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Quando si torna a fare sport, dopo il Covid? Le nuove regole

Gli atleti risultati positivi, devono ancora attendere 30 giorni prima di poter tornare ad allenarsi. Un sacrificio, soprattutto per i ragazzi, che sta per finire: sia per la variante Omicron che a loro dà in generale sintomi molto blandi, soprattutto se vaccinati. Sia perché la Federazione dei medici dello sport invitano Cts e Ministero ad accorciare la sospensione a 7 giorni. Csi: «Sarebbe una scelta ragionevole. Sport fondamentale per gli adolescenti»

di Luca Cereda

Un mese di stop dopo la positività al Covid, il ritiro dell’idoneità agonistica, nuove visite da sostenere e settimane, anche mesi rubati allo sport. Questo prevede il protocollo in vigore, sottoscritto dal ministero della salute. I protocolli sanitari che riguardano lo sport giovanile e dilettantistico erano entrati nell’occhio del ciclone per normative ormai superate dai nuovi eventi, sia della minore pericolosità per i giovani della variante Omicron, sia per i tempi infiniti per sostenere la visita sportiva per rientrare a fare sport. Provvedimenti che nonostante il parere della Federazione dei medici dello sport italiana (Fmsi) tardano ad essere cambiate. «Il protocollo proposto da Fmsi prevede invece uno stop di 7 giorni – fa presente Massimo Achini, presidente del Csi di Milano – che ha il parere favorevole dal Ministero della Salute in base alle raccomandazioni della Federazione Medici Sportivi, ma deve aspettare il nulla osta del Cts, con la speranza che arrivi per gennaio: in questo modo un atleta risultato positivo al Covid può fare la visita medico sportiva per tornare a giocare praticamente dopo la guarigione dall’infezione».

Le nuove regole riavvicinano i ragazzi allo sport, nonostante la pandemia

«Per il Csi la salute dei cittadini, dei ragazzi, degli allenatori e dei famigliari viene prima di ogni cosa. È altrettanto chiaro che in un contesto di vaccinazione diffusa e di quarantene leggere per chi veniva in contatto con un positivo o a sua volta veniva riscontrato positivo, mantenere una finestra di un mese obbligatoria, più la visita del medico sportivo per l’abilitazione è un evidente controsenso», continua Achini.

A questo va aggiunto che i centri di medicina sportiva sono sempre più saturi per via del contagio da variante Omicron del virus che colpisce indistintamente, anche tanti giovani: «Abbiamo storie di ragazzi che sono rimasti in attesa settimane, allo scadere dei trenta giorni, prima di poter fare la visita. Questo ha tenuto e tiene lontani i giovani dalla squadra e più in generale dalla pratica sportiva anche per due mesi. Un ragazzo positivo, ma asintomatico, poteva tornare a fare sport dopo due mesi e mezzo. Continuare così però significata avere un tasso di abbandono ancora più alto. Il prezzo lo stanno pagando ancora una volta i ragazzi». Questa nuova norma, con la riduzione da 30 a 7 giorni dei tempi di quarantena dallo sport dopo la positività rispetterebbe la salute di tutti, ma anche la salute fisica e mentale dei giovani.
Il Csi intanto ha sospeso tutti i campionati e le attività ufficiali fino al 31 gennaio di fronte al dilagare dei contagi da variante Omicron, anche se «resto convinto che se il 2020 è stato per lo sport l’anno della resilienza, visti i lockdown e le zone rosse, il 2021 è stato l’anno della tentata-ripartenza, e il 2022 sarà l’anno del grande rilancio: perché i dirigenti sportivi, gli allenatori, i volontari di queste squadre continuano ad esserci districandosi tra protocolli e difficoltà pandemiche», aggiunge il presidente del Csi di Milano.

Lo sport, un’opportunità di relazione

Nelle settimane scorse è stata pubblicata una ricerca condotta da Fondazione Soleterre e dall’unità di Ricerca sul Trauma dell'Università Cattolica di Milano, secondo cui il 17,3% degli adolescenti, travolti dalla pandemia, pensa che sarebbe meglio morire o dice di volersi far del male (il 2% quasi ogni giorno e il 15,3% più della metà dei giorni). «I ragazzi, soprattutto gli adolescenti, stanno facendo tanta fatica», aggiunge Massimo Achini. «Ma farei parlare un dato: i campionati del Csi di Milano del 2019-2020 avevano 2.200 squadre iscritte, ad oggi sono 2.146, abbiamo perso una sessantina di squadre, ma tutte sotto i 12 anni. Nessuna squadra persa, anzi c’è un + 4% in quella fascia di età, per le squadre dei ragazzi e delle ragazze adolescenti. Lo sport resta un’esperienza in cui i ragazzi non scappano e cercano di mettersi in gioco divertendosi. Tutti dobbiamo capire che lo sport è una delle poche opportunità per costruire con i ragazzi e con gli adolescenti una relazione».

Edit: il 18 gennaio il Cts e il Ministero hanno reso operativo il protocollo “Return to play” pubblicato già da giorni dalla Fmsi. Qui l'articolo

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