Cultura
Quando le dinamiche familiari diventano uno spettacolo immersivo
Sotto la guida di Giulietta De Bernardi negli spazi dell’Unione Culturale Antonicelli a Torino una pièce in cui non si è spettatori, ma parte della messa in scena senza entrarvi. Nei testi echi di Rodari, Ionesco e Aristofane resi attuali dalla scrittura collettiva degli attori che mettono in scena le relazione di famiglie e giovani. Genitori e figli sono “I superstiti” del titolo dell’opera
È un teatro immersivo quello che prende forma sotto la guida sapiente di Giulietta De Bernardi negli spazi dell’Unione Culturale Antonicelli a Torino. Non sei spettatore, ma parte. Prendi da bere il latte di mandorla preparato da zia Lina, brindi alla distopia dello stare insieme, ma senza entrare nella scena, osservi e partecipi, sei fuori e sei dentro. La scena si sposta e sei costretto ad andarle dietro nell’altra stanza. In tre spazi differenti si svolge lo spettacolo di cui ogni tanto si intuiscono testi di Rodari, Ionesco e Aristofane, attualizzati dalla scrittura collettiva degli attori che mettono in scena dinamiche familiari e giovanili.
«Siamo stirpe diverse, non possiamo stare insieme, io sono lumaca, tu tartaruga». Uno mette a posto, uno in disordine, lei ha caldo, lui ha freddo. I piccoli gesti ripetuti negli anni diventano macigni quando per 17 anni il dentifricio è sempre senza tappo. Quando la tovaglia è ancora nel posto sbagliato, quando passano giorni, mesi che poi diventano anni senza essere sfiorati dalla pelle dell’altro. Il corpo quando muore perde presto la pelle, così le relazioni scompaiono dentro routine senza contatto, finché qualcuno non apre la porta, fa passare aria, entrare luce e come pesci tornano a respirare.
Nelle immagini momenti dello spettacolo
I giovani, entrano in scena, nella seconda parte, corrono come dannati, si muovono a scatti, in modo ossessivamente ripetitivo, in branco, gridano slogan, invocano riunioni, sembrano smarriti, ma alla fine in loro tutto è chiaro: ci sono cose da fare ogni giorno, lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno, né di notte, né per mare, né per terra: per esempio, la guerra. Genitori e figli sono I Superstiti, sembrano radici strappate, vuoti che volteggiano in aria e invece sono specchio che riflette: noi.
Alcune scene anche alla pagina Facebook dello spettacolo
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