Non profit

Quanti ecu vale il sociale?

Già assegnati i primi quattro miliardi per iniziative e aziende senza scopo di lucro. Che oggi nella Ue rappresentano il 6,5% delle imprese private. I casi di Indico e Soas

di Carlotta Jesi

«Qual è la prima azione giornaliera di un funzionario europeo? Aprire la finestra del suo ufficio. Per poi avere qualcosa da fare, chiuderla, nel corso della giornata», recitava qualche tempo fa una freddura molto diffusa tra Bruxelles e Strasburgo. Ora le cose sono cambiate, almeno per ciò che riguarda il Terzo settore. Già da qualche tempo, infatti, sulla bandiera blu dell?Unione Europea brilla la buona stella del non profit. Non stiamo leggendo il futuro in una sfera di cristallo, ma un documento intitolato ?Terzo settore e occupazione? firmato niente meno che dal Dipartimento Occupazione e Affari sociali della Commissione europea. Che nel 1997 ha varato un progetto pilota per sviluppare le potenzialità di impiego offerte dal Terzo settore. Due miliardi di ecu (circa 4 miliardi di lire) per finanziare l?iniziativa di coloro che, offrendo servizi utili alla collettività senza scopi di lucro, rappresentano oggi in Europa il 6,5% delle imprese private e il 5% dell?offerta di impiego. La Commissione, dunque, riconosciuto il ruolo sempre più attivo del Terzo settore, lo ha scelto come alleato nella lotta alla disoccupazione. Invitando tutti gli Stati membri a sviluppare progetti che, creando nuove opportunità di lavoro nell?economia civile o semplicemente favorendo la diffusione della cultura non profit, rafforzino l?azione delle politiche europee già in atto. E così, grazie ai finanziamenti e all?iniziativa di molti cittadini europei, in meno di un anno sono partiti oltre 50 progetti nel campo dei servizi sociali, della cultura, dell?ambiente, della comunicazione e, in generale, nelle altre aree di azione del Terzo settore. Progetti sopranazionali che coinvolgono diverse realtà geografiche e sociali accomunate da interessi e tipologie di intervento. È il caso di Indico3, un?iniziativa che si propone di creare la prima Agenzia di comunicazione europea interamente dedicata al sociale (la sigla significa Informazione, Diffusione e Comunicazione sul 3° settore) cui lavorano Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Spagna e Italia. Sette partners internazionali che hanno ottenuto un finanziamento biennale pari al 70% dei costi per sviluppare le potenzialità dell?economia civile pubblicando su giornali, televisioni e radio di tutta Europa il maggior numero possibile di articoli sul Terzo settore e, soprattutto, sulla sua valenza occupazionale. Altre iniziative, come l?italiana Soas, sono invece state sponsorizzate per creare veri e propri posti di lavoro. Promosso dal Centro di Formazione Professionale ?Patacini? di Modena e realizzato insieme a Confcooperative Cgil, Cisl e Uil della città, questo progetto biennale promuove la collaborazione tra enti del Terzo settore e aziende private per offrire un lavoro alle persone svantaggiate e ai portatori di handicap. Insomma, occasioni e aree di intervento in cui sviluppare nuove iniziative non mancano. E i finanziamenti neppure. Anche per l?anno 1998/1999, infatti, il programma ?Terzo Settore e Occupazione? ha un posto riservato nel budget della Commissione e l?Europa attende nuove proposte al seguente indirizzo: European Commission, Directorate-General V, Employment, Industrial Relations and Social Affairs. Employment Directorate Unit VA1 – Employment Policy, Batiment JII/27 rue de Loi 200 B-1049 Brussels. Oppure, http://europa.eu.int/


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