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Quando si può dire basta

Il documento del Comitato di Bioetica sui casi in cui un paziente cosciente decide di rifiutare o interrompere una terapia

di Gabriella Meroni

Lo scorso 24 ottobre il Comitato Nazionale per la Bioetica aveva approvato (con l’astensione di tre membri) il parere Rifiuto e rinuncia consapevole al trattamento sanitario nella relazione paziente-medico, curato dai prof. Stefano Canestrari, prof. Lorenzo d’Avack e prof.ssa Laura Palazzani. Ora il testo è stato pubblicato, e lo potete scaricare e consultare cliccando nella colonna a sinistra.

Il documento affronta la questione del rifiuto (richiesta di non inizio) e della rinuncia (richiesta di sospensione) di trattamenti sanitari salva-vita da parte del paziente cosciente e capace di intendere e di volere. Non tiene conto quindi della situazione di pazienti incapaci di esprimere una scelta consapevole e giuridicamente rilevante (minori, malati di mente, pazienti in stato vegetativo persistente, ecc).

All’interno del Comitato sono emerse diverse opinioni. Per quanto concerne il rifiuto o la rinuncia alle terapie “salva-vita”, alcuni membri si richiamano al principio secondo cui la vita umana costituisce un bene indisponibile, da tutelare e preservare sempre, e che ritengono pertanto che il paziente in condizione di autonomia, pur avendo la legittimità che gli proviene dal diritto di rifiutare le cure, abbia l’obbligo morale di vivere, avendo una responsabilità verso sé e la società. Quindi non è ritenuta ammissibile la richiesta al medico di svolgere una attività che lo conduca alla morte.

Diversa la posizione di altri membri che considerano la vita come un bene senza dubbio primario ma non per questo assoggettato ad un regime di assoluta indisponibilità, dovendosi tenere in considerazione il valore che il singolo vi attribuisce. Pertanto ritengono che sia moralmente e giuridicamente giustificabile la richiesta di rifiuto o di rinuncia al trattamento sanitario da parte di un paziente sia autonomo che in situazione di dipendenza.

Malgrado quelle divergenze, il Comitato è pervenuto alla formulazione di alcuni principi prevalentemente condivisi, che si trovano nel documento, e che riguardano il consenso e l’informazione del paziente, il ruolo del medico, l’obiezione di coscienza di quest’ultimo, l’accanimento terapeutico.

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