Non profit

Quando non si sa che i servizi esistono

Il cammino di mediazione fra il mondo delle aziende e quello delle persone e delle famiglie é ancora lungo.

di Franco Bomprezzi

Mi batto da sempre per una vita dignitosa e indipendente di mio figlio, un ragazzo down molto sveglio di 30 anni. Dodici anni fa ripresi la mia attività lavorativa, che dovetti lasciare dopo la sua nascita, per cercare di farlo integrare il più possibile in un ambiente di lavoro. Ho letto che in Veneto una nuova delibera regionale favorisce i progetti di integrazione sociale in ambiente lavorativo e vi chiedo cosa si possa fare perché anche la Regione Lombardia segua questa iniziativa.
Una mamma in lotta per il diritto alla dignità

È proprio vero: la comunicazione dei servizi alla persona è importante forse quanto i servizi stessi. Molto spesso, infatti, esistono persone e uffici che lavorano assiduamente alla realizzazione di iniziative importanti, ma la comunicazione non riesce a raggiungere efficacemente le famiglie interessate. A quel che mi risulta la Regione Lombardia promuove da quasi quindici anni interventi per l?integrazione lavorativa delle persone disabili, a partire dal primo piano socio-assistenziale che risale al 1998. Si tratta di linee che anticipano lo spirito della nuova legge sul collocamento mirato, la famosa legge 68 che sta muovendo i primi passi operativi in tutta Italia. Già allora si parlava infatti di ?mediazione? fra domanda e offerta, fra mondo delle aziende e mondo delle persone e delle famiglie. Così sono nati i Sil, Servizi di inserimento lavorativo, nelle Province e nei Comuni più popolosi. In particolare, per le disabilità intellettive si sono sviluppati i tirocini, le borse lavoro. Strumenti delicati e complessi per sperimentare integrazioni non assistenziali. Il cammino è lungo, e la lettera di questa mamma fa capire che non sempre, sul territorio, è facile trovare la risposta più adatta. Il mio consiglio è non solo di non mollare, ma di tornare a rivolgersi, attraverso le associazioni, i servizi sociali delle Asl, gli uffici provinciali, a tutti coloro che oggi sono in grado di fornire una risposta civile e dignitosa.

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