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Quando lo sport degenera in crisi diplomatica
E' successo tra le autorità dello Zimbabwe e quelle britanniche. All'origine della crisi diplomatica, una semplice partita di cricket
Doveva essere una semplice visita di cortesia. Un modo come un altro per ringraziare i propri avversari di aver fatto migliaia di chilometri per una sfida sportiva più unica che rara in tempi diplomatici difficili. Così, dopo aver accolto l’anno scorso nei propri stadi la squadra di cricket dello Zimbabwe, la Federazione inglese ha pensato bene restituire il gesto recandosi in terra zimbabweiana per proseguire la sfida tra le due squadre.
Ma ecco, la politica si è di nuovo messa di mezzo. E ancora una volta, a farla da protagonista (quasi) assoluto è stato di nuovo il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe.
“Il Ministero degli affari esteri ha ordinato alla squadra inglese di cricket di rinunciare alla sua tournée in Zimbabwe. L’annullamento della tournée fa seguito alla decisione presa dal presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe di interdire l’accesso su territorio zimbabweiano a 13 giornalisti sportivi britannici”. Lo rivela uno dei quotidiani britannici presi di mira dal dittatore zimbabaweiano, “The Daily Telegraph”.
Nell’aggiungere olio sul fuoco, il ministro dell’informazione dello Zimbabawe aveva precisato che “solo i media al soldo del governo britannico sono stati presi in considerazioni”. Ovvero: The Daily Telegraph, The Sunday Telegraph, The Sun, The Times, The Sunday Times, Daily Mirror, News of the World, e… Bbc radio e Tv. Insomma, l’intero establishment mass mediatico inglese.
Il governo Blair non ci ha pensato su un attimo e sotto la sua pressione, la squadra di cricket inglese si è inventata mille scuse per non recarsi in Zimbabwe.
“Abbiamo a che fare con una tirannia” ha ammonito The Daily Telegraph nel ricordare i rapporti diplomatici estremamente tesi tra Blair e Mugabe. “Salvo che non abbiamo il coraggio di riconoscerlo perché troppo avvezzi al desiderio di non mettere a rischio i nostri rapporti con i Paesi africani che vedono in Mugabe un loro eroe”.
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