Cronache russe
Putin, nessuna pietà neppure per gli ex-dissidenti Urss
Arrestato Alexander Skobov, 66 anni, già in carcere sotto il regime sovietico. Una volta, colpire uno dei reduci dell'antica dissidenza avrebbe destato clamore. Il neoprigioniero politico aveva scritto sui social che il Paese ricordava la Germania nazista. Non si è alzato davanti alla Corte che lo condannava
A Mosca, il dissidente 66enne ed ex prigioniero politico sovietico Alexander Skobov è stato arrestato e inviato in un centro di custodia cautelare. Le accuse si basano sui suoi post sui social network in cui critica aspramente il regime di Vladimir Putin e la guerra con l’Ucraina.
Amici e figli lo avevano esortato a lasciare la Russia, ma lui ha deciso di restare, consapevole del fatto che sarebbe stato arrestato. Al processo ha dichiarato quanto segue: «Non mi alzerò davanti a questo giudice. Non ho alcun rispetto per questa Corte. Essa non serve la legge, ma la dittatura nazista di Putin. Potete rimuovermi dall’aula anche adesso, non vedo il motivo per partecipare oltre a questo vostro carnevale. L’unico scopo della mia presenza era sputare in faccia a questa Corte. E l’ho fatto».
L’intervista a Meduza
In un’intervista con Meduza, alla vigilia del suo arresto, Alexander ha parlato della sua giovinezza dissidente: come molti esponenti del dissenso dell’epoca, apparteneva a un circolo marxista. A quel tempo, era molto di moda l’idea che la storia dell’Unione Sovietica si fosse allontanata dalle norme marxiste e che se solo si fosse cambiata la pratica e si fosse tornati alle autentiche idee marxiste, allora tutto sarebbe cambiato e sarebbe stato possibile costruire una autentica società socialista. Parlando dell’attuale situazione politica in Russia, Alexander si è rammaricato che l’opposizione abbia mancato la propria occasione nella “rivoluzione della neve” del 2011-2012. In quell’occasione, secondo lui, l’opposizione avrebbe avuto la possibilità di vincere le elezioni parlamentari, e anche l’opposizione controllata dal Cremlino, se avesse ottenuto la maggioranza in parlamento, avrebbe inevitabilmente avviato le riforme e smantellato l’allora emergente dittatura di Putin.
Sostiene Skobov: solo un golpe lo può fermare
Ora, secondo Skobov, il regime di Putin può essere fermato solo da un colpo di stato interno, con la rimozione fisica di Putin dal potere. E paragona la Russia moderna al regime nazista in Germania, perché in entrambi i casi, secondo lui, esiste uno stato sociale simile, manca l’individuo. Quando gli è stato chiesto perché non voleva nascondersi o andarsene, lui ha risposto: «Aspetterò che loro (la polizia, l’Fsb) vengano (a prendermi). E poi ne parleremo».
Naturalmente, l’arresto di una persona che aveva già sofferto a causa del regime sovietico è un evento significativo. Skobov mostra deliberatamente l’inconciliabilità con il sistema Putin, e, a costo dell’arresto e forse anche della vita, sfida una società che tace impaurita. «Ovviamente non si tratta di una deviazione psicologica del comportamento, ma di una convinzione consapevole della necessità di un simile atto. Lui (Alexander Skobov) ha detto che voleva essere presente al suo processo politico», dice il suo amico e noto dissidente, attivista per i diritti umani ed ex membro del parlamento russo Yuliy Rybakov, nel cui appartamento Alexander è stato arrestato.
Intanto negli Urali, il regime fa acqua.
Anzi ci manda sotto le città
La società russa, nonostante il suo stato “comatoso”, è tuttavia in grado di reagire quando lo Stato si ritira completamente e si verificano eventi come l’inondazione della città di Orsk (Urali). Il miliardo di rubli (10 milioni di euro) speso dallo Stato per la costruzione della diga, che in realtà si è rivelata non essere una complessa struttura idraulica, ma un semplice terrapieno, è stato spazzato via dall’alluvione, insieme ai resti della diga. Circa 7mila case sono state allagate e circa 4mile persone sono state evacuate. L’8 aprile, una folla di alluvionati ha iniziato a radunarsi davanti all’edificio dell’amministrazione comunale e chiedere una risposta alla situazione e un risarcimento gridando slogan tipo “Putin, aiutaci!” e “Vergognati!”
La polizia ha cercato di disperdere i partecipanti alla manifestazione spontanea, ma la gente non se ne è andata. Di conseguenza, il governatore regionale, dopo aver incontrato i partecipanti alla manifestazione, ha promesso il risarcimento necessario. Poi la gente si è dispersa. Cioè, per una protesta di piazza in Russia si rischia molto, a seconda delle conseguenze che ci si può aspettare dalle autorità. Ma non appena lo Stato, consapevolmente o inconsapevolmente, viola i limiti della sopravvivenza fisica delle persone, segue inevitabilmente una protesta spontanea. Possiamo aspettarci che ci saranno molte proteste spontanee di questo tipo nel prossimo futuro.
In apertura, una foto Hugo Amaral / SOPA Image/LaPresse da Lisbona, in occasione delle proteste dopo la morte in carcere di Navalny.
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