Formazione
Quando è papà a salire in cattedra
Di fronte alle carenze educative delle realtà statali, trionfa il fai-da-te. E pensare che il governo risparmierebbe miliardi, se incentivasse quello che è in effetti un servizio pubblico
Una volta i genitori, davanti agli strafalcioni dei figli, chiedevano sorridendo: ?Ma cosa ti insegnano a scuola??. Oggi non perdono neppure tempo a fare la domanda: fondano una scuola. La tendenza è ormai consolidata: sono sempre più numerosi i gruppi di genitori, o di insegnanti, che mettono in piedi scuole elementari, medie o superiori in cui insegnare ai propri ragazzi quello che nelle scuole di Stato non si insegna più. Rispondendo liberamente all?esigenza di istruzione garantita dalla Costituzione, e realizzando così un vero servizio pubblico, anche se non statale. La crisi di fiducia che separa famiglie e istituzione scolastica somiglia sempre di più a un baratro: secondo una rilevazione dell?Ispo dello scorso giugno, il 7% degli italiani metteva la scuola al primo posto delle emergenze che il governo dovrebbe affrontare (a febbraio era il 5%), e certo non aiutano le tante riforme annunciate e poi ritirate, le sperimentazioni in corso da vent?anni, la spesa scolastica che aumenta sempre più: quasi 4 milioni e mezzo da sborsare solo per i libri di medie e superiori, secondo la Confcommercio.
Via libera, dunque, alle esperienze alternative: le scuole libere dirette da genitori aumentano in Italia del 15 per cento l?anno. Secondo la Fidae (che gestisce le scuole cattoliche), erano 95 nel 1996, 112 nel 1997, quest?anno 134. La tendenza è confermata dalla Federazione scuola della Compagnia delle Opere: «Riceviamo cento telefonate l?anno da parte di genitori che voglino sapere come si fa a fondare istituti scolastici», dice il responsabile nazionale, Mario Mauro. «E le scuole libere iscritte alla nostra Federazione sono passate dalle 205 del 1996 alle 250 di fine ?97».
Anche Antonio Perruzza, direttore del settore cultura delle Confcooperative, snocciola i suoi dati: «Abbiamo 210 cooperative scolastiche che gestiscono 500 istituti. Ne nascerebbero altri, però, se solo lo Stato ci concedesse qualche incentivo». Le esperienze autogestite di cui si sono occupati i mass media, poi, non sono rimaste senza seguaci. L?anno scorso alcuni genitori di Antegnate, in provincia di Bergamo, avevano risposto alla minacciata chiusura della scuola dei loro figli gestendola in proprio. Quest?anno la loro esperienza prosegue, imitata da altri gruppi di genitori: così un?altra scuola autogestita sorgerà a Masano, vicino a Caravaggio (Bergamo), e anche a Cravenna, presso Erba, una classe che doveva cadere sotto la scure del ministero è sopravvissuta grazie all?impegno delle famiglie degli scolari. Non solo. Molti istituti non statali dalla proposta educativa ?forte?, come le scuole steineriane, devono respingere gli aspiranti alunni per mancanza di spazi e risorse.
«Abbiamo creato liste di attesa in quasi tutte le nostre 35 scuole», conferma il presidente della Federazione scuole steineriane, Salvatore Colonna. E non manca, aggiunge Colonna, chi decide di occuparsi personalmente dell?educazione dei propri figli, tenendoli in casa e facendo loro superare gli esami di quinta elementare e terza media da privatisti, come del resto prevede una legge del 1928.
Ma nonostante questa esigenza crescente, sulla parità scolastica il governo sembra sordo e muto. Chi vuole liberamente rispondere al diritto allo studio, insomma, paga due volte: da una parte le tasse, con cui mantiene una scuola statale elefantiaca e sprecona, bacchettata anche dalla Corte dei Conti, che a fronte di una diminuzione degli scolari (meno 53 mila rispetto al ?97) gonfia le spese (62 mila miliardi nel 1997, 4000 in più del ?96); dall?altra le rette della scuola non statale (in media 6 milioni e mezzo l?anno). E pensare che secondo uno studio della Confindustria lo Stato, riconoscendo sgravi fiscali alle famiglie che mandano i figli alle scuole non statali, risparmierebbe migliaia di miliardi, razionalizzando le strutture scolastiche. E innescando una ?concorrenza virtuosa? in cui a guadagnarci sarebbero i diretti interessati, gli studenti.
Il ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer, nel luglio 1997 aveva presentato un disegno di legge sulla parità scolastica, che però non è mai arrivato in aula. Nonostante avesse tra i sostenitori anche la ministra della Solidarietà Livia Turco, che proprio con l?intento di appoggiare la proposta Berlinguer ha firmato la petizione per la parità al Meeting di Rimini.
La Turco non è però la sola nella maggioranza a favore di un sistema scolastico integrato, come nel resto d?Europa (in Francia le scuole non statali sovvenzionate sono il 20%, in Olanda addirittura l?80%). Il senatore verde Fiorello Cortiana è stato il relatore di un?altra proposta sulla parità scolastica, anch?essa finita nel dimenticatoio. «Noi siamo a favore della sussidarietà, dello sgravio fiscale delle scuole non statali, della libera integrazione», ci ha detto. «A patto che le diverse esperienze didattiche concilino criteri comuni, altrimenti si creeranno zone franche e ghetti». E Giuliano Da Empoli, una delle giovani leve pidiessine, sottolinea la modernizzazione cui l?Italia andrebbe incontro favorendo la scuola libera: «Con un sistema integrato tra pubblico e privato si creerebbe una concorrenza che fornisce incentivi alla scuola pubblica, costringendola a modernizzarsi». Un tentativo che ad esempio in Inghilterra sta impegnando il laburista Tony Blair autore di una riforma meritocratica che premia gli insegnanti migliori, con incentivi e aumenti di stipendio, e affida le scuole più problematiche a manager e a sponsorizzazioni. L?esempio europeo non è sfuggito al governatore della Banca d?Italia Antonio Fazio, che ha recentemente imputato la maggiore dispersione scolastica italiana a una mancata «collaborazione tra scuola pubblica e privata» auspicando «equilibrio e coesistenza tra pubblico e privato» anche nel campo dell?istruzione.
«L?impegno comune di genitori e insegnanti che abbiano voglia di fare scuola ha in sé le premesse perché questa sia la migliore scuola possibile», dice il professor Lorenzo Strik Lievers dell?università Statale di Milano. «Una scuola che è di per sé un atto di libertà, in quanto assunzione di responsabilità: la base del rapporto educativo. Una buona legge sulla parità scolastica sarebbe tale solo se fosse garanzia di libertà, consentendo di vivere a esperienze di questo genere». Il problema è questo: la libertà di creare strutture non statali che rispondano ai bisogni di tutti. Una battaglia affine a quella per la sussidiarietà, che vede impegnato il Terzo settore. Nuccio Iovene, coordinatore del Forum del Terzo settore, cresciuto nelle file dell?Arci, ha affidato l?educazione della figlia alla scuola autogestita dall?associazione ?Scarabocchiando?. E invita il governo: «La libera iniziativa dei cittadini va incoraggiata sempre. Anche nel campo scolastico».
E quanto ti costa?
Quanto costa mettere in piedi e far funzionare una scuola? Quale sono le spese fisse, quanto incide il personale, come si calcolano le rette? Per avere delle risposte, abbiamo sbirciato nel bilancio di una scuola tipo, la scuola elementare ? A. Mandelli? di Milano: sette insegnanti , una direttrice e 145 alunni. Questi conti che abbiamo trovato.
USCITE
Affitto locali (6 aule, segreteria, palestra, mensa
direzione) 110 milioni
Docenti (6 per 40 milioni) 240 milioni
Insegnante di sostegno 13 milioni
Supplente 6 milioni
1 Segretaria 20 milioni
Direttrice scuola 45 milioni
1 Bidello 17 milioni
Costo cibo mensa 95 milioni
Costo veicolo trasporti 27 milioni
Riscaldamento 7 milioni
Bolletta luce e telefoni 4 milioni
Impresa pulizie 12 milioni
Interventi strutturali (scala antincendio) 50 milioni
Reti anti-zanzare 2 milioni
Interventi imposti legge 626 6 milioni
Spese straordinarie (arredamento mensa) 5 milioni
Cancelleria 1,5 milioni
Borse di studio e solidarietà 37 milioni
Acquisto materiale didattico 2,5 milioni
Manutenzione verde 2,5 milioni
Assicurazioni, assistenza fiscale, tasse 70 milioni
Totale uscite 772.500.000
ENTRATE
Contributo statale parifica 115 milioni
Rette (4 milioni per 145 alunni) 580 milioni
Contributo Amici della scuola 20 milioni
Vendite natalizie, iniziative speciali 10 milioni
Totale entrate 725.000.000
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