Welfare

Quando il trasferimento fa davvero molto male

Lettere dal carcere raccoglie questa settimana la testimonianza di alcuni detenuti del carcere di Busto Arsizio.

di Ornella Favero

Facce e Maschere è una rivista realizzata dalle detenute e dai detenuti di San Vittore, nell?ambito del Progetto Ekosalute/Ekotonos. Vi collaborano anche detenuti e operatori del carcere di Busto Arsizio.
Per ricevere copie del giornale ci si può rivolgere all?indirizzo email t.racchetti@lilamilano.it. La testimonianza che segue, tratta dall?ultimo numero, è la storia di un trasferimento dal carcere di Busto Arsizio a quello di Chieti, e degli effetti spesso disastrosi che può avere, per un detenuto, la perdita improvvisa e incomprensibile di quei piccoli punti di riferimento, quelle amicizie, quelle aspettative che si era creato e che vengono spesso distrutti nel passaggio da un carcere all?altro.

Ornella Favero (ornif@iol.it)

Siamo alcuni detenuti nel carcere di Busto Arsizio, nella Sezione Tossicodipendenti, compagni di cella, come compagno di cella era Cristian, trasferito il 9 febbraio al carcere di Chieti, a 700 chilometri da casa. Una pena da scontare di 10 mesi, 6 di questi sofferti insieme a noi. Sappiamo quanto siano importanti, per le persone ristrette in determinate condizioni, i colloqui con i propri familiari, servono per rinfrancare lo spirito e l?anima, ma vi è qualcuno che non ha questa fortuna ?per vari motivi?.
Cris è un ragazzo di 28 anni, compiuti in carcere lo scorso 4 febbraio, un compleanno passato chiuso in cella, ma lontano dalla droga. In un anno era riuscito a uscir vivo da ben 9 overdose; per il problema dell?Hiv seguiva una terapia di 6 pastiglie al giorno, suddivisa nell?arco della giornata.
Con l?aiuto dei compagni riusciva a seguirla in modo corretto. Un ragazzo, Cristian, schivo, con difficoltà a comunicare ma propenso a lasciarsi andare; se non che, quando lo si coinvolgeva nelle attività (rare) con il passare del tempo emergeva il vero Cris: intelligente, simpatico e molto socievole, con tanto bisogno di segni e gesti d?affetto. Ormai era chiaro che tra noi si era creata un?armonia da fratelli, ma quanta fatica per raggiungere questo risultato! è a questo punto che interviene ?chissà chi?? a trasferire un detenuto in un altro carcere, dove deve ricominciare tutto da capo. Per alcuni è solo un problema di ambientamento, ma per Cris è tutto un altro discorso, perché lui deve incontrare persone che lo capiscano e lo aiutino; speriamo che qualcuno con il buonsenso l?abbia trovato. Quali sono i criteri di trasferimento di un detenuto? è vero o no che esiste una legge che vieta la lontananza di oltre 300 chilometri da casa? Noi ci chiediamo se è giusto trasferire un detenuto che deve scontare ancora solo 4 mesi di reclusione così lontano dalla propria famiglia, con tutto quello che comporta: la sofferenza e la disperazione per una persona cara che non si sa ma soprattutto non si vede come sta.
Dalla Sezione Tossicodipendenti-Carcere di Busto Arsizio

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.