010, ossia nell’anno in cui i controlli decisi e programmati dall’Inps fino al 2012 e pagati da tutti noi, cittadini italiani con o senza disabilità, sono 800 mila.
Una vergogna inaccettabile in un Paese normale, civile, democratico, viene salutata dal ministro e dall’ineffabile capogruppo bossiano della Lega come un segnale di moralizzazione, citando perfino con tracotanza che sono diminuite fortemente le richieste di certificazione di invalidità. Senza neppure domandarsi perché. Senza neppure investigare sui ritardi della gioiosa macchina di guerra tecnologica e informatica che avrebbe dovuto miracolosamente incrociare dati, competenze, moduli, documentazione, fra Asl, Inps, cittadini. Nulla di tutto questo si è verificato, come sanno bene tutti coloro che si sono accostati in questi mesi al servizio.
Ma la retorica e l’informazione pilotata e falsa hanno avuto ragione su tutto e tutti. Almeno fino ad ora. Perché adesso vorrei che qualcuno in Parlamento, svegliandosi dal torpore, chiedesse conto dello scempio che è stato fatto. Chiedesse conto dei soldi che sono stati spesi, assai maggiori del magro bottino di guerra, spesso sulla pelle di invalidi veri, tanto che nel contenzioso che segue ai provvedimenti di revoca, in oltre il sessanta per cento dei casi il cittadino vince il ricorso (intasando la giustizia e aggravando l’onere per lo Stato).
Quanto ci è costato? E soprattutto: chi paga per questa vergogna nazionale?
17 centesimi al giorno sono troppi?
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