Non profit
Quale ruolo per le Fondazioni d’impresa nel futuro del giving?
Sono 111 le fondazioni d'impresa con sede in Italia, di cui 40 nate dopo il 2005. Sono concentrate al Nord, come le imprese: un elemento di criticità. Anche le fondazioni legate a grandi imprese e multinazionali sanno generare un impatto ancora relativamente contenuto. Ma guardando al futuro le fondazioni corporate potranno contribuire alla promozione di una filantropia sempre più strategica...
Quantificare il corporate giving in Italia è difficilissimo. I dati ufficiali del Ministero dell’Economia e delle Finanze, mettendo insieme le erogazioni liberali effettuate da società di persone e società di capitali per cui si è goduto di una detrazione, segnano nel 2017 un calo dello 0,03% rispetto all’anno prima, fermandosi a quota 187,5 milioni di euro. È il dato inedito che pubblichiamo nel V Italy Giving Report, in distribuzione dal 10 gennaio.
Un altro tassello è costituito dalle fondazioni d’impresa, il cui contributo in passato è stato stimato a circa 200 milioni di euro annui. A settembre 2019 è stato pubblicato il rapporto di ricerca Le Fondazioni di impresa in Italia, a cura di Orlando De Gregorio, Chiara Lodi Rizzini e Franca Maino, realizzata insieme a Fondazione Bracco e Fondazione Sodalitas. Chiara Lodi Rizzini e Franca Maino hanno risposto ad alcune domande.
È possibile fare una stima di quanto donano in Italia annualmente le fondazioni di impresa?
Non è possibile per due ragioni: la carenza di dati disponibili; la frequente sovrapposizione, negli studi e nei dati disponibili, tra fondazioni di impresa e di famiglia che non consente di avere dati certi e relativi al solo mondo delle fondazioni corporate.
Quali caratteristiche, più in generale, hanno le Fondazioni di impresa che avete mappato?
Si tratta di FI piuttosto giovani: dalla nostra ricerca emerge che ci sono oggi 111 fondazioni con sede in Italia, fondate tra il 1963 e il 2018 (di cui 40 fondazioni sono state fondate dopo il 2005). La crisi economica ha rappresentato un punto di svolta anche in questo ambito… Nuove fondazioni sono nate e altre hanno rafforzato il loro impegno proprio in iniziative e progetti volti a contrastare gli effetti della crisi sulle persone e sulle comunità locali.
Un’altra caratteristica è che le Fondazioni di impresa sono strettamente connesse alle imprese fondatrici e questo ha due conseguenze. Da un lato riflettono la geografia economica del paese, cioè sono per lo più concentrate al Nord e nella città di Milano: questo è un elemento di criticità perché una loro maggiore presenza nel centro-nord può contribuire ad allargare i divari tra aree del paese, dato che spesso il loro operato ha un impatto soprattutto a livello territoriale. D’altra parte va segnalata una differenza tra piccole FI (fondate da piccole imprese) che continuano ad operare con una “logica filantropica tradizionale”, pur dando un contributo comunque importante nel territorio in cui si trovano, e le grandi FI (fondate da grandi imprese e multinazionale), che operano in modo più strategico, cercando di innovare processi e modalità di azione. Va specificato però che anche le FI più grandi sanno generare un impatto ancora relativamente contenuto se confrontate alle “colleghe” internazionali, segno di un potenziale ancora poco sviluppato e in parte inespresso: nel Rapporto abbiamo usato l’espressione “grandi imprese ma piccole fondazioni”.
Va detto che le fondazioni d'impresa, pur mantenendo una propria autonomia, presentano un forte grado di integrazione con le imprese fondatrici, che ne sono il maggior finanziatore e con cui condividono sedi, strutture, uffici, competenze e processi gestionali. Inoltre le attività delle fondazioni d'impresa riguardano spesso le comunità dove l'impresa ha insediamenti, ulteriore segno del fatto che le fondazioni sono uno strumento importante con il quale le imprese si relazionano all'ambiente in cui operano. Tuttavia questo non si traduce sempre in un allineamento strategico degli obiettivi con l'impresa madre.
Le Fondazioni di impresa sono strettamente connesse alle imprese fondatrici e questo ha due conseguenze. Da un lato riflettono la geografia economica del paese, cioè sono per lo più concentrate al Nord e nella città di Milano: questo è un elemento di criticità perché una loro maggiore presenza nel centro-nord può contribuire ad allargare i divari tra aree del paese, dato che spesso il loro operato ha un impatto soprattutto a livello territoriale.
Quale posto hanno e potranno avere in futuro nel panorama del giving?
Anche a fronte dei tagli alla spesa pubblica, nel dibattito e nelle prassi è cresciuta la consapevolezza del nuovo ruolo che può giocare la filantropia per allargare, o comunque contribuire a garantire, servizi e interventi. Tra i settori d’intervento più diffusi troviamo Istruzione (interviene in questo settore il 55% delle fondazioni corporate italiane); Cultura e Arte (50%), Sviluppo economico e coesione sociale e Ricerca (entrambi 43%). Guardando al futuro le fondazioni corporate potranno contribuire alla promozione di una filantropia sempre più strategica:
- soprattutto a livello locale, dove la presenza di una fondazione (comprese quelle corporate) “fa la differenza”
- attraverso la costruzione di reti, perlopiù tramite partnership su singoli progetti o intorno a temi specifici
- grazie alla sperimentazione di interventi innovativi e sostenibili (dandosi obiettivi di lungo periodo, dotandosi di strumenti di misurazione e valutazione del proprio operato che non restituiscano solo il dato numerico di spesa sostenuta e di interventi realizzati, ma che valutino le modalità operative e gli obiettivi raggiunti e possibilmente l’impatto generato).
Oggi sempre più fondazioni hanno maturato la consapevolezza di quanto tutto ciò possa fare la differenza e hanno iniziato ad operare in questa direzione: alcune fondazioni lo stanno già facendo altre no, ma sono consapevoli di doverlo fare.
Cosa servirebbe?
È strategico accrescere la legittimazione delle FI: alcuni studiosi evidenziano il rischio che le organizzazioni filantropiche godano di un’eccessiva influenza nel campo delle politiche pubbliche, libere dal controllo esercitato dagli elettori nei confronti degli amministratori pubblici, e che si facciano portatrici di una visione privata del bene pubblico operando secondo una logica paternalistica. Questo soprattutto per le FI che, essendo legate alle imprese, nell’immaginario collettivo sono più direttamente associate a obiettivi profit, di business. Per questo è necessario e strategico per le FI operare con correttezza formale (rispetto di vincoli e regole) e far sì che il proprio operato sia percepito come “giusto” e condiviso (molto importante nel welfare, ambito che coinvolge diritti e servizi sociali e aspetti ideologici/normativi).
Per leggere tutto il V Italy Giving Report clicca qui. La quinta edizione dell'Italy Giving Report è realizzata grazie al sostegno di myDonor® e AIFR-Associazione Italiana di Fundraising®
Photo by Craig Birrell on Unsplash
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