Non profit

Pubblicità. Un caso nato da Vita. Per favore,qui non si compara

L’Istituto oncologico romagnolo compera una pagina per paragonare le proprie attività con quelle dell’Airc. Per farlo dà cifre che non corrispondono al vero.

di Benedetta Verrini

«Siamo allibiti e amareggiati. Ci chiediamo il perché di una così violenta contrapposizione proprio in un settore in cui la collaborazione e la condivisione d?intenti dovrebbero essere la regola aurea di comportamento». Così Maurizio Savi, direttore generale dell?Airc-Associazione italiana per la ricerca sul cancro, commenta la pubblicità uscita sul numero di Vita dell?8 ottobre. Una pubblicità comparativa. La prima, che si ricordi, nell?ambito del non profit. La prima in assoluto nell?ambito delle realtà della ricerca oncologica: è quella dell?Istituto oncologico romagnolo. La titolazione suonava così: «Non sempre il più bravo ama mettersi in mostra». E poi, giù a dare una serie di dati: nel 1992 abbiamo preso la medaglia d?oro al merito della Sanità pubblica, l?Airc nel 2004; abbiamo preso un anno prima di loro (il 2001) l?Oscar di bilancio; investiamo il 73% delle risorse nell?attività istituzionale, loro il 62%… «A parte l?aggressività dei toni, che mi pare fuori di dubbio», dice Savi, «l?informazione sugli investimenti è sbagliata. Hanno dato solo la percentuale investita nel 2003 a supporto della ricerca (che è, precisamente il 61,2%), ma hanno scritto che è l?intera quota investita nell?attività istituzionale, mentre questa comprende anche le importanti voci della raccolta e dei suoi costi, oltre alle attività d?informazione e sensibilizzazione. Se le sommiamo, come sarebbe stato corretto fare, la quota investita dall?Airc nell?attività istituzionale tocca l?84,5%. E se si applicasse il loro stesso ragionamento, quella dello Ior passerebbe dal declamato 73 al 67,6%». Tutti facciamo Ma oltre al brutto colpo sulle cifre, che ovviamente stanno molto a cuore a una realtà che punta tutto sulla più assoluta trasparenza, resta il metodo comunicativo utilizzato dall?Istituto romagnolo a turbare il direttivo Airc. «C?è sempre stato un clima di ragionevole convivenza», commenta Sergio Salomoni, assistente del presidente. «Questa competizione non ha proprio senso». Un altro passaggio difficile da mandare giù, infatti, è stata la frase: «Nella lotta al cancro, l?importante è fare». «Cosa significa?» aggiunge Savi. «Che forse noi dell?Airc millantiamo credito? Assurdo. Dalla nostra fondazione a oggi abbiamo dato alla ricerca 605 milioni di euro: qualcuno mi dica se questo non è fare». A Forlì erano consapevoli che questa pubblicità avrebbe fatto il botto. «Guardi, non è stata una decisione a cuor leggero, ci ho meditato quattro mesi», dice il direttore dell?Istituto oncologico romagnolo, Vincenzo Erroi. «Tengo a precisare che non c?è alcun motivo di risentimento verso l?Airc, che è una grande realtà che rispettiamo e da cui prendiamo anche ispirazione. Però, dopo 25 anni di lavoro, tenevamo a dare un messaggio su di noi, sul nostro lavoro d?eccellenza. In particolare volevamo dire ai romagnoli: non è vero che c?è solo Milano, che per curarsi bisogna fare viaggi della speranza. A Forlì, non a caso, stiamo costruendo un istituto dei tumori che comincerà a lavorare nel 2006 e sarà un polo di eccellenza». La Romagna dice Il riferimento ai ?viaggi della speranza? è un altro passaggio che ha sconcertato il direttivo Airc. «Mai detto che Milano è la piazza migliore per curarsi, né organizzato pulmann per trasferire i malati da un posto all?altro», replica Maurizio Savi. «Anzi, ci stiamo impegnando per la costruzione di altri tre poli di eccellenza a Torino, a Roma e a Napoli». E poi, sul sostegno alla ricerca, ricorda che Airc ha finanziato progetti in Emilia Romagna come in tutte le regioni d?Italia. Là, in particolare, nel 2003 sono arrivati 1.263.000 euro di fondi per 31 progetti e, nel 2004, 830mila euro per 16 progetti. «Però, dal momento che in Romagna non ci sono facoltà di medicina», commenta Erroi, «gran parte di questi soldi non arrivano fin qui, mentre la popolazione romagnola ha una grande propensione a donare: su una base di meno di un milione di abitanti, noi sfioriamo quasi i 4 milioni di raccolta». Raccolta realizzata, tra l?altro, anche con la vendita delle azalee nel giorno della Festa della mamma. Che forse, a voler essere maligni, si avvale del grande traino pubblicitario delle stesse azalee della ricerca Airc. O no? «Suvvia, non facciamo a chi ha inventato prima cosa, perché lo Ior faceva raccolta attraverso i fiori dai tempi della sua fondazione, quando non c?era nemmeno una sezione dell?Airc», si difende Erroi. Una cosa è certa. Se la propensione a donare è alta, c?è che le polemiche non la avviliscano.

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