Quando gli italiani sono brava gente

di Gianfranco Marocchi

Quella di oggi è una bella storia regalataci dalla provincia di Gorizia. Non che fosse iniziata così bene:  all’inizio di ottobre, di fronte alla prospettiva di aprire un servizio per persone con problemi di salute mentale, il sindaco si mostra incerto, qualcuno cavalca le paure, escono sui giornali locali i titoli che tutti ben conosciamo: non ce l’abbiamo con i matti, ma… ecc., ecc., … quindi metteteli in un altro posto e non qui!


Alla pagina di giornale postata su facebook vi è chi si aggrega alle posizioni di rifiuito, ma poi iniziano a comparire commenti di altri cittadini di segno opposto, da Beniamino che si chiede «Ma siamo “matti? :-(» a Maria Teresa che interviene notando che «Probabilmente son convinti siano patologie contagiose, batteriche, che si comunicano agli altri per contatto…».

Il dibattito si sviluppa su facebook e sui giornali,  ne sono protagonisti cittadini comuni, c’è chi inizia a ironizzare su chi si oppone al servizio «Non sarà mica un problema di “estetica” che potrebbe rovinare il salotto buono? :-(».

Il confronto prosegue, i cooperatori del Mosaico, il consorzio che gestirà la comunità, parlano con la gente, le diverse tesi si confrontano e si arriva ad un’assemblea pubblica; non mancano le voci di chi è preoccupato perchè abita lì vicino o perchè ha un negozio nei pressi, ma sono anche molti i cittadini che esprimono con forza e naturalezza le ragioni della solidarietà e dell’integrazione.

L’associazione dei commercianti prende posizione ed aiuta a superare le paure dei propri aderenti che temevano conseguenze negative per l’attività; poi, circa due settimane fa si svolge un altro incontro molto partecipato in una parrocchia di cui qui si trova traccia online. Sindaco e Azienda sanitaria si incontrano e anche le residue perplessità sono superate, tra pochi giorni la comunità aprirà.

Paradossalmente le inziali perplessità del sindaco e la contrarietà di alcuni cittadini si sono trasformate, da potenziale criticità, a occasione di innesco di un percorso partecipativo. Questa comunità poteva essere un servizio come tanti altri, che nasce e si sviluppa accanto alle nostre città, svolgendo magari un’opera preziosa per gli utenti, ma estranea alla cittadinanza; la casa famgilia di Gradisca così nasce invece dentro la città, come esito di una scelta  di solidarietà consapevole su cui la comunità locale è già in partenza sensibilizzata e coinvolta. Quando si riesce a parlare con le persone, si possono scalare anche le montagne.

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