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Quando uno shock in prima media fa nascere una brava cardiologa

di Pasquale Coccia

Chiara è stata la studentessa più brava dell’ultima generazione. Raffinata giocatrice di pallavolo, ha saputo conciliare, come pochi, voglia di mettersi in gioco e intelligenza. Brava in tutte le materie, ogni mattina arriva da un paesino dell’hinterland milanese: sveglia alle sei, poi treno e metropolitana per raggiungere la scuola.
Ogni lunedì mi racconta i suoi week end sportivi: le partite di pallavolo, le maratone per la pace, le biciclettate a difesa di questo o quel parco. Appena può, trascorre la domenica in una casa famiglia a fare volontariato. Allegra, serena, curiosa e intelligente, ha buoni rapporti con i suoi compagni, aiuta tutti. L’anno scorso ha vinto un premio letterario per un racconto, è stata premiata a Roma innanzi a fior di scrittori e intellettuali, che componevano la giuria, ma lei piccoletta e decisa non si è scomposta. Si è arrabbiata, e molto, quando la sua società di pallavolo, per raggranellare soldi, l’ha ceduta a una squadra più forte: era in montagna con i bambini dell’oratorio, ma quando è scesa a valle, ancora con gli scarponi ai piedi, è andata dal presidente e gliene ha dette quattro. Chiara mi ha raccontato questo e altro. Costretta per alcune settimane a stare ferma in palestra per una distorsione, mi ha detto che dopo gli esami di maturità si iscriverà a medicina, poi si specializzerà in cardiologia in ricordo di una sua amica: in prima media la sua compagna di banco fu affetta da una endocardite fulminante e non vi fu nulla da fare. Quel banco restò vuoto e Chiara per lo shock vissuto perse la parola per sei mesi.
Due mesi fa abbiamo fatto un accordo: al Milan, squadra della quale è tifosa sfegatata, lo scudetto, all’Inter, mia squadra del cuore, la Champions. Quando il 24 maggio durante la ricreazione ci siamo incrociati, lei ha abbassato lo sguardo: l’Inter pigliatutto aveva fatto saltare l’accordo. Ma sono sicuro che diventerà una brava cardiologa e salverà i bambini dall’endocardite.

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