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Quanti italiani in partenza verso Nairobi

Chi ci sarà al World Social Forum: solo la Tavola della Pace sarà presente con una delegazione di 215 persone. Che sono chiamate anche a organizzare molto momenti del programma

di Emanuela Citterio

Pronti, via. Si parte per Nairobi. Al settimo Forum sociale mondiale, e il primo che si tiene nel continente africano dal 20 al 25 gennaio, partecipano delegazioni di associazioni, enti locali e organizzazioni non governative di tutta Italia. Intorno alle 500 persone, secondo una prima stima, fra chi è partito in questi giorni e chi opera già in Kenya.

«Al forum partecipano rappresentanti di Regioni, Province e Comuni da tutta Italia», spiega Francesco Cavalli, assessore alla Pace del Comune di Riccione, «per noi è soprattutto l?occasione per raccogliere la voce dell?Africa attraverso quello che diranno gli esponenti della sua società civile. Con Africa Peace Point, una ong locale, abbiamo organizzato la marcia per pace che apre le manifestazioni del Forum: partirà da Kibera, la più vasta baraccopoli di Nairobi, fino a Uhuru Park nel centro città». Cooperazione decentrata, obiettivi del millennio, riforma dell?Onu e «l?Europa vista dall?Africa» sono le sessioni tematiche cui partecipano gli enti locali e la Tavola per la pace al Moi international sport centre, la sede dove si svolgono tutti i lavori del Social Forum.

La delegazione della Tavola della pace (cui aderiscono realtà come Acli, Arci, Cisl e Focsiv) è di 215 persone. «Il programma è ricco di iniziative», dice il portavoce Flavio Lotti, «oltre ai numerosi workshop, lo stadio ospita cinque grandi eventi ogni giorno, i cui temi sono stati scelti dalla società civile africana. Noi abbiamo co-organizzato quello sui conflitti in Africa». Ma il Social Forum prosegue anche fuori, per la città: «Curiamo eventi nelle baraccopoli e serate di approfondimento in alcuni alberghi di Nairobi», dice Lotti. Tra i referenti delle iniziative nelle baraccopoli ci sono i missionari Comboniani: padre Daniele Moschetti con l?associazione locale WNairobiW dello slum di Koroghocho e padre Kizito Sesana con Koinonia, un?associazione di famiglie e giovani kenyani che accoglie ragazzi di strada nello slum di Riruta. A Soweto, un?altra baraccopoli, responsabile dell?animazione sarà la Comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi, sostenuta in Italia dall?associazione L?Africa chiama. Sul tema delle baraccopoli e del lavoro lavorano anche le Acli, con due workshop al Moi Sport Centre.

«Il 23 sera è dedicato all?informazione con il seminario Diamo voce all?Africa» continua Flavio Lotti, «a cui partecipa la stampa internazionale presente a Nairobi, fra cui il responsabile della nuova sede Rai in Kenya, Enzo Nucci». A riflettere su informazione e conflitti dimenticati c?è anche Caritas Italiana, con un grande evento in collaborazione con Caritas Africa e Caritas Europa. «Lavoriamo anche sul tema del debito estero con un referente guineano della Fondazione Giustizia e solidarietà, visto che quest?anno si concluderanno le operazioni di conversione del debito in Zambia e Guinea Conakry», spiega Paolo Beccegato, responsabile dell?ufficio internazionale di Caritas Italiana. «Con gli esponenti africani tocchiamo anche temi come la condizione di vita nelle periferie urbane, l?Aids, l?emigrazione, la tratta di esseri umani».

La scelta di dare spazio alle organizzazioni africane è condivisa anche dalle ong italiane: «Abbiamo deciso di sostenere gli eventi organizzati dai nostri partner, le ong africane con cui portiamo avanti i progetti di sviluppo nel continente», spiega infatti Nino Sergi, presidente di Intersos.

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