Non sono un teologo, non sono neppure un cattolico praticante. Ma penso di avere fede, e una certa dimestichezza con la Chiesa e con la sua storia: posso capire i corsi e i ricorsi storici, le esigenze di ecumenismo, il disegno pastorale. Posso capire, nel senso letterale del termine. Ma non condividere. Non posso accettare, oggi, l’idea che nell’avvicinarsi della giornata della Memoria, il Papa revochi la scomunica a un gruppo di vescovi seguaci del tradizionalista Lefebvre, e soprattutto a uno di questi, un inglese di nome Williamson, che sostiene apertamente le tesi del negazionismo. Per questo signore l’Olocausto non è mai esistito, al massimo due o trecentomila ebrei sarebbero morti nei campi di concentramento, ma il gas era troppo pericoloso “tecnicamente” per essere usato, dunque non è vero, non è mai successo. Ebbene, secondo me, umilmente, queste dichiarazioni (intervista televisiva, documento incontrovertibile) sono incompatibili con l’essere un vescovo cattolico, un vescovo della mia religione. Vorrei tanto che si tratti di un errore, di un grossolano errore. Ma temo di no. E allora resto confuso. Direi meglio, offeso. Vorrei che il Papa della mia religione, dopo aver tolto la scomunica per le tesi tradizionaliste, la emettesse di nuovo “ad personam”, nei confronti di Williamson. Non basta dire, ipocritamente, che quelle tesi negazioniste ovviamente non sono condivise (vedi le imbarazzate dichiarazioni del portavoce padre Federico Lombardi). Ci mancherebbe altro! Il Papa voleva sanare “lo scandalo della divisione”? Non so se questo scandalo sia di natura minore. Resto nel dubbio.
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