Politica

Quali voucher, agli anziani serve la valorizzazione del lavoro di cura

Il Governo reintroduce i buoni lavoro per i servizi alla persona: una «pessima notizia» per Loredana Ligabue, segretaria dell'Associazione CARER – Caregiver Familiari Emilia-Romagna, perché incentiva un lavoro «dequalificato e marginale». Per dare risposta ai bisogni di cura e assistenza di una popolazione fragile e affetta da patologie croniche si proceda piuttosto con il riconoscimento delle competenze maturate dai caregiver familiari

di Sara De Carli

Con la legge di bilancio 2023 tornano i voucher i servizi alla persona, con particolare riferimento ai lavori domestici, che erano stati cancellati nel 2017. «Che il Governo Meloni intenda riproporre lavoro occasionale e marginale, attraverso i buoni lavoro estendendone l’utilizzo su base annua anche nel settore del lavoro domestico, è una pessima notizia», afferma Loredana Ligabue, segretaria dell'Associazione CARER – Caregiver Familiari Emilia-Romagna.

«La continuità, la prossimità e la personalizzazione della cura per gli anziani non autosufficienti si ottiene soltanto con lavoro regolare, garantito nei diritti e che rappresenti un’opzione di professionalità per tante persone, in prevalenza donne, che possono avere difficoltà a entrare o rientrare nel mercato del lavoro», afferma Ligabue. Le necessità sono altre: «L’applicazione dei contratti che, nel lavoro domestico, devono sempre più definire una cornice di modalità organizzative che contemperino i diritti di chi lavora con una risposta ai bisogni degli anziani e dei loro caregiver familiari; il riconoscimento e la valorizzazione sociale del lavoro di cura, cardine di inclusione e di tenuta sociale; l’accesso ad una formazione di qualità sia nelle competenze di base che nella formazione continua, elemento essenziale per un mestiere che – per essere efficace e sostenibile – deve sempre più confrontarsi con l’innovazione tecnologica, con la domanda crescente di umanizzazione delle cure e con l’integrazione nella rete dei servizi socio/ assistenziali».

Per l’Associazione CARER – Caregiver Familiari Emilia-Romagna la direzione giusta, per valorizzare il lavoro di cura, è quella di rendere esigibile il riconoscimento delle competenze maturate durante il pluriennale impegno di cura: ogni anno ci sono decine di migliaia di persone che, terminata la cura familiare, devono e vogliono rientrare nel mercato del lavoro e potrebbero farlo portando il valore aggiunto dell’esperienza fatta come caregiver. È un diritto che la Legge Regione Emilia Romagna 2/2014 riconosce già al caregiver familiare. «Il programma GOL per l’occupabilità dei soggetti fragili deve individuare nei caregiver familiari un target specifico a cui dedicare particolare attenzione e finalizzazione. Ciò nel quadro di una definizione ed un aggiornamento non più rinviabile dei profili e dei percorsi di formazione per l’assistenza familiare, comprensivi di esperienze di formazione sul campo attentamente tutorate e accompagnate. Questo – e non un lavoro dequalificato e marginale come quello rappresentato da un utilizzo estensivo dei buoni lavoro – è un percorso importante per dare risposta ai bisogni di cura e assistenza di una popolazione fragile e affetta da patologie croniche che in Emilia Romagna comprende oltre il 40% della popolazione».

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