La campagna sulle cosiddette “banche armate” è nota da anni. Fondata sulla legge 185/90 per il controllo dell’import-export di armi, fa pressione sulle banche coinvolte nel finanziamento di queste operazioni affinché ne prendano le distanze. La campagna, tuttavia, ha una lacuna: non considera gli investimenti nel settore degli armamenti veicolati dal risparmio gestito, i fondi comuni.
Quanti sono i fondi italiani che investono in armi? Ha dato una prima risposta l’indagine presentata dall’Osservatorio sul commercio di armi (Os.C.Ar.) di Ires-Toscana, in collaborazione con Merian Research. «La ricerca ha analizzato circa 400 fondi comuni italiani che pubblicano su internet i dati relativi ai primi 50 titoli in cui è investito il patrimonio», spiega Chiara Bonaiuti, direttrice di Os.C.Ar. e coordinatrice della ricerca. «Incrociandoli con l’elenco delle prime 100 aziende produttrici di armi del Sipri – Stockholm international peace research institute, si è potuto operare una prima stima del coinvolgimento dei fondi italiani nel sostegno alle aziende che producono armi».
I risultati dicono che nei fondi comuni italiani (i rendiconti analizzati sono al 31 dicembre 2008) sono diffusamente presenti i titoli della lista Sipri, da Lockheed Martin a Boeing, da Bae Systems a General Dynamics, a Finmeccanica, non l’unica società italiana a comparire in questa speciale lista. Su 417 fondi a componente azionaria, 295 (il 70%) sono “fondi armati”, cioè con azioni di aziende a produzione militare, con il titolo di Finmeccanica presente nel portafoglio di 85 fondi.
Decisamente significativa è poi la scoperta che nei fondi italiani si trovano anche azioni di società che producono armi di distruzione di massa (nucleari) o particolarmente controverse, dette armi inumane, come le mine anti uomo o le bombe a grappolo, che dall’1 agosto 2010 saranno messe al bando per l’entrata in vigore della Convenzione Onu firmata nel 2008.
Tutti i maggiori gruppi bancari italiani investono nel settore degli armamenti, anche perché collocano sul mercato il maggior numero di fondi. Nella classifica delle armi nucleari e inumane restano fuori Arca, Gruppo Banco Popolare, Iccrea e Kairos Partners.
In Belgio, sull’onda del clamore di una ricerca simile a quella di Os.C.Ar., venne vietato per legge l’investimento in società che producono bombe a grappolo e mine anti uomo, poi esteso ai proiettili all’uranio impoverito. Ma un’altra strada che si può battere per contrastare gli investimenti nel settore delle armi è quella di stimolare i gruppi bancari, molti dei quali già offrono fondi etici, ad estendere a tutta la loro offerta almeno una parte di tali criteri.
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