Cultura

Quando il volontario si affaccia allo sportello

Csv, il report 2005/ I Csv hanno 15 anni e ormai coprono tutto il territorio nazionale. Numeri in crescita, maggior capacità di rispondere ai bisogni

di Maurizio Regosa

Ènitida ed eloquente la fotografia scattata dal Csv.net (il coordinamento dei Centri di servizio per il volontariato). Dinanzi all?obiettivo del Report 2005, i Csv, ciascuno con la sua età: i giovani accanto ai ?vecchi? (un Csv su tre è nato nell?ultimo quinquennio), i provinciali accanto ai regionali. Uno ha la cravatta, quello accanto no, tutti hanno il medesimo sorriso, accogliente e ragionevolemente soddisfatto. Come per dire: «Siamo una realtà consolidata, presente nelle comunità e radicata nel territorio. Abbiamo percorso molta strada e altra ne abbiamo da fare?»

Al servizio del volontariato
E sì che i Csv non si erano messi in cammino spontaneamente; non sono una realtà nata dal basso. Sono il frutto di un coraggio oggi forse dimenticato, dell?epoca in cui la politica sentiva il dovere di immaginare il futuro, di creare le basi per una società diversa in cui sussidiarietà e solidarietà camminassero assieme, in nome di un rinnovato rapporto fra pubblico e privato. Strutture per accompagnare il volontariato (come afferma la 266), i Csv sono venuti alla luce – coincidenza non così fortuita – nel 1991, l?anno della legge sulle cooperative sociali, soggetto del privato sociale cui si riconobbe una funzione pubblica. Avrebbbero dovuto fornire, alle grandi come alle piccole organizzazioni di volontariato (odv), strumenti di supporto, di qualificazione, di rafforzamento e promozione della solidarietà impegnata nei diversi settori: in base all?articolo 15 della 266 i Csv sarebbero stati «a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da queste gestiti».

Alcuni dati
A distanza di 15 anni, eccola qui la rete dei Csv. Orizzontale. Radicata. Efficace. Vicina alle esigenze e capace di risposte concrete. Al 2005, come si legge nel Report, è composta da 77 Csv (con una distribuzione per lo più su base provinciale), da circa 400 punti di incontro e servizio. Vanta uno sportello ogni 109 realtà di volontariato (cioè una struttura ogni 141mila abitanti) e coinvolge circa 8.600 odv (ma va ricordato che spesso le realtà socie sono a loro volta reti di organizzazioni: Avis o Misericordie, per esempio, sono iscritte anche per conto delle loro consociate).

Quanto alla gestione, è partecipata in modo diretto o indiretto da circa un terzo del volontariato italiano: nel 95% dei casi l?ente gestore del Csv è composto da una pluralità di soggetti del volontariato, iscritti o meno nel registro delle odv (solo nel 5% dei casi si è in presenza di una singola organizzazione). Organizzativamente ciascun centro ha una struttura complessa, basata anche sull?azione volontaria e forte di una molteplicità di organi. Tra i diversi Csv operanti all?interno della medesima regione, c?è un coordinamento spesso informale.

Se c?è offerta, c?è domanda
Si sa: se c?è offerta c?è domanda. Uno dei risultati più positivi di questa rete che connette e che è luogo di confronto e discussione, di servizi e consulenze, è il significativo incremento della domanda: dai 25mila utenti del 2001 si è passati agli oltre 70mila del 2005. Una platea composta per il 50% da singoli individui, mentre l?altra metà è rappresentata dalle diverse organizzazioni (non solo odv, ma anche realtà della società civile e cooperative sociali).

Di contro l?offerta è piuttosto diversificata e attenta (quattro quinti dei Csv hanno messo a punto modalità di rilevazione dei bisogni).

A scavare nel dato impressionante delle 174mila prestazioni effettuate nel 2005 a favore di 32mila organizzazioni (di cui 22.600 di volontariato), si individuano molte attività. Dalle 65mila prestazioni di supporto logistico (l?offerta della sede per incontri, l?uso delle sale o delle attrezzature) alle circa centomila consulenze (non più solo di base, ma articolate e di secondo livello, adatte cioè a un volontariato più maturo). Dalla formazione (nel solo 2005 i Csv hanno fatto 45.350 ore di formazione) al sostegno alla progettazione sociale, dalla promozione alla comunicazione (eventi, concorsi, campagne ma anche progetti rivolti a 1.700 scuole di diverso ordine e grado, per un totale di centomila studenti e tremila docenti coinvolti).

Un mix di servizi offerti con risorse tutto sommato contenute: nei Csv italiani operano 2.361 lavoratori (824 con contratti a carattere continuativo; 420 non continuativo; 1.113 professionisti impegnati nei progetti; per un totale di 700 tempi pieni). Molto utile l?apporto dei circa 1.252 volontari (a disposizione per un totale di 134mila ore annuali).

Ma quanto ci costi?
Probabilmente il capitolo più interessante del Report riguarda le risorse economiche. Cifre magari insufficienti ma comunque abbastanza importanti: nel 2005 i Csv hanno ricevuto 74 milioni di euro in massima parte provenienti dal Fondo speciale per il volontariato. Denaro gestito con sempre maggior consapevolezza e sul quale viene esercitato dai Comitati di gestione un controllo molto puntuale ex ante ed ex post (analizzando cioè i bilanci sia preventivi che consuntivi). Quanto all?impiego, il Report segnala sia il trend dell?ultimo decennio che i dati del 2005. «Nel corso di un decennio al mondo dei Csv sono stati complessivamente assegnati quasi 237milioni di euro, di cui quasi 223 liquidati. A fronte di tali cifre si sono sostenute spese per un ammontare pari a circa 210 milioni; un terzo circa delle spese è stato dedicato al finanziamento di progetti (quasi 70 milioni) ».

Analogamente nel 2005 le spese di struttura dei Csv hanno avuto un?incidenza relativamente limitata (il 22,6%), quelle per i servizi alle odv hanno raggiunto il 44,3%, mentre il sostegno alla progettazione sociale si è attestato al 21,2%. Un dato rilevante, quest?ultimo: il suo incremento rispetto al 2004 è notevole (+67,5% per un investimento complessivo che supera i 15 milioni di euro) e corrisponde alla scelta di molti Csv di partecipare ai progetti delle odv, una compartecipazione che in alcune aree (specialmente nel Nord-Est) è diventata la principale modalità di investimento sul territorio.

Un bilancio positivo Anche in termini di rendicontazione e trasparenza il bilancio è positivo: nel 78,9% delle realtà si fa il controllo di qualità dei servizi erogati; i due terzi dei Csv hanno un regolamento di servizio; la metà dei Csv ha una Carta dei servizi; 47 centri su 77 pubblicano il bilancio sociale. Questo non vuol dire che non vi siano nodi ancora da affrontare: un quinto delle sedi centrali non è accessibile ai disabili (al Sud il 22,1%); un sesto degli sportelli presenta lo stesso problema (nel Nord il 24%); il flusso finanziario è ancora poco regolare; la crescita dei diversi Csv è disomogenea. Insomma, il Report lancia anche le sfide per il futuro: se è da migliorare il rapporto con i Comitati di gestione e da rafforzare l?impegno nella coprogettazione, va proseguito il lavoro con le diverse istituzioni (perché siano sempre di più nei confronti del volontariato), mentre si deve perseguire con maggiore incisività la modellizzazione delle esperienze (per facilitarne la replicabilità) e la capacità di intercettare i nuovi bisogni.

  • La tabella con tutti i dati: scarica l’allegato
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