Non profit

Pubblicità e azzardo: un binomio che non fa onore all’Italia

Occorre stabilire un divieto di pubblicità all'azzardo in qualunque sua forma: dalla carta stampata alla radio, dalla televisione a internet, dalla cartellonistica alle sponsorizzazioni su tutti i mezzi pubblici. Per una volta, il nostro Paese sia di esempio e si impegni per estenderlo a tutta la Unione Europea

di Remigio del Grosso

A parole sono tutti d’accordo nell’affermare la pericolosità del gioco d’azzardo per chiunque vi si avvicini, dai minori agli anziani. Come tutti sono d’accordo nell’affermare che la relativa pubblicità va regolamentata. Ma guai a parlare di divieto assoluto, analogamente a quella sul fumo ed i superalcolici.

I difensori della libertà di giocarsi la pensione o di far assuefare gli adolescenti a queste inutili e dannose attività ludiche, chiamano a raccolta “esperti” e legulei antiproibizionisti ed organizzano convegni, ampiamente ripresi dai mezzi di comunicazione interessati. Si viene cosi a sapere che un eventuale divieto totale incorrerebbe nei fulmini dell’UE e che, in fondo, la pubblicità “non serve a incentivare il gioco, ma serve a contrastare l'offerta non regolamentata ed a traghettare il pubblico verso l'offerta lecita”.

Niente di più falso. I danni fisici e psicologici della ludopatia (rectius azzardopatia) sono sotto gli occhi di tutti e soprattutto del nostro Servizio Sanitario Nazionale.

Perciò, bando alle chiacchiere: occorre stabilire un divieto di pubblicità all'azzardo in qualunque forma e luogo (carta stampata, radio, televisione, internet, cartellonistica, sponsorizzazioni su tutti i mezzi pubblici). Per una volta, il nostro Paese sia di esempio e si impegni per estenderlo a tutta la Unione Europea.

Gli alleati per vincere questa battaglia non mancano. In primis il settimanale Vita che si è sempre distinto. Il Consiglio Nazionale degli Utenti dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. I parlamentari che hanno presentato le relative proposte di legge, ormai ferme da quasi un anno.

Anche l’Agcom sembra ben disposta a tutelare cittadini e utenti. Il nuovo Segretario Generale Riccardo Capecchi, intervenendo recentemente all’incontro “Le regole del buon gioco”, organizzato al Maxxi in occasione dei 40 anni del quotidiano La Repubblica, ha affermato:

Come con il fumo per gli advertising dovrà avvenire la stessa cosa anche nel settore del gioco. Il divieto di pubblicità (parziale, stabilito dall’ultima legge di stabilità, ndr.) vale per i media generalisti, ma allo stato non si è ancora determinato il livello per i media specializzati (che non sembrano essere i canali tematici, ndr). Ed anche per l’online non è prevista una norma, ma è opportuno fare una riflessione su questo settore, il principale e più importante veicolo di offerta commerciale

Riccardo Capecchi, Segretario Generale Agcom

Attenzione anche alla pubblicità indiretta, come le trasmissioni sportive dove si accenna insistentemente alle quote delle scommesse e come le riprese televisive di avvenimenti disputati in paesi dove tale pubblicità non è vietata. E, per favore, che nessuno parli più di campagne mirate ad avvalorare la tesi di un “gioco (d’azzardo) responsabile e socialmente sostenibile”. Letteralmente una contraddizione in termini.

Remigio del Grosso è vice presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti – AGCOM e vice presidente del Comitato Media e Minori del Mise

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