Emergenza incendi
Quando un vigile del fuoco muore
Professionisti o volontari, quanti si impegnano nella lotta alle fiamme, spesso dolose, sono una sorta di grande famiglia. Dopo la tragedia di Nova Siri, dove sono caduti due operatori, abbiamo incontrato Antonella e Mario, impegnati in due associazioni siciliane di protezione civile
La paura? Certo che fa parte di chi, smessi i vestiti di una giornata fatta di studio o piena di impegni di lavoro, indossa la tuta e corre a intervenire, in supporto di Vigili del Fuoco e Forestale, per spegnere un fuoco.
«Certo che abbiamo paura, ma è la cosa che ci fa restare presenti a noi stessi. Anzi, dobbiamo provarla, ci fa restare concentrati, perchè non abbiamo alcune certezza rispetto a cosa ci aspetta. Il fatto, poi, di essere gli unici preposti ad aiutare in quel momento, sapendo di potere salvare la vita anche di un vigile del fuoco ci fa mettere da parte ogni timore e andare avanti».
Quando parla, Alessandra Messina, riesce a trasmettere il senso di un impegno che si alimenta ogni giorno attraverso il sentirsi parte di una famiglia, quella del Gruppo operativo Emergenza 837 OdV di Ragusa, il cui numero è tratto dall’ identificativo nel registro di Protezione Civile.
Il dolore per i colleghi caduti
Nella sua voce, c’è tutta l’adrenalina che sale in momenti come quelli in cui i volontari sono chiamati a mettere in pratica quanto hanno imparato durante i corso di formazione, obbligatori per operare durante il contenimento e lo spegnimento di un incendio. Nella sua voce, tutta l’emozione vissuta durante un recente incendio, che fortunatamente non ha registrato vittime e che, proprio perchè si è trattato di un evento in parte baciato dalla fortuna, le fa ricordare quanto accaduto diversamente a Nova Siri, in provincia di Matera, dove i due Vigili del Fuoco sono morti durante le operazioni di spegnimento di un incendio nel tentativo di soccorrere una famiglia minacciata dal fuoco. Forse, se non fossero caduti in un dirupo, si sarebbero potuto salvare. Forse.
Impossibile che la mente cancelli i ricordi di incendi che hanno distrutto la vita di intere comunità. È però in quei momenti che si diventa famiglia
Mario Amore, vicepresidente associazione nazionale Vigili del Fuoco volontari di Modica
Chi sostiene che anche la fortuna vada chiamata in causa è Mario Amore, vicepresidente dell’associazione Nazionale Vigili del Fuoco volontari di Modica.
«Ovviamente il nostro è un lavoro che deve avere alla base la formazione necessaria per intervenire in qualunque genere di situazione, ma chiamo la fortuna in causa perchè, come nel caso di Matera, nessuno avrebbe pensato che si sarebbe aperto un burrone. Ogni volta che accadono tragedie del genere, la memoria pesca nei ricordi e fa affiorare quelli più tristi e drammatici. Non so perché, ma mi torna alla mente l’incendio scoppiato nel 2021, nel bosco di Calaforno, sempre in provincia di Ragusa. Uno splendido parco forestale nel cuore degli Iblei, aggredito dalle fiamme che distrussero non solo l’habitat naturale, ma anche numerosissimi animali».
Una storia, quella raccontata da Amore, che può essere simbolica rispetto al fatto che si tratta di uno di quei casi che vede i volontari fare fronte comune e diventare comunità insieme alle famiglie che perdono le case spesso costruire con tanta fatica, i loro amici a quattro zampe, ogni speranza per il futuro. In casi come questo, si deve intervenire in diverse fasi, senza dimenticare che anche gli stessi volontari hanno poi bisogno di ricevere sostegno psicologico.
«Quando parlo di famiglia non uso questo termine a caso», conclude Messina, «perchè in molti casi ti salvi perchè c’è uno spirito di squadra fortissimo. Quando esci, il tuo compagno affida la sua vita a te e tu a lui. Diventiamo un corpo e un’anima, forse difficile da fare capire, ma è qualcosa che si sente e che si mette in pratica automaticamente».
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La foto di apertura è di Danilo Balducci/Agenzia Sintesi.
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