Politica

Pulizia Padana

La Lega travolta dallo scandalo cerca di ripartire da Maroni

di Franco Bomprezzi

La Lega alla prova del fuoco. Dopo il passo laterale di Bossi e le dimissioni dal consiglio regionale del figlio Renzo, la base vuole una svolta, e Roberto Maroni si appresta a ricevere una sorta di investitura popolare, sulle macerie dello scandalo dei rimborsi elettorali, usati a fini personali dalla famiglia del capo e non solo. I giornali continuano a raccontare entrambi gli aspetti della vicenda, quello giudiziario e quello politico.

Le prime undici pagine del CORRIERE DELLA SERA sono dedicate alla Lega. Si apre in prima con: “Lega, l’ora dei passi indietro”. A pagina 2 Claudio Del Frate fotografa la situazione: “Veleni in libera uscita in casa Carroccio: Bossi nei giorni scorsi aveva paventato come massimo pericolo per il movimento le spaccature interne, il far west del tutti contro tutti. Ed è proprio questo il precipizio verso cui la Lega ha marciato spedita per tutta la giornata di ieri, in un crescendo di dichiarazioni tra i maggiorenti del movimento che non lasciano sperare in una tregua imminente”. Marco Cremonesi a pagina 3 su Rosi Mauro: “Nelle prime ore del pomeriggio di ieri, si diffonde la voce che a breve arriveranno le sue dimissioni da vicepresidente del Senato. Del resto, il passo indietro non è stato chiesto soltanto dagli arcinemici maroniani, ma dal coordinatore delle segreterie padane Roberto Calderoli. Che elogia le dimissioni di Renzo Bossi e poi estende il ragionamento: «Non c’è nessun obbligo giuridico, ma sarebbe opportuno e altrettanto giusto se Rosi Mauro si dimettesse dalla vicepresidenza del Senato. Dimostrerebbe così di volere bene più alla Lega che a se stessa». Quel che nel movimento fa impazzire di rabbia militanti e dirigenti è la giustificazione con cui l’altro giorno in via Bellerio la «Nera» ha rimbalzato chi le suggeriva le dimissioni: «Non avrò alcuna conseguenza giudiziaria»”. A pagina 5: “Militanti a Bergamo, parte la «rivolta»”. “L’appuntamento di questa sera a Bergamo, che vedrà l’arrivo di militanti da tutta la «Padania» potrebbe diventare epocale – prevede Marco Cremonesi -. In realtà, la manifestazione ha già cambiato fisionomia per tre volte. Nata prima delle dimissioni di Bossi come una sorta di autoconvocazione per protestare contro gli scandali che hanno infangato il partito, dopo il passo indietro del «Capo» si è trasformata in un appuntamento dell’«orgoglio padano», la voglia di prendere le distanze da «coloro che rappresentano una Lega che ha fatto il suo tempo». Ma il vero volto che assumerà la manifestazione di questa sera sarà l’apoteosi di Roberto Maroni”. A quale livello si stia collocando la resa dei conti interna alla Lega lo si capisce da molte interviste velenose, come quella a Monica Rizzi, assessore regionale allo Sport, e amica di Renzo Bossi. A pagina 6 così risponde a una domanda di Ferruccio Pinotti: “Il vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi ha chiesto la sua espulsione dal partito, anche se poi ha fatto un passo indietro. Come replica? «Oltre che inopportuno è decisamente un atto di sciacallaggio politico, quello messo in atto dal segretario provinciale della Lega Nord di Brescia Fabio Rolfi che propone la mia espulsione e quella di Renzo Bossi dal partito. Proprio lui, che punta il dito sulla candidatura di Renzo Bossi, parlando di nepotismo sbagliato, dovrebbe invece pensare alla vicenda di sua moglie Silvia Raineri che, dopo aver fallito la sua sistemazione attraverso un concorso pubblico indetto dalla provincia di Brescia, poi congelato dal presidente Molgora per presunte irregolarità, riceve prima un incarico di collaborazione al Gruppo Lega in Regione Lombardia e poi viene assunta tramite un concorso all’Asl di Milano, ottenendo immediatamente l’aspettativa per tornare a lavorare in Regione Lombardia»”. Niente male. Gian Antonio Stella si sbizzarrisce in due pagine, 8 e 9, per raccontare le imprese di Renzo Bossi: “L’autista: ero il suo Bancomat. Fenomenologia del Trota”. Una lettura antropologica della quale citiamo solo la conclusione: “L’uomo, dopo aver iniziato come autista del Senatur, racconta in un memoriale traboccante di punti esclamativi del quale ha già in mente la copertina (titolo: «Il giocattolo del Trota») di essere stato dirottato sul rampollo per una scelta diretta di Rosi Mauro e della moglie del Senatur Manuela Marrone. Indimenticabile il saluto al neoassunto dell’ardente vicepresidentessa del Senato al centro di mille polemiche in questi giorni per le spesucce messe a carico del partito e di Palazzo Madama in favore del suo diletto e impomatato cantante-segretario-boy-friend. Disse: «Benvenuto nel nostro mondo»”. Infine Giuseppe Guastella e Fiorenza Sarzanini firmano, alle pagine 10 e 11, il pezzo di giudiziaria: “Da Cipro alla Norvegia caccia ai fondi occulti”. Eccone un assaggio: “Sono migliaia i documenti, le ricevute, le fatture e gli scontrini che i magistrati dovranno esaminare a partire da oggi, per valutare le contestazioni di reato per gli esponenti della Lega che hanno beneficiato dei soldi del partito provenienti dai rimborsi elettorali, primi fra tutti Renzo Bossi e la vicepresidente del Senato Rosi Mauro. Il resto potrebbe arrivare dai computer e dall’altro materiale informatico sequestrato negli uffici e nelle abitazioni dello stesso Belsito. Perché la sensazione è che le «dazioni» ai familiari e ai fedelissimi del Senatur siano soltanto il primo tassello di una catena che può travolgere altri esponenti del Carroccio”.

“Lega, si dimette anche Bossi jr”: LA REPUBBLICA spiega il perché nel sommario: “L’autista: ero il suo bancomat. Calderoli: e ora lasci Rosy Mauro”. Al Carroccio sono dedicate le prime otto pagine interne, per spiegare il perché e il per come di quel che sembra un’implosione. Con surreali dimissioni di un ragazzino e ancor più surreali spiegazioni del padre («erano due mesi che mi diceva che era stufo di stare in Regione… non si trovava»). Parole che non si sa dire se siano più patetiche o calcolate. In ogni caso, dietro alla letterina del Trota («mi dimetto… do l’esempio»), secondo il retroscena scritto da Paolo Berizzi ci sarebbe una Pasqua di fuoco. Un faccia a faccia durissimo fra il Senatur e il suo rampollo: «ti ho dato un’occasione e l’hai buttata nel cesso» ha sintetizzato Umberto, deciso a giocare d’anticipo rispetto alla manifestazione organizzata per stasera da Maroni (che su Facebook del resto aveva avvertito: «oggi è Pasqua la colomba va bene, ma solo fino a domani… Pulizia, pulizia, pulizia»). Il vecchio Capo, come viene chiamato il Senatur, ha superato anche le insistenze della moglie che avrebbe tentato di far prevalere ancora una volta le ragioni della famiglia. La base intanto continua a rumoreggiare su Rosy, la Nera, la vicepresidente del Senato (cioè la quarta carica dello Stato), della quale i leghisti arrabbiati chiedono le dimissioni. Auspicate anche da quell’anguilla del Calderoli, nominato anch’egli dal tesoriere leghista e tuttavia entrato nel triumvirato che guida il partito. La sintesi più elegante che forse esprime meglio la sommessa partecipazione della base che aspetta l’operazione di stasera (pulire il pollaio…) è di un’altra anima bella, il sindaco sceriffo Giancarlo Gentilini: «Ora tocca alla sindacalista, quel cerchio magico va distrutto in tutti i suoi elementi, va fatta una pulizia etnica radicale». Sempre la base pare pronta ad acclamare Roberto Maroni, dimenticando che in questi anni non era proprio una figura di secondo piano e che quindi forse qualcosina sapeva. Addirittura ci sarebbe l’ipotesi di occupare via Bellerio, mentre dal canto loro i leghisti veneti, che si sentono poco rappresentati, starebbero preparando l’assalto alla guida della Liga veneta. Tosi si candida contro la deputata bossiana, Paola Goisis. Chiude la serie un aggiornamento sulle inchieste e una doppia pagina sull’intenzione dei partiti di cambiare le regole per i finanziamenti. Interessante l’intervista a Franco Frattini: “Contro l’antipolitica rimborsi ridotti dnel 2012 e 5 per mille sul 740”. La riforma deve essere fatta, sostiene l’ex ministro, in piena trasparenza e prevede la certificazione esterna dei bilanci dei partiti che saranno anche online. Per il finanziamento futuro, pensa a «una quota di finanziamento su base volontaria: erogazione liberale del cittadino (è già possibile, ndr.). Sarebbe una sorte di 5 per mille, dovremo saper riconquistare la fiducia dei cittadini. Chiaro: ciascuno non verserebbe al proprio partito, onde evitare riconoscimento. La ripartizione del fondo avverrebbe in proporzione ai voti ottenuti ai seggi».

IL GIORNALE titola a tutta pagina “Partiti straricchi”. L’editoriale è di Vittorio Feltri che spiega «Le colpe della Lega ricadranno su tutti i partiti. Che, in questo momento di terremoti padani, temono sismi in casa loro per gli stessi motivi che hanno indotto i Bossi, Umberto e Renzo, ad abbandonare la cadrega: come vengono utilizzati i rimborsi elettorali, formula lessicalmente gentile che ha sostituito (in modo truffaldino) i vecchi e diffamati finanziamenti pubblici? È arcinoto che solo un terzo delle ingenti somme serve per pagare spese autentiche (gestionali, stampa e propaganda, eccetera). Due terzi se ne vanno chissà in quali tasche e senza lo straccio di una giustificazione». All’interno Luca Fazzo e Enrico Lagattolla firmano l’inchiesta “I filmati dell’autista-bancomat: così gli davo i soldi della Lega”. «Marmello – chauffeur e guardia del corpo del “Trota” – si è preso la sua vendetta. Da mesi filmava con una microcamera quanto accadeva sull’auto del rampollo del Senatùr . E ora consegna quattro video al settimanale Oggi, che li pubblica sul suo sito insieme a un’intervista in cui Alessandro Marmello racconta: “Ero il bancomat di Renzo, in via Bellerio ritiravo contanti per le sue spese personali”».  Più in basso Paola Setti intervista Ermanno Pleba, l’ex socio genovese di Francesco Belsito. “Ecco chi è Belsito: lo aiutai e mi ha rovinato” il titolo. Nella pagina successivo l’apertura è dedicata alle dimissioni. Paolo Bracalini firma “Umberto convince Renzo a dimettersi”. In taglio basso “Lascio per evitare altri attacchi al movimento e a papà” che riassume la lettera scritta dallo stesso Renzo Bossi a Brescia Oggi. Si chiude con uno sguardo al partito. Andrea Cuomo firma “Maroni e l’operazione pulizia. Ecco chi c’è sulla lista nera”. Tra gli epurati oltre a Rosi Mauro ci sarebbero anche i vip: Marco Reguzzoni e Federico Bricolo. Si chiude “Il Veneto sogna di prendersi il partito” di Stefano Filippi che racconta le intenzioni di Zaia e Tosi.  

 “Trota sacrificale” è questo l’evocativo titolo che apre la prima pagina del MANIFESTO per le dimissioni di Renzo Bossi al quale viene dedicata anche la vignetta di Vauro che disegna una caricatura di Bossi junior dal titolo “Dimissioni” e la didascalia “L’ex figlio di Umberto Bossi”. “La Lega nel caos prova a cambiare perché nulla cambi: Renzo Bossi si dimette per «dare l’esempio» ma Calderoli chiede un «passo indietro» anche a Rosy Mauro. Oggi a Bergamo la manifestazione dell’«orgoglio leghista». Maroni riscalda la piazza: «Basta con i cerchi magici. Ci vuole pulizia»” si legge nel sommario che rinvia alle due pagine interne dedicate alla Lega. Il commento di Alessandro Robecchi “Home, sweet home” inizia in prima pagina e si conclude a pagine 2 in taglio basso, mentre l’apertura ricorda la notizia “Bossi jr. fa il passo del gambero” mentre il sommario spiega “Renzo Bossi si dimette da consigliere regionale della Lombardia «Do l’esempio», dice. Il suo autista si filma mentre consegna al figlio del capo i soldi del partito. È solo l’inizio della resa dei conti interna alla Lega. Questa sera raduno a Begamo”. Scrive Robecchi «(…) Tutta una barzelletta. Lui, il capo supremo, mollato dalla prima moglie perché usciva con la valigetta dicendo che faceva il medico e invece andava al bar. Dottore, figurarsi. (…) Un figlio, Riccardo, che corre in macchina (…); un altro, Renzo, che tutta la vita resta il Trota col suo diploma farlocco, uno che conta sulle fette di salame che il papà si appone, padanamente sugli occhi. Gli fa vedere il libretto dell’università, ma tu pensa, e quello crede che il suo Trota (origine del nome: un delfino ma pirla) abbia fatto l’interprete tra Silvio e la Clinton (…)» e prosegue «(…) E la difesa è peggio dell’accusa. L’Umberto non sapeva, l’Umberto era raggirato, tenuto in ostaggio dal cerchio magico degli adepti pilotati dalla Manuela, questa Yoko Ono del Carroccio, diciamo (…)» E passando ai risultati politici amministrativi Robecchi prosegue: «(…) cos’hanno prodotto ‘sti campioni della pulizia etnica? Federalismo? Zero. Indipendenza? Peggio che andar di notte. Meno tasse? Figurarsi! Più decentramento? Manco per sogno. Insomma il bilancio è sottozero, e in più si aggiunge a mo’ di ciliegina, la storica figura di merda (…)».  A pagina 3 si guarda avanti e nell’articolo “«Il Veneto non perdona»” (occhiello “Statale Valsugana, sotto la scritta «Lega ladrona» la firma della Liga” si descrive il malessere veneto e il rischio di implosione tra lombardi e veneti alla resa dei conti interni alla Lega. 

IL SOLE 24 ORE dedica la spalla in prima alle vicende della Lega “Renzo Bossi si dimette. Calderoli: ora deve lasciare Rosy Mauro”. Il commento è affidato a Stefano Folli “Il sovrano decapitato”: «la Lega ha concluso il suo ciclo ed è ormai un rottame politico alla deriva. Può darsi, anzi è augurabile che un nuovo gruppo dirigente riesca a prendere in pochi mesi il controllo di quel che resta del movimento. Ma occorrerà verificare quanto sarà realmente «nuova» questa leadership: se fosse solo cosmesi, sarebbe difficile arrestare il disincanto dei militanti e la fuga nell’astensione (che in questo caso fa davvero rima con disillusione). In ogni caso l’incredibile scandalo che travolge la famiglia del leader storico e infrange il famoso «cerchio magico» equivale alla decapitazione del sovrano in uno Stato retto da una monarchia assoluta. Ed è escluso che l’assetto di potere interno possa reggere, essendo venuto meno il punto di equilibrio, anzi la fonte di ogni legittimità. La Lega di domani sceglierà probabilmente Maroni come nuovo capo: se non altro perchè l’ex ministro dell’Interno è stato il primo a reclamare «pulizia, pulizia, pulizia». Il primo, sì, ma senza affrettarsi troppo, visto che ha retto il Viminale per anni e i suoi nemici interni gli domandano come mai non si è mai accorto del malaffare. Mentre il Veneto, con Zaia, già avanza i suoi diritti. Tuttavia, se anche Maroni riuscisse a tenere unito il movimento e a soddisfare i militanti che reclamano moralità, ebbene anche in quel caso la Lega dovrà attendere anni per ritrovare un ruolo nazionale. Il fallimento si paga e la Lega di Bossi e Calderoli, in parte anche di Maroni, ha fallito a Roma. Non ha saputo per anni dare corpo ai suoi stessi programmi, a cominciare dal federalismo (come ha ben documentato Luca Ricolfi sulla «Stampa» di ieri)».

ITALIA OGGI guarda a stasera all’incontro dell’orgoglio padano. Scrive Massimo Tosti: « quello che chiedono molti militanti  è che la Lega ritrovi l’orgoglio. Perché non è un’inchiesta giudiziaria che può cancellare un partito che ha lasciato, nel bene e nel male, un segno profondo nella storia italiana dell’ultimo quarto di secolo. La Lega ha interpretato più e meglio di qualunque formazione politica il malessere di una parte consistente del Nord Italia catturandone un  voto interclassista, persino con preferenze per le classi operaie stanche delle rivendicazioni dei partiti ingessati  in una cultura troppo conservatrice e di sindacati capaci solo di lanciare parole d’ordine generiche e ispirate a stereotipi non più validi oggi.  Sarebbe un errore se gli scandali travolgessero un partito che ha saputo conquistarsi consenso sul territorio, grazie alla capacità dimostrate da tanti amministratori locali onesti e capaci». ITALIA OGGI cita LA STAMPA per sottolineare che in tutta la vicenda «Maroni non c’era e se c’era dormiva». Ishmael svela che «stanno per partire i rimborsi 2008. Dite che oseranno passare in banca e incassare? Sì senz’altro.  E il governo bocconiano dopo aver minacciato decreti leggi antirimborso lascerà fare. Ma a ritirare il rimborso ci andranno  in maniera anonima per non farsi vedere dai cittadini o con l’auto blu per dimostrare chi comanda?… se poi una ghenga di cittadini onesti, calatisi i passamontagna  sul viso, dovessero appostarsi  fuori dalla banca e rapinare i tesorieri di partito, arma giocattolo, per poi distribuire il denaro dei rimborsi elettorali ai contribuenti bisognosi, affinchè possano pagarci le tasse… beh viva l’anarchia, ragazzi». 

La bufera leghista occupa il taglio medio della prima pagina di AVVENIRE sotto il titolo “Bossi Jr lascia, pressing su Rosi Mauro. Fondi ai partiti: sprint per le nuove regole”. All’interno i servizi vanno dalla pagina 9 alla 12. Da segnalare l’analisi sulla geografia leghista (“Maroniani contro cerchio magico. Ecco i nuovi equilibri del Carroccio”). Questo l’incipit del pezzo: «”Cerchisti” da una parte, ovvero i bossiani doc. Dall’altra i “maroniani”, o “barbari sognanti” come amano definirsi. Ma non solo. Ci sono anche i “veneti”, i “fedelissimi”, i “calderoliani” e i “piemontesi”. L’inchiesta sull’uso dei fondi della Lega per scopi non esattamente istituzionali – e le dimissioni a catena di padre e figlio – sconvolge gli equilibri del Carroccio, ne evidenzia le fratture interne e provoca sommovimenti che potrebbero portare sviluppi imprevisti. Non è un caso se Umberto Bossi dice di volersi impegnare per «mantenere unito il movimento», in attesa di un congresso difficilissimo. Ecco i principali attori in campo». A pagina 12 poi doppia intervista al maroniano Attilio Fontana, sindaco di Treviso («Ora svolta forte. Non basta un’imbiancatura sui muri») e al deputato Udc Mauro Libè («seguiamo le mosse di Bobo, ma serve discontinuità»). Curioso anche il “sondaggio” su twitter secondo il quale, nota AVVENIRE, “Twitter scommette sull’ex ministro. Oltre il 64% lo vuole nuovo leader». 

 “La resa dei conti nella Lega” il titolo di apertura in prima pagina de LA STAMPA. Operazione pulizia rapida nel Carroccio, con le dimissioni di Renzo Bossi da consigliere regionale e Calderoli, uno dei tre triumviri, che chiede le dimissioni da vicepresidente del Senato di Rosi Mauro. A centro pagina, alcune immagini tratte dal video girato dall’autista del Trota (e pubblicato sul sito del settimanale Oggi) in cui il figlio di Bossi prende dal suo autista soldi di rimborsi non dovuti. L’approfondimento-commento è affidato a Michele Brambilla: una specie di lettera aperta a Rosi Mauro, di cui chiede le dimissioni per carità di patria. «Lasci quella carica: fosse di partito, non ci permetteremmo. Ma è la vicepresidenza del Senato della Repubblica: rappresenta tutti noi e anche qualche nostro illustre antenato. Lei obietterà di non essere indagata. Ma non tutto si misura con il codice penale. Ci sono comportamenti sconvenienti che non sono reati, ma restano sconvenienti. Gentile signora: l’hanno capito anche due persone cui lei dovrebbe voler bene, Umberto Bossi e suo figlio Renzo. Anche loro non sono indagati. Ma quel che è già emerso dall’inchiesta sul conto di entrambi è bastato a indignare non dico i nemici della Lega, ma i suoi elettori e militanti, che si sentono traditi e chiedono pulizia. Per questo Bossi senior e Bossi junior se ne sono andati. Il primo dalla guida del partito che ha creato dal nulla; il secondo dalla carica di consigliere regionale, che era il suo non disprezzabile posto fisso in tempo di crisi. Lei in questi giorni ha detto che a dimettersi non ci pensa neppure. Strano, questo attaccamento a Roma ladrona e alle istituzioni di un Paese che nelle previsioni del tempo del giornale del suo partito, «La Padania», figura all’estero. Perfino Calderoli le ha chiesto di lasciare: Calderoli, quello che era con lei sul palco di Venezia a insultare i giornalisti che avevano osato scrivere di divisioni all’interno della Lega. «I giornalisti scrivono un sacco di c…te», urlò lei, signora, che era già vicepresidente del Senato. Oggi si vede che forse c…te lo erano per difetto, nel senso che neppure noi pennivendoli potevamo immaginare un partito così tanto diviso: con segretarie di fiducia che scaricano il capo e bodyguard che filmano il Trota mentre intasca i soldi della cassa comune. Ieri Umberto Bossi, quando balbettava qualche mezza frase sulle dimissioni di Renzo, non sembrava neanche un leader politico in difficoltà ma solo un vecchio padre sofferente. Suscitava compassione, così come in un certo senso la suscita anche suo figlio, destinato ora a pagare, con un marchio a vita, un prezzo superiore alle sue effettive responsabilità. La loro è una fine ingloriosa: ma le dimissioni di entrambi bastano a fermare Maramaldo. Le sue, signora, sarebbero semplicemente un atto dovuto».

E inoltre sui giornali di oggi:
 
FOXCONN
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina per l’ampio articolo firmato da Josh Eidelson “Gli ispettori della FoxConn non sono indipendenti” a pagina 7 interamente dedicata a questa storia di sfruttamento, come ricorda la fascia grigia in testa alla pagina “L’azienda con oltre 1 milione di operai, produce per conto di Apple, Microsoft e Dell che usano compiacenti e antisindacali agenzie di certificazione del lavoro. È famosa per i suicidi operai”, mentre il titolo di apertura è: “FoxConn, una volpe a guardia del pollaio”. Nell’articolo si ricorda chi è la Fla (Fair Labour Association) nata nel 199 negli Usa con finanziamento e sostegno dell’amministrazione Clinton «(…) Fin dall’inizio, la Fla  ha descritto il suo approccio come mirato a coinvolgere gli azionisti nel processo. Oltre a università e associazioni no profit, nella sua giunta figurano diversi membri delle multinazionali dell’abbigliamento (…)» Si spiega citando Mary Yanik, membro della Usas (United students against sweatshop) e della Wrc (Workers Rights Consortium) «L’obiettivo della Fla, secondo noi, è stato fin dal principio quello di fungere anzitutto da cortina fumogena, aiutando le multinazionali ad insabbiare. Non è mai stata una vera associazione di difesa dei lavoratori e ha danneggiato seriamente il movimento contro le aziende che sfruttano la manodopera».

IMMIGRAZIONE
IL SOLE 24 ORE – “Arriva il nuovo permesso elettronico”: «Dirittura d’arrivo per il nuovo permesso di soggiorno elettronico (Pse). Lo schema di decreto interministeriale giungerà nelle prossime settimane sul tavolo del ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. (…) Secondo i programmi del Viminale tutto dovrebbe chiudersi a maggio, con la firma del ministro dell’Interno e l’avvio di una fase sperimentale che interesserà la provincia di Viterbo. Si ipotizza, inoltre, che il rilascio del Pse sarà esteso a tutti gli immigrati, minori compresi per qualunque fascia d’età, e per i bambini con meno di 12 anni sarà gratuito. Il Pse è a tutti gli effetti una card di plastica dove viene inserito un microprocessore in tecnologia “Rf” (radiofrequenze) in cui sono inseriti e memorizzati una serie di dati dello straniero, comprese foto e impronte digitali dell’indice sinistro e destro. La foto è anche visibile nella card. È il Poligrafico dello Stato a produrre il permesso elettronico e il decreto prevede anche la nomina di una commissione interministeriale «di coordinamento per il monitoraggio e l’aggiornamento tecnologico» del Pse».

BICICLETTA
AVVENIRE – “Bici contromano, sì da Roma”, il Comune «Subito al lavoro per individuare le vie». L’annuncio arriva dopo che qualche giorna fa il ministero dei trasporti aveva dato parere positivo al doppio senso di marcia nelle strade a senso unico. «È finalmente prevalso il buon senso», esulta il presidente della Fiab Antonio Della Venezia.

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