Welfare

Pugni al frigo e tronchi in spalla: così nascono i campioni del viadotto

Dal riscatto sociale alle glorie del ring

di Redazione

Jackie ha 28 anni, sogna il mondiale dei welter e ha un fisico scolpito come pochi. Brasiliano, nero di Minas Gerais, a San Paolo ci è arrivato una decina d’anni fa per cercar fortuna. «Dopo i primi mesi trascorsi da sbandato ho incontrato questo pazzo», racconta, indicando coach Garrido, mentre si carica in spalla un tronco di oltre cento chili. Jackie è una delle due punte di diamante della Garrido Boxe, una sfida non solo sportiva ma pure sociale, che ha fatto parlare di sé anche per il suo eclettismo. Primo, perché il suo fondatore Nilson Garrido adotta metodi che farebbero storcere il naso non solo ai puristi della nobile arte ma anche al Rocky Balboa prima maniera che prendeva a cazzotti quarti di manzo nella macelleria del cognato. Invece che con il tradizionale sacco, infatti, Jackie in allenamento incrocia i guanti contro frigoriferi usati e pneumatici da tir. Poi, quando arriva l’ora della sessione, in foresta fa percorsi da guerra che neanche i marines praticano, con pesantissimi tronchi d’albero sulle spalle.
Ma la Garrido Boxe è un unicum nel mondo soprattutto perché Nilson ha aperto le sue palestre permettendo a tutti di allenarsi, a cominciare dai “meninos de rua” e dai barboni che, tra sudore e pesi, scoprono nella boxe un’àncora di salvezza a costo zero. Come raccontiamo nel reportage anche con le fotografie di Gabriele Galimberti, che ci ha accompagnato in questa avventura sociale ma anche sportiva dal momento che ben due atleti della Garrido Boxe sono diventati campioni sudamericani delle loro categorie, il già citato Jakie nei pesi welter e Jailson, 23 anni e alle spalle una gioventù trascorsa in strada a sniffare colla e cocaina, nei medi.

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