Mondo
Quando anche i musulmani ridono
Il sorriso della mezzaluna. Una raccolta di barzellette e vignette che sfata il mito del mondo arabo/islamico incapace di leggerezza e d'ironia.
Imbronciati, arrabbiati, scorbutici, corrucciati e indispettiti. Sono veramente così gli arabi e i musulmani? Alcune volte sono stati dipinti in questo modo e altrettante volte essi stessi hanno permesso che così venissero rappresentati.
Eppure l’umorismo nei paesi arabi e/o musulmani ha un ruolo sociale di fondamentale rilievo.
Nel Il sorriso della mezzaluna (Carocci, 2011), sono state raccolte barzellette di ogni dove per sfatare il mito che contempla un’intera civiltà come se fosse incapace di leggerezza e sense of humour.
Figli di un’antica civiltà centrata sulla “parola” – come e forse persino più di altri – gli arabi col linguaggio amano giocare e divertirsi. Le filastrocche dei bambini, i detti popolari, le barzellette sono da sempre il modo con cui gli umili si prendono almeno qualche rivincita sui prepotenti, sfiorando spesso e talvolta oltrepassando i limiti che altrimenti il buonsenso, la decenza e finanche i dettami delle leggi religiose riterrebbero insormontabili.
La strumentalizzazione, da una parte e dall’altra, delle vignette danesi su Maometto e le copertine provocatorie di Charlie Hebdo non devono trarci in inganno. È purtroppo vero che i talebani hanno distrutto a colpi d’artiglieria la statua del Buddha di Bamyan, ma gli egiziani – musulmani ancor prima di loro – convivono da secoli con i simulacri delle divinità faraoniche senza troppi problemi.
Non è dunque con una cultura iconoclasta a oltranza che abbiamo a che fare. Certamente esistono differenti sensibilità, ma non si tratta soltanto di religione. Un mondo ancora sostanzialmente tradizionale conserva gerarchie, priorità, persino tabù che la modernità ha infranto in nome di una libertà individuale esasperata.
«Scherza pure coi fanti, ma lascia stare i santi» è un detto ben noto della nostra tradizione che non risale proprio al Medioevo. Eppure, quando l’esasperazione ci fa perdere le staffe, in Oriente come in Occidente, è proprio sulle cose sacre, o semplicemente nei campi semantici solitamente interdetti, che il linguaggio ci fa sconfinare. I bisogni fisiologici, la sessualità e persino la religione, più o meno esplicitamente, finiscono così per fungere da valvola di sfogo. «La madocina» è un modo di evocare Maria senza nominarla esplicitamente, «Diamine» addirittura abbina il diavolo e… l’acqua santa (Domine).
L’arabo non fa eccezione quando, per mandare qualcuno a quel paese, gli si augura: «Che la tua religione vada all’inferno!», il che significa che mi hai fatto talmente uscire dai gangheri che sputo su quanto vi è di più sacro.
Tutti, dunque, tiriamo giù i santi dal Paradiso, qualunque esso sia, ma quando qualcuno si permette di farlo con quelli altrui cominciano i problemi: «Della mia mamma (o della squadra del cuore) parlo male solo io», pronto a difenderla come una bandiera se solo l’avversario si permette di metterne in dubbio l’onorabilità.
Contraddizioni e paradossi del linguaggio che, nel bene e nel male, ci distingue dagli animali e ci permette di fare qualcosa che a loro è assolutamente impossibile: ridere, soprattutto sorridere di noi stessi, dei nostri limiti e dell’assurdità dell’esistenza, meraviglioso dono che ha sempre almeno due facce, di cui quella nascosta ogni tanto si mostra per coglierci di sorpresa, per mettere un po’ di sale nella minestra che volenti o nolenti ci tocca mangiare, per prendersi gioco delle nostre false sicurezze e rimetterci in discussione… insomma per ricordarci, come dice un altro proverbio arabo forse poco elegante ma efficace, che: «La vita è come un cetriolo. Certe volte te lo ritrovi in mano, altre volte… da tutt’altra parte!»
Qui quattro barzellette tratte dal libro:
Il crocifisso
In Egitto copti e musulmani litigano poiché, nello stesso luogo, i primi vorrebbero costruire una chiesa e i secondi una moschea. Per evitare di giungere alla rissa si accordano così: ognuno scaverà finché non si troverà qualcosa che indichi se il luogo è stato in passato tradizionalmente cristiano o islamico. Dopo molto tempo e fatica i musulmani innalzano grida di giubilo: ‘Allahu akbar!’. I cristiani accorrono e chiedono:
– Cosa avete trovato?
– Il crocefisso di Maometto!
All’anagrafe
Un giorno un padre si presenta all’Ufficio Anagrafe per registrare il figlio appena nato, ma non ha ancora deciso il nome da dare al bimbo. Il funzionario gli ricorda il dovere di buon musulmano: «Perché non gli dai un nome che finisce per “Din”(= religione), come Nur ed-Din, ’Ezz ed-Din, Badr ed-Din?».
Incoraggiato dalle proposte, il padre ha già scelto: «Ecco! Ho trovato! Lo chiamerò James Dean».
Bacio
Una ragazza si reca da un imam e chiede: – Qual è la punizione se bacio un uomo?
L’imam risponde: – L’Inferno, ovviamente.
La ragazza: – E se bacio un imam?
Risposta: – Furbetta! Tu vuoi andare in Paradiso…
Ballare
Una coppia musulmana si sta preparando al matrimonio e chiede un incontro con l’imam per avere qualche consiglio.
Il giovane chiede: – Sappiamo che ballare è proibito, ma potremmo farlo almeno durante la festa di nozze?
– Assolutamente no – risponde l’imam – è altamente immorale!
– Ma neppure quando saremo già sposati? – si azzarda a chiedere lei.
– No, la danza è haràm (islamicamente proibita)! – insiste l’inflessibile religioso.
– Ma almeno il sesso, dopo le nozze, è consentito? – rincalza lui.
– Certo, figliolo, e anzi vi auguro di avere molti bambini!
– E potremo farlo anche in posizioni… ehm… diverse?
– Sicuro, Allah è grande. – Anche con la donna sopra, a di lato… Non ci sono limiti, Allah è grande.
– E nello sgabuzzino, in bagno, sulla lavatrice?
– Come no!
– Anche in piedi?
– No, in piedi no!
– E perché?
– Perché potreste farvi trascinare dall’entusiasmo e mettervi a ballare!
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