Cultura

Quando la Chiesa fa impresa

Il progetto Policoro è nato nel 1995 nell’omonimo comune della Basilicata. Obiettivo: combattere la disoccupazione giovanile. Con diocesi e parrocchie in prima linea...

di Redazione

Tutto partì nel dicembre del 1995 in un piccolo comune in provincia di Matera. Lì per iniziativa della Caritas italiana, del Servizio nazionale della pastorale giovanile e dell?Ufficio per i problemi sociali e del lavoro della Chiesa italiana nacque il progetto Policoro, dal nome della località lucana dove per la prima volta prese forma l?iniziativa. L?obiettivo fu chiaro fin dal principio: combattere la disoccupazione giovanile nel Sud d?Italia attraverso la promozione di una nuova cultura del lavoro. Le parrocchie e le Chiese locali assieme alle aggregazioni laicali più sensibili avrebbero dovuto costituire la spina dorsale del progetto, mentre la filiera della formazione sarebbe stata affidata a sigle come Confcooperative, Cenasca – Cisl, Acli, Banca Etica, Coldiretti e Sviluppo Italia. A 11 anni di distanza, quell?intuizione si è trasformato in un vero e proprio volano di legalità e professionalità. L?esempio di Bregantini infatti è la punta di un iceberg. Sempre restando in Calabria, Sergio Principe, responsabile locale del progetto Policoro, ha recentemente attivato un fondo di 250mila euro da destinare alla formazione di 40 giovani imprenditori che vedranno sostenute le loro start-up con un contributo di 10/15mila euro ciascuna. «Questa iniziativa creerà almeno 120 nuovi posti di lavoro. E saranno tutte imprese responsabili», precisa Principe. Nei pensieri dell?attuale responsabile nazionale del progetto, don Paolo Tarchi, non c?è però solo la Calabria. La rete delle diocesi che contribuiscono a trovare mercato e commesse di lavoro in favore dei giovani imprenditori copre infatti altre regioni tradizionalmente difficili: Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. E proprio dalla diocesi di Ragusa è partita una delle tante storie professionali a lieto fine targate Policoro. Daniela, Stefania e Agnese, le prime due assistenti sociali, la terza educatrice professionale, erano sul punto di lasciare la Sicilia: nessuno sbocco professionale per le loro aspirazioni. Oggi invece gestiscono nella loro città un centro ludico pedagogico per ragazzi dai 4 ai 14 anni.

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