Volontariato
Quanti Pantani avvelenati
Sandro Donati, ex allenatore delle nazionali di atletica leggera, denuncia le lobby del doping
Sandro Donati è stato allenatore delle squadre nazionali di atletica leggera per undici anni. Nel 1982 ha iniziato una lotta solitaria contro l?uso di sostanze dopanti nello sport, puntando il dito contro i vertici del Coni. Nel 1989 ha raccolto tutto in un libro, frettolosamente scomparso dalle librerie perché metteva in cattiva luce il Comitato olimpico. Per le sue coraggiose denunce è stato allontanato dall?incarico che copriva e minacciato di licenziamento dai dirigenti dello stesso Coni. Nell?intervista a ?Vita? denuncia la lobby del doping che opera in Italia, l?ostilità di Confindustria nei confronti del testo di legge sulle droghe nello sport, gli interessi del narcotraffico sui prodotti dopanti, le connivenze a partire dal caso Pantani, la medicalizzazione del corpo degli atleti e le vie di uscita. Come la necessità di una legislazione europea sul doping e il ruolo educativo della scuola nella formazione sportiva dei giovani.
Pantani è solo l?ultima vittima eccellente della piaga doping. Il caso ha suscitato scalpore oltre il necessario?
Ha meravigliato solo chi fa parte dell?ambiente extrasportivo. Fin dal 1983 ho lanciato l?allarme ai vertici delle istituzioni sportive, restando inascoltato.
Con chi ce l?ha?
Sono in molti che non fanno davvero l?interesse dello sport. Ad esempio: il senatore Greco, cognato di Matarrese , ex presidente della Federcalcio e attualmente numero due dell?Uefa, è a capo di 33 senatori di Forza Italia. Questi hanno votato nella commissione ristretta in sede ?deliberante? per il testo unico di legge sul doping. E poi hanno sconfessato tutto prima del voto al Senato. Ma vi sono anche altri segnali molto chiari.
Quali?
Alcuni non hanno nessuna spiegazione razionale. Recentemente uno dei massimi esponenti di Confindustria, Enzo Cipolletta, dopo il caso Pantani è intervenuto con un articolo sul ?Sole 24 Ore? sostenendo la tesi secondo cui non si ravvede alcuna necessità di un testo di legge che consenta la lotta al doping. Trovo davvero difficile sa sostenere una tesi simile, soprattutto se viene espressa da chi non ha alcuna competenza specifica. Perché ha ritenuto necessario rimarcare il suo pensiero in proposito?
Insomma, la confusione è tanta e negli spiragli si insinua chi non rispetta lo sport?
La lobby del doping è molto diffusa. Non è circoscritta agli interessi di alcune case farmaceutiche, ma si estende anche a parecchi sponsor e a diversi, anche grossi, gruppi industriali.
In Italia il partito del doping ha goduto o gode di connivenze?
Nel nostro Paese mancano strumenti legislativi specifici che consentano alla giustizia di svolgere un buon lavoro. Negli anni passati vi sono stati medici che hanno ricevuto soldi dal Coni e dalle Federazioni sportive, per organizzare in maniera professionale le pratiche del doping sugli atleti. Quasi come avveniva nella ex Ddr.
Si riferisce al Centro del professor Conconi e ai suoi collaboratori dell?Università di Ferrara ?
Sul caso Conconi è in corso un?indagine della Procura di Ferrara e perciò preferirei esprimermi dopo la conclusione, anche se ho capito da tempo che cosa succedeva in quel Centro. Qualcuno ha la responsabilità ideologica della diffusione della pratica del doping. Ha fatto intravvedere agli atleti la possibilità di cambiamenti macroscopici per le proprie prestazioni sportive. Quelli dell?Università di Ferrara si sono resi responsabili della medicalizzazione degli atleti. Li hanno svuotati in maniera subdola delle capacità di esprimersi secondo le proprie forze, visto che con la mano sinistra elargivano farmaci e con la destra delineavano alimentazione e metodi di allenamento. Hanno esautorato gli allenatori dal proprio ruolo, facendo leva su un ambiente culturalmente povero e in evidente stato di soggezione innanzi a uomini di scienza. Per anni hanno favorito l?illusione che il corpo necessita di sostanze correttive di fronte a uno sforzo fisico.
Sostiene che vi sia la mano del narcotraffico nel mondo dello sport?
Uno studio finlandese ha concluso che il traffico di doping a livello mondiale assicura 45mila miliardi all?anno. In Italia si gioca una partita di 12mila miliardi. Alcuni personaggi sono dediti al traffico di cocaina e contemporaneamente a quello di alcuni prodotti dopanti difficili da reperire e molto costosi, come per esempio la famosa Epo, gli ormoni della crescita Igf 1 e 2 e il Pcf, utilizzato per l?apporto di ossigeno negli interventi chirurgici. Sono personaggi molto bravi ad avvicinarsi agli ambienti sportivi, come le gare ciclistiche, le palestre e le piscine e sanno cogliere le incertezze minimizzando al massimo i rischi. Così alimentano il mercato delle sostanze dopanti .
Ritiene che vi sia collusione tra il mondo sportivo e quello dei narcotrafficanti?
Questo no, sarebbe esagerato. Ma il mondo dello sport in nome della propria autonomia si è considerato a lungo un?isola felice. E mentre arrivavano fiumi di denaro,si sottovalutava il rischio di diventare terreno fertile per le scorribande degli speculatori.
Come uscire dal pantano del doping?
È indispensabile che l?Europa si doti di una legislazione in materia, che consenta la lotta al doping, il controllo serrato e la prevenzione. Inoltre il sistema di educazione dei giovani all?attività sportiva deve essere affidato alla scuola, visto che nell?ultimo decennio gli insegnanti di educazione fisica sono stati espropriati di questo ruolo a causa dei tagli della spesa pubblica. La scuola deve scoprire l?importanza dell? esperienza sportiva nel processo educativo e contribuire a formare cittadini consapevoli. Questa consapevolezza consente a ciascuno di vincere la sua gara.
Orizzonti molto lontani dalla realtà in cui stiamo vivendo…
È vero. Questa è una cultura sportiva che riconosce solo il vincitore e pretende che tutti gli altri atleti siano considerati dei perdenti inutili. Non ci vuole poi molto per capire che proprio questo porta alla frustrazione e di conseguenza al doping.
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