Nel pieno del caldo periodo estivo, mentre t’incammini per raggiungere il viale della passeggiata serale, t’affianca, ti prende sottobraccio e attacca con le domande: “Che fai, preghi?”
Il tempo di inquadrare la situazione, e capisci che ti conviene dargli retta: “Qualche volta. Oggi per esempio sono andato a messa”.
“Dove ?”
“Alla chiesa del Lido”.
“A che ora?”
“Stamattina, alle undici”. Per un attimo è lui che rimane incerto, c’è qualcosa che non gli torna. Così, approfitti di quella frazione di secondo per realizzare che dopotutto non sei di fronte a un soggetto pericoloso: è semplicemente un giovane disabile, avrà tra i 18 ei 20 anni anche se il cappellino in testa lo fa molto ‘boy’. Il suo vero nome non è Epico (ma ci assomiglia).
Allora ti ricordi che forse è il caso di cambiare tattica e quindi cerchi di prendere in mano tu la situazione: “Cosa fai? vai in giro da solo? a quest’ora?”
“È troppo presto per andare a dormire”.
Giustamente . . .
“Ma i tuoi genitori?”
“Sono a casa. Abbiamo appena finito di cenare assieme”.
Avrà pensato: “Non crederai mica che solo tu provieni da una famiglia ben educata?”.
L’istinto animale gli fa avvertire il mio disagio. Ma la domanda successiva non si fa attendere: “Ti piace lo sport?”
“Sì, abbastanza”.
Senza praticarlo, però . . .
“Lo sai che io abito a Roma? E che tutti i giorni vado in un mega store di articoli sportivi?”
“E a te piace lavorare in quel negozio, vero?”
Forse sono riuscito a toccare il tasto giusto . . .
Epico non si limita a rispondere. Si sposta totalmente. In un altro tempo. In un mondo tutto suo. Non ricordo esattamente le parole utilizzate ma la comunicazione è stata quantomai efficace.
Quando l’estasi finisce ricompare: “Che fai, preghi?”. Stupidamente ripropongo il copione già recitato e ancora una volta non riesco a spiegarmi il motivo di quella domanda.
Comincio a sentire caldo, devo aver esagerato con il pullover. Decido di togliermelo. Dopo averlo piegato, lo appoggio sulla spalla sinistra. Ma sento che la mia mano viene guidata verso una manovra diversa: “Non è così che si fa! Devi legarlo attorno alla vita”.
Disobbedisco.
Intanto siamo arrivati sul viale, e il mio ospite viene chiamato per nome (quello vero) da altre persone. A quanto pare, sono tanti quelli che lo conoscono qui. La cosa mi fa piacere, anche se mi spiazza letteralmente: è bastato poco per sentirmi responsabile, mi ero perfino illuso di aver fatto un’opera meritoria. Così sono finito a consolarmi da solo, pensando: dopotutto, quello che conta è che Epico sia in buone mani.
PS A proposito, la domanda ‘insistente’ sulla preghiera derivava da un gesto preciso: quando vengo coinvolto in situazioni nuove, ho l’abitudine di congiungere le mani. La prossima volta non mi faccio trovare impreparato.
INFO IMPORTANTE:
Sabato 24 settembre 2016 (ore 21.00, presso l’Open Air Theatre – Experience Milano (ex sito EXPO), l’Orchestra Esagramma terrà un concerto nella rassegna Experience On Stage. L’orchestra è formata da giovani con grave disagio psichico e mentale. Per conoscere meglio l’ente: http://www.esagramma.net/it/
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