Non profit

Psichiatria, quel che resta da fare

Un lettore racconta la propria esperienza come operatore all'interno del reparto psichiatrico di un ospedale.

di Riccardo Bonacina

Ho lavorato poco più di un anno come operatore nell?ex reparto psichiatrico dell?ospedale di Sacile. Non si tratta di un periodo lungo, ma mi ha permesso di assistere alla dimissione di molti pazienti, che fra quelle mura avevano passato decenni della loro vita. Ho deciso di intervenire perché sento il dovere di esprimere un?idea sull?ipotesi di legge che prevede l?apertura di istituti che assomigliano da vicino ai vecchi manicomi. Credo sia un fatto di coscienza spendere due parole su un nuovo progetto che rievoca spettri antichi.
Tutti hanno in mente le immagini dei documentari girati all?interno degli ospedali psichiatrici prima della riforma di Basaglia. Sono tristemente noti anche al grande pubblico i volti smarriti delle persone distese per terra, abbandonate in stanzoni vuoti o lasciate girovagare senza meta in enormi giardini. Non meno conosciuti sono anche i metodi utilizzati allora dalla medicina. Di più non serve dire.
Ma se la legge 180 è servita a chiudere il terribile capitolo dei manicomi lager, contribuendo a ridare dignità a molte persone, ha lasciato certamente aperti molti problemi. Primo fra tutti quello di progettare strutture alternative. Se recludere le persone considerate anormali, allontanandole dalla società significava compiere un gesto barbaro, non si può negare che un certo tipo di disagio andava affrontato. Così sono stati programmati gli interventi sul territorio, per dispensare cure al di fuori dell?ospedale. Ma non tutto ha funzionato. I casi di uomini che vanno assistiti e non hanno una famiglia alle spalle o la possibilità di affidarsi a qualcuno sono troppi. Che sia una pecca della legge 180 o un errore di chi l?ha applicata non si sa. Ma capirlo potrebbe servire a impedire che si facciano pericolosi passi indietro, riaprendo posti simili ai manicomi, che sono stati chiusi al prezzo di tanti sacrifici.
Alessandro, un ex operatore

«I manicomi sono stati chiusi per legge. Ma la verità è che in molte, troppe parti d’Italia esistono ancora: hanno soltanto cambiato nome. Se non addirittura peggiorato la situazione». è la denuncia lanciata poche settimane fa dal sottosegretario alla Salute, Antonio Guidi, che segnala centinaia di situazioni illecite, oltre ad un record di suicidi. «Esiste un vero e proprio sommerso manicomiale, tra pubblico e privato, dove le condizioni igenico sanitarie sono schifose», denuncia ancora Guidi. Insomma, un?autorevole conferma che molti e dolorosi problemi restano aperti nel campo della cura psichiatrica. E, speriamo, anche un autorevole segnale che chi ci governa, per risolvere i problemi, non si imbocchi le solite scorciatoie.

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