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Quando il Partito non ama la Rete

La Cina è più lontana. Almeno quella di Internet. Pechino si accinge all’ennesimo giro di vite nei confronti dei navigatori del Paese che stanno diventando sempre più numerosi.

di Redazione

La Cina è più lontana. Almeno quella di Internet. Pechino si accinge all?ennesimo giro di vite nei confronti dei navigatori del Paese che stanno diventando sempre più numerosi. Il Quotidiano del Popolo, organo del Partito comunista, ha annunciato nei giorni scorsi misure governative di controllo sulle informazioni immesse nella Rete. Si parla di «divieto di discutere i segreti di Stato» ma i provvedimenti connessi sono tali da costituire un vero e proprio blitz di controllo. In base alle norme di prossima applicazione, tutti i siti web, prima di essere messi in rete, dovranno passare al vaglio delle autorità mentre operatori e gestori saranno ritenuti responsabili per le informazione d?interesse nazionale che eventualmente escano dal Paese, via e-mail o da qualche chat-line. Una svolta ?poliziesca? che la dice lunga su come il governo comunista tema la crescita esponenziale che Internet sta conoscendo in Cina: 9 milioni di navigatori (prevalentemente uomini fra i 18 a 30 ann) con un tasso di crescita del 100% ogni sei mesi.

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