Non profit

Punto famiglia, ora parte la fase due

Bilancio a un anno dall'avvio della nuova rete Acli

di Benedetta Verrini

Non chiamateli centri di servizio: i 60 Punti Famiglia creati dalle Acli sono molto di più. Distribuiti in tutta Italia, hanno come obiettivo l’aggregazione e l’empowerment, in un’ottica di sempre maggiore protagonismo e promozione delle famiglie. Ecco il bilancio del primo anno e le prospettive di questo nuovo “settore strategico” delle Acli.
Si candidano a diventare una vera e propria “porta sociale” i Punti Famiglia Acli. Progettati nel Congresso nazionale del 2008, sono diventati realtà in 60 diverse città nel 2009 e le Acli vi hanno investito molto: il 30-35% del 5 per mille (anno 2006) ricevuto dall’ente, pari a un milione di euro. «I servizi Acli sono sempre stati dedicati alla famiglia. Basti pensare alle attività svolte dai patronati, dai Caf, dai Consultori giuridici», spiega la coordinatrice nazionale del progetto, Lidia Borzì. «Ma la nascita dei Punti Famiglia porta con sé una piccola rivoluzione, che prende in considerazione non più i singoli componenti, ma la famiglia come nucleo, come filo di una rete».
Sul fronte dell’ascolto e dei servizi, ad alcuni percorsi tradizionali (come l’orientamento volontari o il sostegno alla genitorialità) nei Punti Famiglia si affiancano proposte del tutto innovative, come l’organizzazione di matrimoni equosolidali, la stesura di curriculum o l’accompagnamento degli stranieri all’e-learning. Poi ci sono proposte di aggregazione che – oltre a mettere in rete la ricca proposta di US Acli, Fap e Cta rispettivamente nell’ambito dello sport, degli anziani e del turismo – offrono percorsi originali, dai corsi di cucina tradizionale condotti dagli anziani, alla ginnastica genitori-figli, cineforum e salotti librari, Gas e corsi di consumo critico.
Per orientare e coinvolgere l’utenza, tra poche settimane sarà attivo il sito www.aclipuntofamiglia.it: «Il portale andrà a sistematizzare tutto l’esistente», prosegue Borzì, «e sarà costituito da un’interfaccia pubblica, ovvero il sito con le notizie e le comunicazioni, il catalogo dei servizi presenti nei vari territori, la newsletter. Poi ci sarà la rete intranet, che rappresenta un aspetto strategico per la nostra organizzazione, perché potrà censire l’utenza e costruire una mappa dei bisogni espressi dalle famiglie e delle risorse presenti nei vari territori».
Il successo del Punto Famiglia, sottolineano alle Acli, dipende anche dalla capacità di fare rete, integrando e mettendo in sinergia tutte le strutture interne. Ma non solo: «Un altro passaggio fondamentale è la capacità di collaborare con le realtà associative e le istituzioni che sul territorio lavorano per e con le famiglie», sottolinea la coordinatrice. L’Acli sta lavorando per costruire intese con grandi realtà, dalla Caritas all’Anci fino al Banco Alimentare. Intanto, un protocollo già concluso è quello con AiBi. «Non andiamo a fare una cosa che altri sanno fare molto meglio di noi», dice Lidia Borzì. «Per le famiglie che chiederanno consulenza e orientamento sui temi dell’affido e dell’adozione, saranno a disposizione l’esperienza e le migliori professionalità dei volontari AiBi».

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