Sostenibilità e Ricerca
Puglia smart, coltivare senza terra e da acque di recupero
Nasce la prima fattoria acquaponica in Europa che utilizza acque depurate da un acquedotto per la produzione agricola e l'allevamento di pesci. Castellana-Grotte, provincia di Bari, scelta su otto nazioni per la purezza delle sue acque. Al lavoro 20 organizzazioni tra cui università, centri di ricerca, aziende, istituzioni governative e organizzazioni non profit di otto paesi.
Si chiama “acquaponica” e mette insieme “acqua” e “ponos” nell’accezione di “lavoro”. È una tecnica che combina l’allevamento di organismi acquatici (acquacoltura) con la coltivazione su acqua di colture terrestri (idroponica) e, dunque, senza bisogno di suolo.
In realtà, l’idea d’integrare l’acqua per allevare pesci e fertilizzare le piante esiste da millenni. Ma se i primi utilizzi di questa tecnica risalgono a civiltà antiche come i Babilonesi, gli Aztechi e le culture dell’Asia meridionale, sono state le ricerche e gli sviluppi degli ultimi decenni a far emergere l’acquaponica come una metodologia efficace e sostenibile.
I primi studi infatti rimandano alla fine degli anni ’70, poi con i dibattiti iniziati dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano a Stoccolma e la pubblicazione del Rapporto al Club di Roma “The Limits to Growth”, comincia la discussione mondiale sul rischio dell’esaurimento delle risorse naturali e dello sfruttamento dei terreni che sta determinando cambiamenti senza precedenti nei paesaggi, negli ecosistemi e nell’ambiente. I progetti pilota di acquaponica stanno crescendo rapidamente, con una doppia prospettiva: studiare i migliori metodi per l’applicazione su larga scala di questo sistema e creare sistemi di coltivazione e allevamento intensivi ma sostenibili. Non solo nell’ambito agricolo, ma anche in aree inadatte alla coltivazione, al fine di sviluppare l’agricoltura urbana all’interno del contesto delle Smart cities.
Un progetto da 5,1 milioni di euro
In Italia è stato da poco presentato Aquaponics from wastewater reclamation-Aware, un progetto europeo di “ricerca e sviluppo” finanziato per 5,1 milioni di euro – compreso un cofinanziamento dal Regno unito ricerca e innovazione – con fondi europei del programma Horizon Europe, che realizzerà il primo impianto di acquaponica in Europa che utilizza acque reclamate all’interno del sistema. Le acque “reclamate” sono le acque di scarico passate attraverso il sistema di trattamento per tutte le sue fasi. Un progetto che prevede pertanto di associare un aspetto produttivo alla realtà del trattamento delle acque.
Sulla realizzazione della prima fattoria in Europa che avrà questo impianto pilota sono al lavoro 20 organizzazioni (nella foto sotto, i rappresentanti dei partner del progetto Aware in visita al sito di depurazione e affinamento delle acque, ndr), tra cui università, centri di ricerca, aziende, istituzioni governative e organizzazioni non profit di otto paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Regno Unito, Belgio, Grecia e Cile).
Lecce nella rete universitaria
Tra le università coinvolte c’è anche l’Università del Salento, con un gruppo multidisciplinare coordinato dal professore Gian Pietro Di Sansebastiano che, nel progetto, si occupa anche degli aspetti scientifici legati alle piante da coltivare e che precisa: «Il trattamento dei reflui in Europa è strettamente regolato e porta a ottenere la cosiddetta “acqua reclamata”, di qualità molto buona. Attualmente in Europa si può utilizzare solo per l’irrigazione dei campi. È però anche possibile applicare dei passaggi addizionali per portarla a essere indistinguibile dall’acqua potabile. Con Aware ci proponiamo di sviluppare una completa filiera produttiva acquaponica, coltivando insalate e allevando pesci per il consumo umano a scarto zero. Il progetto valuterà le problematiche che potrebbero insorgere, dal processo alla percezione dei consumatori. Essenziale, quindi, la partnership stabilita con l’Autorità idrica pugliese e il supporto che ci viene dall’Acquedotto pugliese».
Del gruppo di ricerca di Di Sansebastiano fanno parte anche i professori Tiziano Verri e Angelo Corallo, le ricercatrici Loredana Stabili e Federica Stella Blasi e i ricercatori Gianluca Trullo, Matteo Calcagnile e Fabrizio Barozzi. In dettaglio: l’acqua recuperata dovrà essere priva di tutti i contaminanti potenzialmente dannosi, compresi i contaminanti di preoccupazione emergente che attualmente non sono regolamentati nella direttiva europea sulle acque reflue; l’impianto acquaponico dovrà allevare pesce e coltivare verdure che soddisfino i più severi requisiti di sicurezza e qualità; il sistema dovrà essere sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico; infine, i risultati dovranno essere abbastanza forti da convincere sia i responsabili politici che i consumatori dei vantaggi dell’utilizzo di quelle che in origine erano acque reflue per produrre alimenti.
«La struttura che costruiremo è costituita da una cupola geodetica, praticamente una “mini serra” per il controllo della temperatura degli impianti. Questa conterrà tre sistemi, ognuno con una vasca di tre metri cubi. Due di questi sistemi sono alimentati con le acque reclamate, mentre uno con acque naturali. I tre impianti sono progettati per produrre circa cinquanta pesci l’uno, nello specifico alleveremo la tilapia e produrremmo la lattuga, una combinazione largamente testata e convalidata in acquaponica. Ci concentreremo sulla qualità dell’acqua per verificare quanto questa variabile potrebbe incidere sulla resa ed efficienza. Se il progetto avrà un riscontro positivo, a partire dal 2025 è in progetto l’espansione con un impianto più grande con vasche di 7.5 metri cubi con 250 pesci circa», ha spiegato Fabio Ugolini, di Innova-Eu, coordinatore del progetto.
Il Comune di Castellana-Grotte, provincia di Bari, l’Autorità idrica pugliese, l’Acquedotto pugliese-Aqp e Innova-Eu hanno sottoscritto il protocollo d’intesa per questa sperimentazione che ha tempo fino al 31 ottobre 2026 per dimostrarsi vincente e che sarà sviluppata nell’impianto di distribuzione delle acque depurate e affinate da Aqp nel Comune di Castellana-Grotte che sarà il proprietario di questo impianto che consentirà un risparmio idrico del 90% rispetto ad altri siti produttivi.
Prodotti ecosostenibili
«Per questo progetto erano candidate otto nazioni della Comunità europea e Castella-Grotte è stata scelta tra tutte le concorrenti, questo è per noi un valore aggiunto all’ambizioso Aware. E questo lo si deve alla qualità dell’acqua raffinata che noi già abbiamo perché serviva alla base un’acqua “sana”: la purezza del 99,4% delle nostre acque ha fatto la differenza», ci spiega il sindaco Domi Ciliberti che ha visto in questa sperimentazione anche la possibilità di una ricaduta sull’intero indotto: «Oltre ai benefìci alimentari, l’impianto darà prodotti ecosostenibili. Il nostro obiettivo è quello di creare una “catena di valore” che va dalla produzione al lavoro». Per avere i primi risultati bisognerà però aspettare tutto il 2024, allorché si capirà la reale produttività della fattoria acquaponica in relazione alla sostenibilità ambientale, alla qualità dei prodotti e alla offerta di lavoro che ne deriverà. «E, perché no, coltivare gli ingredienti dei piatti tipici del territorio nella fattoria acquaponica così, oltre alla qualità intrinseca di olio e grano pugliesi, avremo il riconoscimento della completa sostenibilità della nostra tavola, in particolare della a’ mbanôt, dell’impanata che è fatta di purea di fave, cicorie selvatiche, pane raffermo ed olio d’oliva extravergine che a giugno scorso ha ottenuto anche il riconoscimento di “prodotto agroalimentare tradizionale” dal ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste», conclude.
Foto di apertura ThisisEngineering RAEng su Unsplash
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