Politica

Quando il lavoro diventa disabile

di Franco Bomprezzi

Ancora una bella idea, ancora un tentativo pubblico di far capire quanto e come possano essere produttive e realizzate le persone con disabilità quando trovano e mantengono un lavoro e lo svolgono al meglio. Accade domani, giovedì, a palazzo Lombardia, l’avveniristica sede della Regione, come racconta perfettamente Carmen Morrone sul portale di Vita. “Emergendo”, ovvero bilanci e prospettive di un lungo, paziente e competente lavoro di formazione, informazione, avviamento al lavoro, svolto dalla Provincia di Milano in collaborazione con le altre istituzioni e con il mondo delle associazioni delle persone con disabilità, della cooperazione sociale, delle imprese pubbliche e private.

Pezzi di storia, battaglie vinte, perse e pareggiate. Bilanci nei quali ogni numero corrisponde a una persona, a un nome, e dunque a una famiglia. E quindi anche cinque, dieci, venti inserimenti lavorativi sono altrettante vite cambiate, migliorate, ricondotte a una dimensione di normalità. La Repubblica è fondata sul lavoro. Non sempre, non per tutti, e adesso assai meno di anni fa. E’ la dura legge della crisi, che travolge le leggi, le riduce a simulacri di legalità e di rispetto dei diritti, perché quando i licenziamenti si sostituiscono alla contrattazione non c’è legge 68/99 che tenga. Tutti a casa, solo in questo caso c’è piena inclusione sociale dei lavoratori con disabilità.

Ma proprio per questo ora più che mai occorre agganciare i primi esili e contraddittori spiragli di ripresa a comportamenti virtuosi, corretti, coerenti con un processo culturale e politico che in realtà, in modo carsico, non si è mai interrotto. Spesso per merito delle singole persone, più che degli apparati e delle istituzioni. I nomi li sanno benissimo tutti coloro che vivono da vicino questo aspetto delicato e complesso del mercato del lavoro. Non è un caso se domani in teoria sarà presente il ministro del Lavoro e del Welfare, Poletti. In teoria, perché di questi tempi sarebbe davvero un’apparizione miracolosa la sua, viste le situazioni che è chiamato a gestire in ogni angolo d’Italia, in terra, in cielo e in mare. Ma se anche non sarà presente di persona, credo che quanto accadrà nell’auditorium e nel piazzale della Regione possa servire a tutti come traccia, come indicazione operativa di quello che si può fare, partendo dai racconti e dalle esperienze – positive e negative – di chi il lavoro lo ha cercato e a volte lo ha trovato.

Sullo sfondo lo sfarinamento delle Province, che avevano larghissima parte del compito di promozione e di presidio dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. La lunga e confusa transizione verso un sistema che non si capisce quale sia, rischia di vanificare o di disperdere un patrimonio ricco di competenze (anche personali) nel quadro di una risistemazione burocratica che difficilmente – spero di sbagliarmi – metterà al centro il destino dei soggetti destinatari veri degli interventi di sostegno e di inclusione. Il nostro compito è quello di non abbassare mai la guardia, di non stancarci, di essere sempre sul pezzo. Uniti come è giusto, combattivi come è doveroso.

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