Non profit

Quando diventa rivoluzionario prendersi cura degli altri

Un'esperienza di vita che dà valore al senso del mettersi a disposizione potenziando l'incontro tra differenti culture. È grazie a una rete, guidata dall'Istituto Gongaza e composta da 12 associazioni siciliane operanti in diversi ambiti sociali, che 132 giovani potranno entrare a fare parte di una grande famiglia che porta avanti progetti fortemente inclusivi

di Gilda Sciortino

Prende spunto dal desiderio di prendersi cura del mondo, partendo dalla propria comunità per combattere ogni forma di violenza, la rete di enti di servizio civile "Il Gonzaga, con i giovani, in Sicilia" costituita oltre che dall’Istituto Gonzaga, dall’Istituto Pedro Arrupe, dal Centro Astalli Palermo, dalla Polisportiva Gonzaga, dall’associazione Arces, dalla cooperativa sociale Al Azis, dalla cooperativa Parsifal, dall’associazione AddioPizzo, dalla Provincia Siciliana delle Figlie della Carità Canossiane (a Catania e Acibonaccorsi) e dalla cooperativa sociale Sant’Ignazio (a Messina).

Rete che ha messo in campo i progetti “Una Scuola per tutti”, “Mettiamoci in gioco”, “La città dei talenti”, “Un Mare di accoglienza”, che prevedono una riserva di posti per i giovani con minori opportunità e basso reddito (Isee pari o inferiore a 15 mila euro). In tutto 132 quelli tra i 18 e i 28 anni ai quali verrà corrisposto un rimborso mensile di 444,30 euro per svolgere per un anno, a Palermo, Catania e Messina, attività educative, di assistenza, di animazione culturale dei bambini, dei giovani, dei migranti.

«Un’esperienza che consiglio – dice Naomi Folasade Adeniji, 20 anni, originaria della Nigeria, da dieci anni in Italia – . Mi piace lavorare con i bambini perché sono lo specchio dell’anima e con loro non puoi fingere. Amo anche le lingue, sono molto portata, infatti ho lavorato come interprete per il Tribunale di Palermo e in molti B&B. Ho, però, deciso di riprendere le mie passioni, il teatro e il canto. Faccio parte del progetto “Amunì”, una compagnia teatrale multiculturale, e spero di potere andare al più presto a Milano a studiare. Dicono che il servizio civile è in calo e mi dispiace perché la dovrebbero fare tutti i giovani. Ti aiuta a crescere, ma ti dà punteggio nel curriculum, consentendoti di avere delle chance in più nella ricerca del lavoro. È, però, un lavoro a tutti gli effetti e per 12 mesi ti ci devi dedicare. Non ha senso farlo solo per la retribuzione, che comunque non è adeguata a quanto ci impegna. Io, però, lo consiglio».

Per Costanza Amato, ventunenne palermitana, questo è il secondo anno di servizio civile all’International School del Gonzaga, scuola internazionale bilingue dalla quale transitano giovani di ogni nazionalità.

«Mi occupo di assistenza nelle classi della primaria, ma anche di supporto nell’insegnamento dell'italiano ai bambini stranieri. Tanti quelli che hanno frequentato l’anno scorso, così come quest’anno, seguendo il modello anglosassone. Ce ne sono di italiani, ma molti sono gli inglesi, gli americani, i giapponesi, turchi e francesi che si sono trasferiti a Palermo per lavoro e hanno bisogno di integrarsi sia a scuola sia in un contesto di città italiana. Grande in questo processo il valore del sevizio civile. Se dovessi invitare ragazzi della mia età a partecipare, direi loro che si tratta di un'esperienza formativa a tutto tondo. Per chi ha concluso l’'università o ancora sta studiando può essere opportunità per prepararsi a entrare nel mondo del lavoro. Per me è stata sin dall’inizio e continua a esserlo è un’esperienza di vita».

Un percorso sinergico, che nella rete del Gonzaga trova la sua massima espressione. Ad avvalorare il senso di un lavoro che punta a coinvolgere le nuove generazioni, un flash mob che recentemente ha coinvolto 130 giovami di servizio civile.

«In un tempo in cui tutto ci parla di morte, di guerra, di catastrofi umane e naturali – afferma Francesco Patanè, responsabile dei volontari di servizio civile della rete del Gonzaga – così tanti ragazzi che scendono in piazza per dire che alla violenza si può rispondere solo con parole e gesti di cura, credo che sia un atto rivoluzionario. Tutto questo assume una valenza ancora più forte se, a farlo, sono i giovani del servizio civile che hanno nel Dna la dimensione dell'educazione alla pace e alla nonviolenza. La cosa più bella è vedere la partecipazione di giovani da ogni parte del mondo. Un incontro tra le differenze che apre nuove possibilità. Un’esperienza che diventa universale perché inclusiva».

Energia nuova che entra nelle realtà associative grazie alla rete a cui lo stesso Gonzaga ha dato vita.

«Esperienza che diventa universale perché inclusiva – prosegue Patanè – perché fa in modo che i giovani siano realmente portatori di cambiamento. L'elemento di differenza è la prospettiva con cui ci approcciamo. Noi crediamo che, se messi realmente in discussione, possano dare un contributo. Basta non metterli a fare fotocopie. Devono avere la possibilità di esprimere quel che sanno fare, se pure con tutti i loro limiti, perché stiamo parlando di ragazzi in cerca ancora della loro identità, che non sanno ancora dove vogliono andare, con poca esperienza lavorativa e necessità di imparare come relazionarsi con il mondo che sta loro attorno».

In tutto 84 i giovani accompagnati nel 2022 al servizio civile, 97 nel 2023 e 132 quelli che entreranno a fare parte di questa grande famiglia nel 2024. Andranno a lavorare all’interno di questa rete composta di 12 enti che operano principalmente a Palermo, ma anche a Catania e Messina, e che quest'anno hanno deciso di unire le loro forze per offrire un'esperienza di servizio civile che abbia uno stile comune. Realtà che operano su diversi livelli con diversi target e con differenti diversità, ma tutte legate sia ai giovani che prestano servizio civile sia ai beneficiari. Non a caso la rete si chiama “Con i Giovani” proprio per dire che non ci devono essere soggetti passivi, ma attori protagonisti del proprio destino. Un fatto rivoluzionario anche la sinergia tra differenti culture, soprattutto in quanto si svolge in un istituto da sempre considerato d’élite.

«Il Sud troppo spesso stenta a riconoscere nel proprio territorio i giovani migranti che arrivano alla ricerca di una vita migliore. Il fatto che il nostro istituto accolga tutto questo – conclude Patanè – è diciamo pure rivoluzionario. C’è, infatti, da dire che l’Istituto Gonzaga è sempre statovVisto come scuola d'élite, d'eccellenza, frequentata di chi se lo può permettere. Questo cambio di passo degli ultimi anni vuole lanciare un messaggio di vera inclusione. Basti pensare che abbiamo ospitato, per farli studiare e accogliere le loro famiglie, dodici ucraini. E’ stato un arricchimento per tutti. La nostra è un’idea di prossimità, di incontro. Non solo stiamo vivendo questo cambiamento, ma stiamo cercando di comunicarlo all'esterno. L'inclusione oggi, non la facciamo con le parole, ma con concreti fatti».

Chi vuole candidarsi per fare parte dell’energica squadra di giovani di servizio civile dovrà farlo entro il 10 febbraio esclusivamente con lo SPID attraverso la piattaforma Domanda On Line (DOL) raggiungibile tramite pc, tablet e smartphone, dove, attraverso un semplice sistema di ricerca con filtri, è possibile scegliere il progetto per il quale candidarti. Per trovare i progetti della rete del Gonzaga basterà inserire nel format “Scegli il tuo progetto in Italia”, la regione “Sicilia” e l’ente “Istituto Gonzaga – Centro Educativo Ignaziano” codice ente SU00069.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.