Sostenibilità

Punto di Domande/ Antitrust

Banche, Alitalia, Telecom, Rai: c’è un tipo nuovo con cui dovete fare i conti...

di Maurizio Regosa

Sulla sua agenda non manca nessuno dei casi scottanti della cronaca di questi mesi, da Telecom all?Alitalia, dalla riforma Rai alle banche. Antonio Catricalà è alla guida dell?Autorità garante della concorrenza e del mercato dal 18 febbraio 2005. E la sua azione in questi mesi ha fatto rotta su una figura che ora sembra far breccia anche nella politica: quella del consumatore. Con Vita ha accettato di dare uno sguardo su questa rivoluzione, che non esita a definire ?copernicana?. Vita: In che senso è una rivoluzione, presidente ? Antonio Catricalà: Il Codice del consumo rappresenta uno statuto del consumatore. Finalmente nell?ordinamento e nella mentalità dei nostri giudici è entrata la concezione asimmetrica della tutela del consumatore, che tiene conto dei difetti d?informazione e di potere contrattuale che ha il contraente debole di fronte a una controparte forte. È una rivoluzione: non è questa l?impostazione del Codice civile, che prevede la parità fra i contraenti e per il quale un accordo vale in maniera neutra, equanime ed equidistante per entrambe le parti. Ora, sulla spinta della disciplina comunitaria queste posizioni sono percepite come diverse. A vantaggio del consumatore. Vita: È merito di un governo più sensibile? Catricalà: Indubbiamente c?è da parte di questo governo una certa sensibilità verso la concorrenza. Tant?è che sono stati varati provvedimenti che dovrebbero portare maggiori liberalizzazioni e quindi una migliore tutela del consumatore. Il Codice del consumo è però del precedente governo. A quello in carica va riconosciuto il merito di avere abolito il diritto delle banche a variare le condizioni di conto corrente senza l?accordo del correntista. Vita: Gentiloni ha spiegato la sua proposta di riforma dicendo che «occorre ridurre le posizioni dominanti». Cosa pensa di questa riforma? Catricalà: È un tema strettamente politico. Non vorrei esprimermi prima di aver sentito il Collegio. Vita: Alcuni pensano che la Rai sia monopolista del servizio pubblico? Catricalà: Il servizio pubblico può essere svolto, come in altri Paesi, da soggetti privati. Tutto sta a intendersi. Se ?servizio pubblico? vuol dire che non può basarsi solo sulla pubblicità per il proprio finanziamento, allora questo soggetto è la Rai. Se s?intende un servizio informativo, imparziale, nei limiti in cui l?informazione può essere imparziale, allora anche radio e tv private possono assolvere queste funzioni. Pensiamo ai contenuti culturali, ai tg, ai servizi parlamentari: sono servizio pubblico. Parlare di monopolio Rai mi pare improprio. Vita: Nemmeno di posizione dominante? Catricalà: La Rai è l?unica che gode del finanziamento diretto. Si può giustificare fino a che la Rai è pubblica. Se si privatizza, occorre rivedere il sistema del canone. Vita: Alitalia. Più vola, più perde. Per i consumatori, oltre il danno, la beffa? Catricalà: L?Alitalia non ha ancora raggiunto quell?efficienza che le consentirebbe di stare sul mercato con la tranquillità che tutti ci auguriamo possa acquisire presto. In passato era un operatore fortemente dominante. La mentalità monopolista l?ha persa dovendo competere con compagnie molto attrezzate. Qualche retaggio è rimasto probabilmente a livello dei privilegi di cui ancora godono alcuni settori del personale. Certo, il consumatore risente due volte di un?azienda che non ha capacità di competere: nel momento in cui paga il biglietto e forse nel servizio. Vita: Non sarebbe meglio chiuderla? Catricalà: La logica antitrust è che chi non ce la fa deve uscire dal mercato. Però per una compagnia di bandiera intervengono anche istanze di carattere sociale e politico. Vita: Giavazzi e Alesina, in Goodbye Europa, scrivono che le imprese che non riescono a stare sul mercato vanno chiuse? Catricalà: Loro ragionano da economisti, io da presidente dell?Antitrust: per noi è facile lanciare questo messaggio. Dobbiamo però sapere che arriva in una sede in cui contano anche altre istanze. Vita: Capita spesso che un?azienda ex monopolista non sappia affrontare la concorrenza? Catricalà: Adam Smith diceva che costringere un monopolista a competere è come smobilitare un esercito ben radicato. Esistono però casi virtuosi. Nella telefonia il monopolio è stato ben superato tramite la liberalizzazione e privatizzazione. Telecom aveva nel 95 il 100% dei contratti tacs e gsm, con un milione e 600mila abbonati. Oggi ha il 44% di abbonati, circa, e 48 milioni di clienti. Anche la privatizzazione di alcune banche, fra 90 e 95, ha prodotto effetti favorevoli. Vita: Ma nel rapporto con i consumatori le banche hanno ancora molta strada da fare? Catricalà:Quando una banca straniera viene in Italia, uniforma l?offerta a quella presente nel mercato. Di per sé l?intervento di capitali stranieri non porta concorrenza né riduce i prezzi. L?aggregarsi fra banche può dar luogo a economie di scala. Il consumatore deve cominciare a rendersi conto, laddove ci siano costi che non sembrano giustificati, che può lottare per avere condizioni migliori. Riceviamo molte lettere ed email sul costo di gestione dei conti correnti. Abbiamo aperto un?indagine conoscitiva, stiamo per giungere alle conclusioni ma traspare con estrema chiarezza che c?è una tale complessità e varietà di voci che costituiscono il costo complessivo, che il raffronto fra un conto e un altro diventa difficile. È vero anche che c?è stato qualche comportamento virtuoso da quando abbiamo aperto l?indagine: alcune banche hanno cancellato il costo di chiusura del conto. Questo semplice diritto di potersene liberamente andare da un rapporto che è a tempo indeterminato, deve essere attuato in modo chiaro. Vita: Vale anche per i vecchi conti? Catricalà: Sì. Come indica il decreto Bersani, la chiusura deve essere a costo zero, cioè non si devono pagare penali sotto forma di costi vivi che non ci sono e bisogna assicurarsi che anche i vecchi contratti, dove era previsto il costo di uscita, siano modificati in tal senso. Vita: Bancoposta: per alcuni è concorrenza ?sleale? alle banche. Catricalà: Fa concorrenza. Bancoposta è una banca, sostanzialmente. La ?slealtà? deriverebbe da una posizione di particolare favore di cui gode posta nei confronti di Cassa depositi e prestiti. Una procedura per aiuti di Stato è stata aperta dalla Commissione europea. L?Antitrust è stata interessata da una denuncia dell?Abi contro Poste ma non abbiamo rilevato profili anticoncorrenziali, al contrario: altro soggetto, maggiore concorrenza. Vita: La cultura del consumatore è da rafforzare? Catricalà: Anche nell?Antitrust. In Europa si mira alla tutela del mercato, dei concorrenti. Dal paradigma ?più concorrenza più benessere? deriva la tutela del consumatore, che quindi è indiretta. Per gli americani il fine principale dell?Antitrust è proteggere il consumatore. In Italia stiamo attuando i principi europei con un occhio rivolto all?esperienza americana perché questa è la logica del futuro. Vita:Telecom non è l?emblema di una privatizzazione fatta su misura dei monopolisti privati e non dei consumatori utenti? Catricalà: Fu fatta su misura delle esigenze della finanza pubblica. Si discusse se privatizzare solo il servizio e mantenere la rete in mano pubblica o privatizzare anche la rete. Il valore aggiunto della rete era decisivo per i conti pubblici e si scelse la seconda opzione. Ora si tratta di capire in che modo chi detiene la rete deve consentirne a chiunque l?accesso. Vita: Come mai si impedisce l?unificazione del fisso e del cellulare? Catricalà: Questa è materia dell?Autorità per le comunicazioni. Da quello che ho capito, ci sarebbe un rafforzamento eccessivo, anche perché la rete fissa è quasi monopolio totale di Telecom. Chi ha la rete ha potere di mercato e deve esercitarlo con assoluta imparzialità e correttezza concedendo l?accesso. La separazione societaria, rete e gestione, è apprezzabile. Quella proprietaria non credo sia mai stata richiesta da qualcuno. Vita: I soggetti dell?economia sociale possono svolgere una funzione di tutela nei confronti del consumatoreutente? Catricalà: Sicuramente molti sono i meriti dell?impresa sociale e del sistema cooperativo. La competizione nel mercato deve avvenire in condizioni di parità con gli altri operatori. Questo significa che si devono tenere distinti, trovando un giusto equilibrio i due interessi cui risponde l?impresa sociale. Certamente garantire il fine ultimo dell?impresa, la mutualità, la tutela dei soggetti deboli, tenendo presente l?esigenza altrettanto importante di non godere di eccessivi privilegi. Il vigente sistema è sufficientemente equilibrato. Al di là di alcune recriminazioni per i problemi fiscali, non c?è una protesta da parte del mercato. Vita: Però gli ?attacchi? si stanno moltiplicando? Catricalà:Quando c?è un abuso di posizione di privilegio, il mercato reagisce più violentemente, più decisamente. Abbiamo poche segnalazioni. E questo è un bel metro. È un equilibrio difficile, ma penso ci sia in Italia maturità per realizzarlo. Vita: E se i privati decidessero di investire di più, nella sanità ad esempio, non vi sarebbero maggiori attacchi ai ?privilegi? delle cooperative? Catricalà: Troverebbe un avversario già presente sul mercato, e quindi forte. Allo stato attuale non abbiamo registrato polemiche contro i privilegi. Capisco che se il fenomeno si dovesse intensificare dovremmo arbitrare una bella partita? Vita: La concorrenza gioverebbe ai Paesi in via di sviluppo? Catricalà: In un Paese in via di sviluppo la crescita è talmente ridotta da non consentire un mercato contendibile. Però già alcuni Paesi africani stanno adottando un diritto antitrust ed è un buon segnale. C?è una rete, International Competition Network, che raccoglie tutte le autorità del mondo e incoraggia all?introduzione di regole antitrust. Vita: Ma gli occidentali aiutano i loro agricoltori? Servirebbe un antitrust mondiale? Catricalà:Da più parti si ritiene necessario un antitrust ?intercontinentale?. Il Wto potrebbe svolgere una funzione anche pro-concorrenziale. Fino a ora non ho visto un?azione molto decisa in tal senso. La globalizzazione richiede la presenza di regole condivise e la vigilanza su queste regole. Io sono per non moltiplicare le istituzioni. Si tratta forse di rafforzare il Wto e di rafforzare là dentro la cultura di una concorrenza corretta, libera ma corretta. Catricalà, uomo del sud Antonio Catricalà è nato a Catanzaro il 7 febbraio 1952 e a 22 anni si è laureato con lode in Legge. Presidente e componente di collegi amministrativi, ha collaborato con l?Ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio dei ministri ed è stato Capo di gabinetto e consigliere giuridico nei ministeri. È stato pure segretario generale dell?Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Autore di pubblicazioni anche monografiche, è professore a contratto alla facoltà di Giurisprudenza dell?università di Roma Tor Vergata, insegnamento di diritto privato.


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