Formazione
Pulizia scuole: a rischio 26mila posti di lavoro
Le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali lanciano l'allarme. E denunciano la mancata convocazione al Miur
di Redazione
Oltre 26mila posti di lavoro sono a rischio nel settore delle pulizie già da luglio di quest’anno, senza contare le pericolose ricadute sui livelli igienici, sulla manutenzione ordinaria e sulla sicurezza delle scuole. È questa la denuncia lanciata stamane, nel corso di una conferenza stampa congiunta, dalle associazioni datoriali Federlavoro e Servizi Confcooperative e FISEAnip/Confindustria Legacoopservizi e dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori del comparto Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltrasporti-Uil.
«Esprimiamo forte rammarico», spiegano le Associazioni, «per la mancata convocazione dell’incontro, da parte del ministero della Pubblica Istruzione, con le organizzazioni datoriali e sindacali, per concertare e definire le migliori soluzioni per il futuro delle diverse migliaia lavoratori impegnati nei servizi esternalizzati di pulizie delle scuole, i cui contratti sono in scadenza. Siamo altresì preoccupati per le nuove modalità di gestione e i contenuti delle gare di appalto, che tra l’altro, secondo la Direttiva del Miur, verrebbero direttamente affidate ai singoli istituti scolastici senza clausola sociale a salvaguardia dei lavoratori».
«Per questi motivi» dicono le Organizzazioni «chiediamo una immediata convocazione al fine di rimediare alla confusione giuridico legale e per garantire i rapporti di lavoro degli addetti».
L’incontro tra le parti, inizialmente calendarizzato per la scorsa settimana con il sottosegretario Giuseppe Pizza e il direttore Generale Marco Ugo Filisetti, è stato cancellato e, al momento, non sono previste nuove date per il necessario confronto.
Lo scorso 20 gennaio – dicono le organizzazioni – il ministero ha concesso la proroga al 30 giugno 2011 per la prosecuzione, alle medesime condizioni, dei contratti dei lavoratori degli appalti di pulizia delle scuole tramite i cosiddetti “Appalti Storici” ed ex Lsu, già scaduti o in scadenza”.
«Resta comunque la preoccupazione di cosa accadrà a partire dal prossimo 1 luglio – proseguono – visti i tagli ingenti delle risorse decisi sui servizi esternalizzati, confermati dal Ministero, che fanno temere per l’occupazione e il reddito di migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori, oltre a determinare seri rischi per la qualità dei servizi e quindi per la salubrità e la sicurezza degli ambienti scolastici destinati a docenti ed alunni».
«Una situazione complicata – sostengono – cui si aggiunge anche il possibile caos che potrebbe generare la Direttiva del Ministro Gelmini, in cui, tra l’altro, vengono definiti i criteri per le future gare di appalto. Secondo il provvedimento, in una fase provvisoria di almeno un anno, viene data la possibilità alle singole istituzioni scolastiche territoriali di provvedere autonomamente all’acquisizione di tali servizi, impostazione che oltre a non garantire gli attuali standard qualitativi, è in evidente contrasto con la normativa nazionale e comunitaria, nella fattispecie in riferimento alle normative legislative del codice unico degli appalti legge 163/2006 ed in particolare con l’art. 13 della legge 136 /2010, che, nell’ambito del piano straordinario contro le mafie, dà precise indicazioni per la riduzione e la qualificazione delle stazioni appaltanti e non per il contrario, come fa la direttiva richiamata».
«Se nei prossimi giorni non interverranno i chiarimenti necessari e le adeguate soluzioni ai problemi denunciati, si verificheranno due fatti molto difficili da gestire: sarà concreto il rischio occupazionale per migliaia di lavoratrici e lavoratori e, di conseguenza, saranno inevitabili le mobilitazioni dei lavoratori tramite le proprie associazioni sindacali. Occorre quindi – concludono le organizzazioni – che il ministro Gelmini si responsabilizzi per attivare un vero tavolo nazionale che sappia affrontare le difficoltà presenti e sappia dare risposte di tutela degli interessi delle famiglie, degli alunni e dei docenti salvaguardando l’occupazione ed il reddito degli addetti».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.