Famiglia

Puglia-Tirana, una bussola per la finanza migrante

Diciotto milioni di rimesse. Oggi quasi del tutto affidate a canali informali (di Francesco Dente).

di Redazione

Il 9 agosto 1991 una nave proveniente dall?Albania entrava nel porto di Bari. Il suo nome, Vlora, sarebbe passato alla storia. Sul ponte e nella stiva migliaia di disperati fuggiti dalla fame. Aggrappati fino al fumaiolo di quella carretta guardavano per la prima volta da vicino l?Occidente ricco e sazio. In tasca neanche un lek, la moneta albanese. Sedici anni dopo, 18 milioni di euro hanno percorso lo stesso tragitto in direzione inversa. Sono i risparmi guadagnati dagli immigrati albanesi che lavorano nei cantieri edili, nei campi e nei ristoranti di quest?altra sponda dell?Adriatico. In patria serviranno per sostenere le famiglie degli immigrati o, magari, per costruire un po? alla volta la casa in cui invecchiare il giorno del rientro.Diciotto milioni (138,5 milioni in complesso dall?Italia), un bel gruzzolo che tuttavia continua a raggiungere il Paese delle Aquile dalla Puglia attraverso amici, parenti o intermediari. Solo il 20% degli albanesi infatti varca la soglia di una banca per trasferire il denaro con un click. Per superare le diffidenze e i pregiudizi è nato Handled with care, progetto realizzato nell?ambito del nuovo programma di prossimità Italia-Albania. L?intento è favorire lo sviluppo di prodotti integrati finanziari e microfinanziari adeguati alle esigenze della popolazione albanese residente nelle province di Bari, Brindisi e Lecce. L?iniziativa di educazione finanziaria mira a insegnare a ?maneggiare con cura? quel denaro che spesso è affidato invece a corrieri che lo maneggiano, semmai, con troppa disinvoltura. «Gli obiettivi del progetto Interreg/Cards III A Italia-Albania sono molteplici: favorire la riduzione dei costi delle rimesse, facilitare l?accesso dei cittadini immigrati alle banche e, non ultimo, rafforzare la legalità e la sicurezza dei trasferimenti», afferma Bernardo Notarangelo, dirigente del settore Mediterraneo della Regione Puglia e responsabile dell?Autorità di gestione dei programmi con l?Albania. Il progetto, finanziato con 427mila euro di risorse europee e della Regione Puglia, conta su numerosi partner. Per l?Italia: la Banca Popolare Pugliese; Microfinanza, società di consulenza in finanza per lo sviluppo; Sgi, società di consulenza di formazione manageriale, e la società di comunicazione Escogita. Per la parte albanese: il Distretto regionale di Durazzo (Lead partner esterno), Fff (For the Future Foundation), Bis (Banca italiana di sviluppo), l?istituto internazionale di enti associati Integra onlus di Lecce e l?associazione Meridiani e paralleli. «L?esperienza maturata in questi anni con i cittadini stranieri ci ha insegnato che per favorire l?incontro con gli istituti di credito bisogna superare le difficoltà di dialogo e i pregiudizi. Serve il contatto diretto: le forme tradizionali di pubblicità non funzionano. Alcuni immigrati inoltre temono che in Italia accada quello che si verifica nei loro Paesi di origine e cioè che i governi ?allunghino le mani? sui loro conti per il pagamento delle tasse o anche di una multa», spiega Ugo Latrofa, responsabile marketing di Banca Popolare Pugliese. Un contributo decisivo per superare le barriere che dividono gli immigrati dalle banche può essere giocato, dunque, dal non profit. «Il risultato del progetto», afferma Klodiana Çuka dell?associazione Integra, «non sarà soltanto un prodotto bancario da vendere al cittadino albanese quanto un progetto di educazione. Per questo è importante creare una rete di relazioni fra più attori sociali che faccia da cassa di risonanza all?iniziativa di sensibilizzazione». Molti albanesi, ricorda infatti Çuka, inviano i soldi in contanti brevi manu per ragioni storiche: anche dopo la caduta del regime hanno sempre avuto la cultura del libretto al risparmio e non del conto corrente. Inoltre, sono rimasti scottati dalle truffe finanziarie subite a cura di operatori esteri.

Francesco Dente


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