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Quando gli americani trattavano con Khomeini prendendolo per la gola

Ma è proprio vero che con nemici come i talebani “non si tratta” per principio? La storia della diplomazia negli ultimi anni farebbe piuttosto pensare...

di Fabrizio Tonello

Ma è proprio vero che con nemici come i talebani ?non si tratta? per principio? La storia della diplomazia negli ultimi anni farebbe piuttosto pensare il contrario. Nell?ultimo quarto di secolo i conflitti armati sono stati definiti con altri nomi, per pudore e ipocrisia, spesso definendo ?operazioni umanitarie? le guerre a geometria variabile, posteroiche e infrastatuali che si sono scatenate dalla Somalia al Kosovo passando per il Libano.

La torta di Oliver North
E' proprio in Libano che il rapimento, nel 1985-86, di tre cittadini americani condusse a prolungate trattative fra Iran e Stati Uniti, la cui posizione ufficiale, espressa più volte dal presidente Reagan è: «Noi non trattiamo con i terroristi». In realtà, il colonnello Oliver North si era recato a Teheran per incontrare l?ayatollah Khomeini, portando non solo la promessa di missili antiaerei da usare nella guerra contro l?Iraq (allora alleato di Washington) ma anche una Bibbia e una torta per facilitare l?apertura di buone relazioni con la repubblica islamica. I missili effettivamente arrivarono e, quando lo scandalo scoppiò nel novembre 1986, per poco l?amministrazione Reagan non ne fu travolta.

Dal canto suo Israele, che ugualmente ha una politica ufficiale contraria alla trattativa, è in realtà in negoziato permanente con varie fazioni palestinesi che hanno nelle loro mani dei prigionieri. Per liberare, o almeno conoscere la sorte di un loro pilota, Ron Arad, per anni il governo israeliano ha trattato con Hezbollah e con l?Iran, così come sta facendo da nove mesi con le autorità palestinesi per ottenere la liberazione di un altro militare, Gilad Shalit.

La realtà è che l?ideologia della ?resa incondizionata? e del ?no alle trattative? è un?aberrazione, un imbarbarimento del pensiero occidentale di origine relativamente recente. è da poco che gli intellettuali sono divenuti chierici con l?elmetto invece che profeti disarmati, dei D?Annunzio del nuovo millennio, favoriti dal fatto che la Cnn permette di pontificare sulle guerre senza dovervi partecipare.

La storia del Novecento, aveva visto la maggioranza degli intellettuali indossare la divisa, prendere parte a guerre giuste e ingiuste, e sovente lasciarci la vita. Non così adesso: i giornalisti e gli hommes de plume partecipano alla costruzione della figura del Nemico senza spostarsi dalla loro scrivania, dove possono vituperare senza rischio il ?barbaro? di turno. Dopo l?11 settembre la politica diventa guerra e diventa religione, la guerra è guerra di religione, quindi l?infedele può essere annientato senza complessi di colpa. Se il Nemico diventa l?incarnazione del Male è palese che non ci possano essere negoziati, compromessi, ammiccamenti.

Quello zelo sospetto
Sappiamo che la guerra è cattiva consigliera e trasforma gli uomini in belve, ma gli intellettuali non avrebbero il dovere di fare eccezione a tale processo di imbarbarimento? Perché proprio loro, invece, forniscono con zelo articoli e racconti, opinioni e reportage nei quali il nemico, anche i civili non combattenti, purché afgani o iracheni, sono assimilati a cose, ridotti a numeri che possono crescere o calare senza che ciò abbia tropppa importanza?

A questo conduce la parossistica divisione del mondo in due campi: il Bene e il Male, l?Umano e il Non Umano, grado zero della pratica argomentativa. L?Occidente rinnega la razionalità di cui va fiero e si vanta della sua negazione, del suo rovesciamento, come del resto aveva notato giusto 80 anni fa Julien Benda. Invece della ragione, l?emozione prefabbricata, al posto dell?analisi, l?invettiva: «Non si tratta!».

Nel caso dell?Afghanistan, il problema è semplice: se non si tratta con i talebani che si fa? Si ammazzano tutti? E quanto ci vorrà? Quante truppe? Quanti soldati? Quanti civili uccisi? Quanti anni? I profeti della ?non trattativa? sono pregati di rispondere a queste domande.

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