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Psichiatria: Cnca, legge Basaglia 25 anni dopo

Difendiamo lo spirito della legge Basaglia. Il C.N.C.A. respinge ogni ipotesi di reistituzionalizzazione

di Redazione

Il 13 maggio 1978 veniva varata la legge 180, grazie all?impegno di molti operatori e uomini di buona volontà, tra cui Franco Basaglia. Il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (C.N.C.A.), nel ricordare quest?evento che segnò nelle politiche sociali un?intera stagione di impegno contro l?istituzionalizzazione ? e non solo nell?ambito del disagio psichico ?, sottolinea con forza che un movimento opposto sembra ora aver corso tra alcune forze politiche. ?Da qualche tempo ? afferma Lucio Babolin, presidente del C.N.C.A. ? assistiamo a proposte che, facendo leva sui punti critici di attuazione della legge 180 ? propongono un ritorno all?istituzionalizzazione. Si tratta di una tendenza che sembra farsi largo in più ambiti, come quello degli anziani, che abbiano o meno problemi psichiatrici. Il C.N.C.A., che con alcuni dei suoi gruppi ha contribuito in modo rilevante a questa stagione di deistituzionalizzazione, mette in guardia da questi tentativi avallati da diverse forze politiche ed è pronto a fare la propria parte per difendere lo spirito della legge Basaglia.? Il C.N.C.A. ha espresso recentemente la propria posizione sul tema attraverso la pubblicazione del volume ?Matti da levare. Se tornano i manicomi?, uno dei ?Libri Neri? promossi dalla Federazione in collaborazione con la casa editrice La Meridiana. Nel testo, scritto dalla giornalista Annachiara Valle, si ricorda la filosofia della legge Basaglia: ?aprire i manicomi, assicurare servizi specifici sul territorio, sostenere le famiglie, creare percorsi di recupero perché ciascuno ? anche il più malato, anche il più irrecuperabile ? possa vivere al meglio la propria esistenza. Una prova di responsabilità per tutta la società, perché sicuramente fa meno fatica lavare un malato con una pompa in gabbia che insegnargli ad aprire il rubinetto?. Già in quel libro si evidenziavano i segni di un ritorno al passato: ?La legge non è mai stata applicata nella sua interezza e adesso, proprio facendo leva sulla mancata attuazione, nuove forze spingono per tornare indietro: al disagio scaricato sulle strutture, alla reclusione mascherata, alla tutela della sicurezza dei normali. Bilanci in ordine e difesa dell?ordine pubblico sono le parole d?ordine che stanno muovendo il cambiamento.? Nel testo si citavano intenzioni legislative precise, e pericolose: aumentare i numeri di posti letto per ogni struttura; inserire maggiormente l?iniziativa privata nella gestione della malattia psichiatrica; allargare le maglie del Trattamento Sanitario Obbligatorio. ?Un impianto generale che è più attento, nonostante le parole, alla contenzione che alla cura.? Questo ?Libro Nero?, edito nel 2002, contiene un?analisi del fenomeno, le risposte esistenti ? a partire dal ?modello Trieste? ? le proposte di modifica nella legislazione e nelle politiche avanzate da una varietà di soggetti (maggioranza di Governo, DSM di Trieste, Società Italiana di Psichiatria, DIAPSIGRA e UNASAM, le associazioni di familiari, ARAP, Consulta Nazionale per la Salute Mentale ? di cui fa parte anche il C.N.C.A.). ?Il C.N.C.A. ? continua Babolin ? continua ad appoggiare le proposte avanzate dalla Consulta Nazionale per la Salute Mentale: inopportunità di modificare la legge 180; integrazione sociale e sanitaria centrata sulla persona oltre che sulla malattia, offrendo anche opportunità di casa e di lavoro; realizzazione e sviluppo capillare di una rete di servizi pubblici di salute mentale di comunità; rifiuto del Trattamento Sanitario Obbligatorio Prolungato, che porta inevitabilmente a nuove strutture manicomiali; attuazione delle Conferenze Regionali sulla Salute Mentale quale luogo di progettualità condivisa con ricadute operative e di integrazione tra gli aspetti sanitari e sociali; individuazione dell?Osservatorio sulla Tutela della Salute Mentale quale sede più qualificata per la definizione dei progetti per la tutela e la promozione della salute mentale, con rappresentanza equilibrata di tutte le componenti del mondo scientifico, sociale e delle famiglie; attuazione a livello nazionale di un coordinamento interministeriale e con le altre istituzioni interessate per l?elaborazione, il monitoraggio e l?attuazione degli impegni riguardanti la salute mentale; adozione, da parte della Conferenza Stato-Regioni, di strumenti sanzionatori nei confronti delle inadempienze ai vari livelli di attuazione del Progetto Obiettivo (PO); realizzazione, da parte delle Regioni, di propri PO che rispondano alle esigenze del loro territorio; effettiva destinazione, da parte delle Regioni, del 5% dei fondi sanitari per la salute mentale. Ci auguriamo ? conclude Babolin ? che il venticinquesimo della Legge Basaglia sia di stimolo al dibattito e porti a decisioni concrete.?


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