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Quando un dono dura 365 giorni l’anno…

Si sta per concludere il giorno del dono. Anna Contini, 84 anni, presidente della Gaetano Negri Onlus, per onorare la ricorrenza, ha organizzato una festa nella sede della sua associazione che si occupa di persone con disabilità motoria e intellettiva. «Sono loro ad essere tutti doni. Faccio la festa per i miei ragazzi che mi hanno fatto scoprire la bellezza», dice Anna Contini

di Anna Spena

Il vivaio improvvisato è stato donato da un fioraio amico. I premi per la lotteria dalla sorella di Francesco che frequenta l’associazione. La mostra di acquarelli, invece, è il dono fatto da tutti i ragazzi che gravitano attorno alla Gaetano Negri Onlus: li hanno realizzati durante i laboratori di arte.

Siamo a Milano, in via de Amicis. Nel giorno del dono. E quella che ha organizzato Anna Contini, presidente dell’associazione, è una festa davvero speciale…

«Io la festa la faccio per mio figlio Luca che è in un letto malato. La faccio per il mio amico Luigi che ha frequentato l’associazione per tanti anni e ha lasciato agli altri ragazzi la sua bella cartelletta di acquarelli, lui a settembre è morto. La faccio per tutti i miei ragazzi perché possano continuare sempre meglio», Anna mentre lo dice trattiene la commozione; difficile trattenerla per chi invece la sta ascoltando.

Questa magnifica signora di 84 anni dagli occhi vitrei che va avanti con la forza di un leone. E lo fa per suo figlio Luca di 53 anni, spastico, dopo che la malattia è degenerata rimane sempre a letto.

Lo fa per Dario che a 11 anni ha avuto un incidente, si sposta in carrozzina, muove solo la mano destra. Non parla più ma scrive bene e sorride tanto. «Per lui la vita ha un grande valore anche così», ci racconta una volontaria. Lo fa per Gigliola, 50 anni, “la più anziana del gruppo”, e per Giacomo che con i suoi 20 anni è il più giovane ed oggi non si vuole staccare dal computer.



Lo fa per tutte le 35 persone spastiche, con disabilità motorie e intellettive, che fuori dall’associazione troppi vedrebbero come un peso, mentre lei, Anna, li vede per quello che sono: umani, tutti figli suoi.

Nella sua associazione si organizzano laboratori di ceramica, acquarello, musicoterapia, tessitura, lavorazione di candele di cera d’api, c’è anche un “orto sociale”, e di questo lei va molto fiera.

Le difficiltà economiche qui sono all’ordine del giorno: mancano i fondi, ma i ragazzi si devono seguire lo stesso, e soprattutto si devono seguire bene. I soci dell’associazione, circa 30, quasi tutti sono i genitori dei giovani – e meno giovani . che frequentano l’associazione. «La festa l’ho fatta anche per dire grazie a loro», sorride Anna Contini.

Tutta questa dedizione, questa passione non affondano le radici solo nell’amore di una madre per un figlio. «Mi sono appassionata perché mi piace la bellezza. Bellezza delle cose che fanno. E poi è molto bello stare con loro», si emoziona. «Sono buoni e pieni di cose dentro». E lei la bellezza delle “cose dentro” la riconosce nei gesti normali. «Un giorno ho detto ad uno dei nostri ragazzi “ti ho visto lavorare e mi sei piaciuto, andavi molto bene” e lui mi ha detto “grazie”».

Luca è «rimasto prigioniero della sua malattia», racconta Anna. «Ma io non ho mai vissuto come una ferita narcisistica il fatto di avere un figlio disabile, l’ho sempre visto come un tesoro, il mio».

In questa epoca «di indifferenza verso la dignità delle persone», come la chiama Anna, la sua forza sembra voler disegnare la strada per tutte le altre storie che verranno dopo.

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