Non profit
Pubblicità dell’azzardo anche nei parchi dei bambini
Tanto è legale, tanto è da giocare "responsabilmente" come recita una campagna promossa dai concessionari dell'azzardo con l'avallo dei Monopoli di Stato. Tanto "vietare non serve, basta prevenire"... ma alla loro maniera e alle loro condizioni. Tanto "i minori non possono". E allora cosa ci fa questa pubblicità delle slot in un parco giochi per bambini?
di Marco Dotti
"Vietare non serve", "non siamo proibizionisti", "la pubblicità non è il problema", "gioca responsabile", "gioca il giusto", "bisogna dialogare", "stabilire limiti e distanze dai luoghi sensibili aumenta le dipendenze". Certo che non serve, niente serve se lo scopo è diverso da quello dichiarato. Quale scopo? Da un lato abbiamo quello di tutelare i più piccoli, i più deboli e presidiare i pochi spazi pubblici che ancora esistono. Dall'altro, anche se mascherato da "promozione responsabile", lo scopo è ben altro: incrementare l'indotto di un particolare derivato finanziario con ricadute tossiche su persone, comunità e territori: l'azzardo di massa, diffuso, pervasivo e di Stato. Una metastasi.
"Storditeli tutti": bambini e anziani target prediletti
Può capitare, talvolta, che le cose parlino chiaramente, più delle parole che le circondano. Può capitare, talvolta, di trovarsi in un piccolo borgo di provincia, regione Emilia Romagna e imbattersi in quello che vedete; un parco giochi e, dentro quel parco, la pubblicità di slot machine. Ma è solo la punta dell'iceberg in questa No man's land che è diventata l'Italia.
Ecco la fotografia, dietro le panchine dove tra qualche ora siederanno nonni e nonne, ma bene in vista per i bambini. Il "gioco responsabile", il gioco normalizzato, l'assuefazione al peggio ci raccontano alcuni residenti. "Non importa che cosa vendi, tanto oramai basta una slot e si capisce dove si va a parare". "Direttamente dal produttore al consumatore". Ancora: "Oramai non ci stupiamo più di nulla, fra un po' ci faranno pagare anche le bollette con le slot e con i Gratta&Vinci", dice un ragazzo. "La droga per tutti e per tutte le tasche", si sfoga Vincenzo. Che cita una frase di Balzac già cara a Camilla Cederna: "si comincia col vedere il male, si prosegue col non vederlo più e si finisce col commetterlo". A quale dei tre stadii ci troviamo? Forse a nessuno, abbiamo semplicemente toccato il fondo.
Nel frattempo, poche ore ed è partita la protesta dei cittadini che non ci stanno a farsi inquinare sguardo, testa e immaginario con questi codici, qualsiasi cosa vendano e promuovano. La consigliera comunale di Cesena, Natascia Guiduzzi (M5S) ha annunciato battaglia intervenendo un gruppo su Facebook, "Sei di Gambettola se…". Ma il problema non riguarda solo un piccolo borgo romagnolo, riguarda tutti. Al di là dei tentativi di minimizzare da parte di Stato, parastato, Concessionari, licenziatari, compagni delle buone cause
l'azzardo legale non è un "prodotto come gli altri", ma un prodotto ad altissima nocività tossica. Promozione e pubblicità non sono semplicemente "promozione e pubblicità", ma qualcosa che si muove sul crinale sempre più sottile dell'induzione e dell'istigazione.
Una metastasi sociale totale
"L'azzardo è cancro sociale": così si pronunciò nel 2010 la Conferenza Episcolpale Argentina, presieduta da quel cardinal Bergoglio che oggi è per tutti Papa Francesco. Vogliamo lasciare che questo male proliferi senza fine? Si può fare, tutto si può fare se si ritiene in coscienza che non vi sia un limite al business né alla decenza. Con una piccola postila:
Questa assenza di limiti non si chiama libertà di impresa, ma irresponsabilità di impresa.
Chi ritiene che limiti di responsabilità e decenza siano stati abbondantemente superati denuncia invece che, tanto nelle grandi città quanto nelle province, si sta assistendo a una promozione pubblicitaria dell'azzardo legale sempre più massiccia e aggressiva. Da ottobre l'invasione degli ultracorpi è cominciata.
La trave nell'occhio
A Milano, città virtuosa per il suo ferreo regolamento edilizio che indispettisce non poco i Concessionari, non c'è un palazzo che non sia tappezzato da faccioni sorridenti di qualche lotteria istantanea. Persino sulle bustine di zucchero ci trovi i numeri dell'ennesima lotteria. Basta girare l'angolo e trovi altri loghi, altri nomi, altri Concessionari, altri segni. I segni del potere, non certo il potere dei segni, potremmo dire parafrasando don Tonino Bello.
Dalla provincia alla città, dal globale al locale, da virtuale al reale: cambia l'ordine dei fattori, il risultato non cambia. A Milano l'incremento massiccio di pubblicità sulle facciate dei palazzi e via discorrendo si è registrato a fine autunno. A novembre, la Regione Lombardia con una delibera di giunta aveva ratificato l'accordo con le società di trasporto pubblico per non avere più pubblicità sui mezzi di Trenord, Atm e altre aziende pubbliche. La pubblicità si è dunque spostata, per processo osmotico, sulle facciate dei palazzi privati e sui tabelloni esterni di alcune stazioni.
Pubblicità: vero ambito in cui serve una norma nazionale
Mentre rappresentanti dello Stato avanzano la richiesta di "evitare gli eccessi" di regolamentazione a comuni e regioni sui distanze e limiti orari (uniche cose davvero sgradire alla lobby), il solo eccesso reale è questo tentativo di fiaccare gli animi e di stordire lo sguardo con un overload pubblicitario. Lo Stato, si diceva: quello della pubblicità è forse davvero l'unico ambito in cui serva una decisa presa di posizione da parte del potere centrale. Che, ovviamente, là dove deve decidere, non decide. O si serve del discorso sulla pubblicità come cavallo di Troia per far passare ben altro. Ma nell'impatto col reale, le cose rivelano la loro nuda verità.
Nelle strade, nelle piazze e persino nei parchi gioco la verità affiora, brutale, senza retorica e senza filtro: lo Stato è malato, malato di addiction fiscale. Sono 9 i miliardi derivanti da azzardo incassati dall'Erario nel 2015. Ancora non gli basta, vuole di più, sempre di più.
Avvelenare i pozzi
"La pubblicità è l'anima del commercio", si diceva un tempo. Ma, mi spiega l'addetto marketing di un'azienda di servizi, "il commercio di anime è tutta un'alta cosa. Persino quando non si vende azzardo, i codici sono gli stessi. Domanda: forse perché gli uffici pubblicitari e di marketing sono gli stessi?" Pressati dall'opionione pubblica e dal rischio che il Parlamento si trovi a decidere una norma a loro non gradita, Concessionari e licenziatari dello Stato hanno incrementato esponenzialmente i propri investimenti pubblicitari su ogni piattaforma e in ogni forma.
"Inquinare i pozzi", veniva definita questa strategia dal grande Pio Baldelli. "Direi che l'incremento di pubblicità, pagata bene e pagata subito, negli ultimi mesi ha raggiunto anche il 70% di incremento" mi racconta un operatore di settore. "Ci avete costretti a spendere…", conclude ridendo. Ma il suo sorriso è amaro, come quello di chi sa bene cosa sta facendo
Il nostro inside man ci spiega infine che "tre sono le cose temute su tutte" dai Concessionari di Stato:
1) regolamenti comunali con limitazione di orari e distanze;
2) che si scoprano i conflitti di interesse che legano chi opera nel settore del gambling e il business della cura;
3) il divieto di pubblicità.
E lo Stato… incassa
Perché la pubblicità?, gli chiedo. "Perché la pubblicità – per dirla semplice – è il collante tra informazione, comunicazione, desiderio e consumo. L'azzardo legale, come lo chiami tu, si regge su alcuni pilastri, uno è la pubblicità. Se tocchi quella, mini la base del loro consenso, chiamiamolo così, istituzionale. Presto entreranno nelle scuole, mandando avanti qualche psichiatra prezzolato. Se glielo lasciano fare e non troveranno dall'altra parte gente preparata disposta a metterli alla porta, con la fame di soldi e sponsorizzazioni che c'è, entreranno anche lì. Adesso vedi questi due manifesti in un parco giochi, domani ti ritroverai gli scivoli sponsorizzati dai 'grattini", poi arriveranno a sponsorizzarti l'asilo, a istituire fondi per le 'buone cause' ". E lo Stato dov'è? Bella domanda: dove ? "Nel 2015 ha incassato 9miliardi di euro dall'azzardo legale", mi racconta, "se li starà giocando".
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