Quando Martini ci disse

di Alberto Olivari

Poco prima che Carlo Maria Martini morisse, una delegazione di Arché si recò nei pressi di Gallarate, dove lui alloggiava, per un colloquio pomeridiano. Il ricordo più vivo che ci ha lasciato, nonostante la voce flebile, è stata una frase perentoria: “La solidarietà è obbligatoria”. Soddisfatti e scodinzolanti siamo tornati alle nostre faccende convinti di essere  dalla parte del giusto. Guardandoci, insomma, ci ripetevamo “siamo belli, siamo bravi”.  Ma ci sono due collegamenti che vorrei fare: il primo riguarda l’obbligatorietà dell’oblatività; il secondo, la ricompensa che il volontario riceve quando offre il proprio tempo.

Max Stirner (1806-1856) è stato un filosofo dalle idee piuttosto acuminate. Fu letto da tutti gli intellettuali dell’epoca e qualcuno ha accusato Nietzsche di averne preso in prestito molte idee senza rivelarne l’origine. E’, ancora oggi, uno dei filosofi più letti ma allo stesso tempo più trascurati. Mi è capitato di incappare in una sua frase: “Amo gli uomini con la coscienza dell’egoista, perché il loro amore mi fa felice, perché è incarnato nella mia natura. Non riconosco la legge che mi imponga di amare”. Cosa può significare? Rileggiamo il primo periodo: “Amo gli uomini con la coscienza dell’egoista, perché il loro amore mi fa felice, perché è incarnato nella mia natura”. Stirner ci sta dicendo che la coscienza egoistica è incarnata nella sua natura, ma l’io qui presente non è la persona Max Stirner nata a Bayreuth chissà dove e chissà come: è l’io universale, con la i minuscola: l’io generico. E la coscienza dell’egoista non è ciò che si intende generalmente e negativamente per egoismo. E’ più propriamente un egoismo fruttuoso, una forza che ci spinge a migliorarci essendo coraggiosi, a essere uomini e non semplici individui, a lottare contro chi ci impedisce di essere noi stessi.

E’questa la “causa egoistica dell’umanità”: da sempre l’uomo agisce per progredire, per potersi sviluppare sia in sé e per sé che nel sé per la comunità. Ad esempio: se io leggo Max Stirner desidero far progredire me stesso; se faccio volontariato desidero far progredire la comunità e quindi me stesso. Quando faccio volontariato leggendo e scrivendo di Max Stirner colgo due piccioni con una fava: mi arricchisco in uno dei modi che mi piace e cerco di trasmettere questo arricchimento ad altri. Tutto ciò è l’egoismo fruttuoso, almeno per come l’ho inteso io, e mi piace pensare che sia il modo giusto. Ma anche nel caso in cui avessi frainteso tutto quanto, continuerei a ribadire che ciò che ho appena detto ha un senso. Spero di essermi spiegato.
La frase “Non riconosco la legge che mi imponga di amare” ribadisce allo stesso tempo il ruolo che l’individuo deve avere nel proprio percorso costruttivo e conoscitivo: che senso ha l’amore, se è imposto dall’esterno? Che senso ha la solidarietà se è imposta? Che senso ha la costruzione di sé, se l’obbligatorietà mi costringe a scegliere ciò che non sceglierei per me stesso?

Ed è per rispondere a queste domande che, secondo me, la frase di Martini “la solidarietà è obbligatoria”, per esprimere pienamente il suo significato e non essere fraintesa, deve essere seguita da un chiarimento con tutti i modi verbali necessari: sarebbe preferibile che l’individuo, preso singolarmente, ritenesse necessario per sé (o obbligatorio, ma sempre per la propria crescita) essere un cittadino solidale.
Auguri.


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