Non profit

Pubblicità e azzardo. Agcom risponde: «tutto sotto controllo» e il Governo tace

L'Agcom, l'Autorità garante per le comunicazioni ha fatto il papocchio. Come? Con le “linee guida” che dovrebbero dare concretezza a quel divieto ma che - basta leggerle - allargano le maglie. Qui la replica dell'Autorità ai nostri rilievi, che confermiamo

di Riccardo Bonacina

La pubblicità dell'azzardo impazza sulle reti televisive. È la conseguenza dei denari iniettati nel sistema dai concessionari, in particolare quelli dell'online, che negli scorsi mesi le hanno tentate tutte per evitare di incorrere nel divieto totale previsto dall'articolo 9 del decreto dignità.

Un divieto che dovrebbe diventare pienamente operativo il 14 luglio prossimo. Eppure, come ha denunciato il nostro Marco Dotti, l'Agcom, l'Autorità garante per le comunicazioni ha fatto il papocchio. Come? Con le “linee guida” che dovrebbero dare concretezza a quel divieto ma che – basta leggerle – allargano le maglie.


Scommesse sportive, sponsorizzazioni varie, marketing derubricato alla voce “informazione”, e Csr (su questo fronte ne vedremo delle belle): tutto proseguirà come prima o, segnalavamo ieri, peggio di prima. Salvo che il Governo, anziché tacere o, peggio, evocare la solita “manina” non faccia ricorso contro le Linee guida.

E l'Agcom? È intervenuta su Facebook replicando a Dotti, con la voce del suo Commissario, professor Antonio Nicita.

Nicita ha inizialmente ribattuto che «Agcom ha fatto solo linee guida su alcuni punti (ad esempio insegne) in relazione a quanto previsto da altra normativa. Ma ovviamente l’impianto è quello della norma peraltro molto netto e assoluto nel presidio sanzionatorio. Naturalmente sarà sulla parte di enforcement concreto da parte di agcom che si mostrerà la coerenza con il dettato normativo».

Incalzato da Dotti che gli chiedeva una risposta secca («quindi non è vero che si salvano le informazioni commerciali sul brand e le quote scommesse nei programmi sportivi? Risposta secca se può»), il Commissario Agcom ha risposto: «se vuole risposta secca è che “si salvano” (non userei il termine ‘salvare’ in ogni caso perché siamo in un campo di line guida in cui va verificato il caso specifico rispetto ad ampia varietà) ma solo ed esclusivamente, come scritto,nella forma di informazioni utili e necessarie al consumatore che abbia già deciso di giocare, a tutela informativa dello stesso, e non come pubblicità vs publico indistinto. Capisco bene che questo tipo di informazioni, come anche un certo utilizzo di insegne, possono trovare tentativi di elusione del divieto, come anche in altri aspetti che lei non cita. Ma proprio per questo si sono ribaditi i principi generali e gli ambiti assai ristretti e da verificare delle possibili e rare eccezioni. Ripeto la circostanza che siano linee guida e non regolamento sta proprio in questo è cioè nella verifica fattuale.Le informazioni necessarie al contratto non possono e non devono avere effetto (o scopo) pubblicitario o di induzione al gioco. Ne approfitto per dire che una mia personale perplessità che dovrà essere risolta in sede di applicazione (cioè nel trattare i casi concreti che saranno segnalati) riguarda invece le televendite ovvero i casi di esecuzione del contratto in quella forma. Personalmente li metterei nel novero pubblicità anche se gli uffici hanno chiarito che la normativa applicabile (e quindi i precedenti Agcom) lo esclude. Ma anche qui saranno i casi concreti a definire. Le linee guida non intervengono né potrebbero sulla portata della norma, puntano solo a chiarire come opererà nel concreto Agcom nel senso delle circostanze di fatto e di diritto che saranno soggette a verifica».

Insomma, se sul divieto di pubblicità abbiamo scherzato è bene che il governo lo dica a Paese.

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