Economia

«Puntare sulla filiera corta»

I passaggi chiave della relazione di Sergio Marini all'Assemblea nazionale della Coldiretti

di Redazione

Si sono chiusi venerdì i lavori dell’Assemblea nazionale della Coldiretti, una grande realtà con 19 Federazioni regionali, 97 Federazioni provinciali e interprovinciali, oltre 724 uffici di zona e 5.668 sezioni periferiche, che sono il riferimento della maggioranza assoluta delle imprese agricole italiane.

Ecco i passaggi più importanti della relazione del presidente Sergio Marini (nella foto)

PREZZI: CAUSA RIALZI SONO 30 ANNI DI CALI PER IL GRANO
“La causa, forse più importante del rialzo dei prezzi è da ricercare anche nei tanti anni, troppi, di prezzi eccessivamente bassi per i prodotti agricoli”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti, alla quale hanno partecipato millecinquecento imprenditori agricoli e rappresentanti di cooperative, nel sottolineare che “in termini reali il prezzo dei cereali e semi oleosi ha subito negli ultimi tre decenni un costante decremento”. E’ questo un fattore – ha precisato Marini – che sembra sfuggire ai più e che non dobbiamo sottostimare. Secondo il presidente della Coldiretti “in questo periodo politiche e mercato hanno riservato al comparto l’attenzione che si presta a ciò che si percepisce maturo e forse residuale. Il regime di eccedenze collegato ai bassi prezzi ha fatto il resto. Sono crollati investimenti e ricerca, di conseguenza si sono quasi dimezzati negli ultimi anni i tassi di crescita annuale della produzione (dal 2,3% sino al 1990, all’1,3% di oggi) e si è ridotta di molto l’elasticità dell’offerta (molto rigida per vincoli strutturali e biologici). Offerta dunque, più rigida, che cresce poco, domanda, anche essa rigida, che cresce però molto, scorte che naturalmente si riducono e prezzi che si impennano. Se a tutto questo aggiungiamo gli effetti speculativi e che gli esperti ritengono incidano oggi almeno del 30%, il presente è servito! Tutto ciò, in assenza di risposte e politiche adeguate, rischia di avere conseguenze gravissime sulle aree più deboli del sud del mondo. Lo ha sottolineato in modo accorato il Pontefice e il tema è stato all’attenzione della recente assemblea della Fao e dell’incontro dei G8. Come Coldiretti riteniamo che la produzione agricola debba stare entro il perimetro che naturalmente la contiene: si tratta di beni che certamente non possono sottrarsi al meccanismo della domanda e dell’offerta, ma al tempo stesso non accettiamo che si possa speculare sulla fame e sulla nuova povertà. Produttori e decisori hanno quindi di fronte un primo obbiettivo: occorre più agricoltura perché occorre produrre più cibo”.

PETROLIO: CON RECORD PRODURRE DOVE SI CONSUMA
“Occorre produrre vicino a dove si consuma”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che “non è un paradosso affermare che in questa fase la globalizzazione sta dando vita a una doppia barriera agli spostamenti delle merci, una sorta di doppio dazio, frutto del mercato: un dazio sull’ambiente che nasce dalle emissioni di anidride carbonica che i grandi spostamenti di merci implicano; un dazio di tipo economico derivato dall’aumento dei costi dei trasporti e dei servizi ad essi connessi che solo per il grano importato dal Canada vale oggi 18-20 dollari al quintale. E’ necessario dunque che i paesi più poveri e più deboli, ma anche quelli più abbienti, vengano messi in condizione di ristrutturare i loro bacini di produzione; bisogna che i governi li mettano in grado di far ripartire l’agricoltura ‘vicina’, l’unica in grado di fornire cibo a buon prezzo”.

RIFIUTI: CON SOLUZIONE SALVO MEZZO PUNTO DI PIL
“Con la soluzione del problema dei rifiuti a Napoli si salva mezzo punto di Pil messo in gioco dai danni di immagine provocati al Made in Italy”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti alla presenza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel sottolineare che “nessuno meglio di noi, può apprezzare lo sforzo e l’impegno che lei ha messo e sta mettendo per risolvere la questione dei rifiuti in Campania; nessuno come noi può capirne la valenza d’immagine ed economica che tale operazione ha per il Paese”.



MADE IN ITALY: SENZA POLITICA EUROPEA 1/3 GRANO IN MENO
“Senza politica agricola comune non si coltiverebbe oggi grano in Italia dove le rese sono minori di 5 tonnellate per ettaro. Scomparirebbe un terzo della produzione”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel “consegnare una riflessione a chi, in nome di un ingenuo o interessato liberismo, chiede a gran voce di cancellare gli aiuti comunitari all’agricoltura”. “Anche con i prezzi alti di oggi (che però non lo sono mai al momento della raccolta) vista l’impennata dei costi di produzione, senza aiuti diretti continuerebbero ad essere fuori mercato – ha precisato Marini – buona parte dei terreni europei e italiani coltivati a cereali”. Secondo il presidente della Coldiretti “Di fronte all’emergenza alimentare una delle poche realtà produttive che riuscirà a dare una risposta rapida sarà quella Europea, (vedi aumento produzione cereali) e sapete perché? Perchè gli aiuti, in particolare quelli disaccoppiati, hanno permesso di mantenere in vita un sistema di imprese nei lunghi anni in cui i prezzi bassissimi (sotto i costi di produzione) avrebbero portato all’abbandono di circa 1/3 dei terreni con una riduzione di produzione in termini quantitativi di quasi il 30%. Se non avessimo avuto la Politica Agricola Comune (Pac) oggi la sola Italia avrebbe aumentato le importazioni (magari dai paesi poveri!) di prodotti agricoli per oltre 10 miliardi di euro, registrerebbe una diminuzione di export agroalimentare almeno del 30 %, mentre i prezzi mondiali, per deficit di offerta, sarebbero aumentati ancora, con un doppio esito: i paesi poveri sarebbero più affamati e quelli ricchi un po’ più poveri! E allora chiedo, è proprio questo quello che vogliamo?”

PREZZI: CENT A PRODUZIONE DIVENTANO EURO AL CONSUMO
“In Italia al momento attuale l’incidenza della distribuzione sul valore finale medio della spesa in prodotti agroalimentari è pari al 60%, quella dell’industria è del 23%, quella dell’agricoltura è scesa al 17% e si riduce ancora”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che “nel passaggio dall’origine al dettaglio i centesimi diventano euro”. Secondo il presidente della Coldiretti correremmo un grave rischio di ‘strabismo’ se mettessimo in relazione stretta l’aumento dei prezzi agricoli con l’aumento dei prezzi al consumo”. “Aldilà dei giudizi di merito e senza voler colpevolizzare nessuno questi dati ci segnalano che nella filiera dell’agroalimentare italiano persistono alcuni squilibri: siamo di fronte ad una scarsa efficienza, a disfunzioni di tipo strutturale. Mi preme qui solo sottolineare che noi che rappresentiamo il cuore della produzione agricola del Paese, non possiamo rimanere inerti perchè tutto ciò ha pesanti contraccolpi sulla coesione sociale della nazione, su ciò che i sondaggi definiscono il sentiment del Paese, sulla fiducia dei consumatori e quindi anche sull’andamento delle nostre e di moltissime altre imprese”. “Come Coldiretti siamo impegnati e ci impegneremo a costruire un sistema di accorciamento e razionalizzazione della filiera che consenta di contenere gli aumenti del prezzo al consumo per i prodotti alimentari e allo stesso tempo di ripartire più equamente il valore aggiunto creato nella filiera. Lo facciamo rilanciando il ruolo e riprendendoci le nostre cooperative, quelle che pongono il socio produttore al centro del suo agire e che segnano una distintività vera nel legame con il territorio e nella valorizzazione della qualità italiana. Lo facciamo con tutti coloro che condividono il nostro modello di agroalimentare identitario, di qualità, dove trasparenza e correttezza sono valori non barattabili. Lo facciamo accogliendo l’adesione di imprese, di cooperative, di consorzi, di farmers market, ponendo criteri di semplificazione e razionalità al centro della filiera: dai mezzi tecnici, ai servizi, dalla produzione alla trasformazione associata, sino alla vendita diretta da parte dei produttori. Ma lo vogliamo fare, e lo dobbiamo fare, anche con i trasformatori industriali, gli artigiani, con la piccola e grande distribuzione e con tutti coloro disponibili a confrontarsi. Con tutti cercheremo un dialogo sincero e pragmatico nell’interesse generale. Su questo fronte non chiediamo molto alla politica, se non di metterci alla prova e misurarci per quello che sapremo consegnare al paese (“un buon lavoro” potrebbe già bastare)”.

MADE IN ITALY:AGRICOLTURA LEADER IN VALORE AGGIUNTO
“Se ci confrontiamo con le altre agricolture emerge che il valore aggiunto in ettari, ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie dalla nostra agricoltura è oltre il triplo di quella USA, doppia di quella inglese, è superiore del 70% di quelle di Francia e Spagna.” E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che “tutto rimanda a due sole parole: qualità e eccellenza”. “Questo dato lo voglio consegnare a chi (pochi) ancora associano l’agricoltura italiana ad arretratezza imprenditoriale”, ha continuato nel precisare che “quanto detto significa che siamo degli ottimi imprenditori, i migliori in assoluto, ma vuol dire anche che, oggi come domani, un’agricoltura senza qualità distintiva non sarebbe economicamente sostenibile. E’ infatti il delta di valore aggiunto che essa comporta a consentirci di compensare limiti strutturali che altri paesi non hanno.
Quel plus è il frutto di anni impegnati a costruire una agricoltura diversa e migliore, è il motivo per cui il made in Italy alimentare conquista il mondo e apre la strada a tanti altri prodotti, è il motivo per cui gli Italiani preferiscono i cibi della loro terra, è il motivo per cui tutti apprezzano la nostra cucina. Quel plus è il nostro lasciapassare per il futuro. Se oggi stiamo a parlare di come la nostra agricoltura potrà contribuire alla crisi mondiale di cibo anche sul piano quantitativo, lo facciamo solo perché quel plus ci permette di essere in partita e di esserci da protagonisti”. “L’agricoltura italiana nel suo complesso è un’agricoltura di vertice. Siamo al secondo posto in Europa in termini di quantità, ma siamo nettamente i primi per valore aggiunto. L’agroalimentare nel suo complesso è la seconda voce dell’economia nazionale. Siamo ai vertici per quanto riguarda importanti settori che vanno dall’ortofrutta, all’olio, al vino. Siamo e contiamo di restare ai vertici perché abbiamo perseguito con forza i valori di un’agricoltura distintiva, identitaria, sicura, legata fortemente ai nostri territori, capace di sfuggire ai criteri di sostituibilità dei prodotti che i processi di globalizzazione inevitabilmente portano con sé”.

MADE IN ITALY: BRUNELLO, NON BASTA ESSERE SERI AL 99%
“Se un tempo fa bastava essere seri al 99% oggi non basta più, occorre esserlo al 100%. Al Made in Italy non si perdonano leggerezze”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che “il recente caso del Brunello di Montalcino è esemplare. La non compiuta corrispondenza fra indicazioni in etichetta e componenti costitutive del prodotto, rischiava di costarci cara sul piano internazionale (l’azione tempestiva del ministro Zaia ha evitato enormi danni economici e d’immagine). E badate bene – ha precisato – non si trattava di un vino prodotto con un uvaggio scadente, né erano in gioco sicurezza alimentare o qualità organolettica, semplicemente le percentuali di uvaggio sembrerebbero leggermente difformi da quelle annunciate. Ma tutto ciò è stato sufficiente perché le importazioni fossero bloccate sul mercato statunitense. E’ stata una questione di serietà e trasparenza.” “Nessuno ha computato quanto sia costata la crisi della mucca pazza ai britannici in prima battuta e successivamente agli altri Paesi europei. Conti analoghi si potrebbero fare per l’aviaria o recentemente per l’emergenza rifiuti in Campania e lo stesso nel caso delle mozzarelle di bufala. Un caso quest’ultimo che ci insegna molto. La quota di produzione toccata dall’inquinamento si è rivelata alla fine molto limitata, ma ciò non ha impedito che i coltivatori e gli allevatori campani pagassero un prezzo altissimo. Sulle tematiche alimentari non basta quindi che vi siano garanzie di sicurezza che rappresenta un pre requisito, ma è necessario – di questi tempi in particolare – lavorare con determinazione per offrire ‘percezione di sicurezza’ che invece è un indice di qualità. Nel primo caso è il sistema produttivo e dei controlli ad essere chiamato in causa, nel secondo caso la questione è più complessa e investe la credibilità delle istituzioni, la sicurezza dei territori e molto altro. È il valore Italia che si trasferisce nel Made in Italy portando con sè storia cultura, tradizioni, ma anche rifiuti, oli contraffatti e formaggi rigenerati”.

WTO: DIFENDERE MADE IN ITALY DA ACCORDI A RIBASSO
“L’Unione Europea non può correre il rischio di accordi al ribasso per l’agricoltura in un momento in cui, con l’emergenza cibo mondiale, la capacità di approvvigionamento alimentare è diventata un fattore strategico per lo sviluppo dell’intera economia.”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea della Coldiretti, nell’esprimere sostegno all’iniziativa del Ministro Luca Zaia e del Commissario Europeo all’agricoltura Mariann Fischer Boel per escludere numerosi prodotti agricoli di interesse nazionale, quali gli agrumi, il riso, i fiori recisi, le patate e numerosi ortofrutticoli dalla lista dei prodotti tropicali. Il processo di liberalizzazione non può che essere legato al rispetto di regole comuni per quanto riguarda standard e trasparenza sulla provenienza dei prodotti per combattere – ha continuato Marini – i fenomeni di concorrenza sleale che fanno sentire pesantemente gli effetti sul Made in Italy”. Da qui la richiesta di una efficace garanzia per i prodotti ad indicazione geografica nei quali l’Italia detiene la leadership mondiale

UE: AUSPICHIAMO DISCONTINUITA’ CON ULTIMO BIENNIO
“Ciò che è mancato in sede europea è stata una forte e ben caratterizzata politica agricola italiana. E qui, caro ministro Zaia, auspichiamo una forte discontinuità rispetto all’ultimo biennio”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che “gli ultimi due anni il governo ci ha visto ‘giocare’– se permettete la metafora – sempre di rimessa, subendo l’iniziativa degli avversari”. Secondo il presidente della Coldiretti “è accaduto perché ai terreni, al bestiame e a ciò che raccogliamo e direttamente trasformiamo, si sono anteposti altri interessi lontani dai bisogni dei produttori e della gente.
Oggi, sul piano delle politiche europee, siamo alla vigilia di una mini riforma della quale noi condividiamo la filosofia. Il completamento delle politiche di disaccoppiamento è la risposta per avere una agricoltura fortemente reattiva al mercato (il grano duro in Italia ne rappresenta un esempio) senza distorsioni tra paesi, tra filiere, e all’interno delle filiere stesse. Dobbiamo sottolineare che ciò potrà avvenire tanto più in fretta, quanto più lontano ci si terrà dalla tentazione di riproporre politiche anti-concorrenza e anticompetitive come di fatto lo sono state in questi anni quelle di accoppiamento della PAC. Va anche apprezzata la proposta dell’Unione Europea di aumentare i fondi che vanno allo sviluppo rurale, che tramite il cofinanziamento verrebbero raddoppiati. Ma deve essere chiaro che in un fase storica in cui servono imprese produttive e competitive, ogni risorsa aggiuntiva al secondo pilastro deve essere mirata ad aumentare la competitività delle imprese (imprese che per Coldiretti devono essere al centro di ogni azione politica). Non siamo infatti più disponibili ad accettare che ingenti risorse pubbliche destinate alla sviluppo agricolo vengano distratte (per non dire sprecate) per cose di dubbia utilità. In tempi di cambiamenti climatici, di volatilità dei prezzi, di costi di produzione altissimi, mi pare inoltre una ottima idea quella di utilizzare parte dei fondi comunitari, per un nuovo articolo 69, ma alla condizione che i fondi drenati possano arricchire un fondo assicurativo per il reddito degli agricoltori”.

PREZZI: SPECULAZIONI SU CEREALI E’ COSTATA 400 MLN
“La sola speculazione internazionale sui cereali, stimata al valore medio indicato dagli analisti del 30% è costata al Sistema Paese nell’ultimo anno circa 400 milioni di Euro”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che “la gestione delle scorte infatti assume un ruolo strategico, non solo perché esse aumentano la flessibilità dell’offerta, ma soprattutto perché se abbiamo possibilità di stoccaggio possiamo far rimanere nel nostro paese i profitti che le speculazioni internazionali realizzano anche sulle nostre produzioni e essere meno dipendenti da escursioni o fluttuazioni incontrollabili dei prezzi”. Secondo Marini “per quanto concerne i mezzi tecnici di produzione pensiamo di fare perno sull’unica struttura diffusa capillarmente sul territorio di proprietà degli agricoltori, mi riferisco ai Consorzi agrari. Queste strutture potrebbero essere al centro anche di politiche antispeculative”. “Occorre agire sul costo dei fattori della produzione, oggi in forte aumento, cercando di attivare economie di scala nella offerta e nella domanda. Abbiamo a tal proposito attivato importanti accordi e collaborazioni con l’industria italiana delle macchine agricole (che è la prima al mondo per volume di fatturato), con i più importanti istituti di credito e con l’ISMEA per la finanza d’impresa, e con i principali gruppi assicurativi del Paese”.

GOVERNO; CI ASPETTIAMO NEUTRALITA’ FISCALE
“Ci aspettiamo che l’impegno assunto da questo governo di non aumentare le tasse per le imprese venga mantenuto anche in agricoltura”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che “è necessaria la stabilizzazione di una serie di strumenti agevolativi che decadrebbero a fine anno (dalla conferma dell’aliquota Irap all’1,9 alla accisa zero sul gasolio per riscaldamento di serre, alla tassazione fissa all’1% per l’acquisto di terreni da parte di imprenditori agricoli, alla conferma degli sgravi contributivi per i lavoratori agricoli, al fondo di solidarietà). Comprendiamo le difficoltà della finanza pubblica, ma un intervento di mantenimento della fiscalità tuttora vigente in agricoltura è un’aspettativa forte delle nostre imprese agricole; siamo sicuri, signor Presidente e caro Ministro Zaia, che non vorrete deluderci”.

SEMPLIFICAZIONE: UTILE ANCHE NELLA RAPPRESENTANZA
“Il tema della semplificazione rappresenta, a sua volta, un punto centrale della competitività. A riguardo esprimiamo tutto il nostro apprezzamento per il percorso avviato da questo governo”. E’ quanto ha affermato il presidente Sergio Marini all’Assemblea Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che “le procedure di semplificazione previste nel decreto legge 112 sulla stabilizzazione della finanza pubblica da sole ci ripagano di anni di impegno sindacale (debbo dire che non ci aspettavamo tanto cosi in fretta)”. “Dalle norme sulla semplificazione a quelle sul lavoro occasionale, dall’impresa in un giorno allo sportello unico, si legge chiaramente la volontà del Governo di stare vicino alle imprese”. Secondo Marini si tratta di “un disegno di semplificazione della pubblica amministrazione che fa seguito a quello che abbiamo visto in politica. Un disegno cui Coldiretti non è insensibile, considerando che una certa semplificazione “di fatto” è utile anche nella rappresentanza”.


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