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Prove di welfare, in due articoli

Sono quelli del collegato alla legge. Che prevedono l’estensione delle agevolazioni fiscali e degli incentivi pubblici anche alle cooperative che danno lavoro ai disabili.

di Mariateresa Marino

Sarà davvero una manovra finanziaria ?formato sociale?, come dicono i ministri di D?Alema, quella che il governo ha preparato per il1999? Qualche segnale c?è: dai provvedimenti a favore delle famiglie, alle pensioni sociali, alle politiche per il lavoro, sembra finalmente che qualche passo in avanti sulla riforma del welfare sia stato davvero compiuto. Ma è soprattutto sul lavoro, quello da creare per le cosiddette persone svantaggiate, che la legge Finanziaria riserva le novita più importanti. Il disegno di legge ?collegato? infatti, guarda dritto al mondo del non-profit, a tutta la costellazione di imprese sociali che sono nate per inserire chi resta, suo malgrado, fuori dal mercato del lavoro. «Questa Finanziaria ha davvero a cuore le sorti dei non profit in Italia», afferma Augusto Battaglia, parlamentare diessino, componente della commissione Affari sociali della Camera e vice presidente della comunità di Capodarco a Roma. Il deputato, che tra l?altro è stato uno dei promotori e dei più strenui difensori della legge di riforma sul collocamento obbligatorio dei disabili (approvata dalla Camera e ai nastri di partenza al Senato), non ha dubbi sul valore sociale della manovra.

È davvero così? La parola alla Finanziaria. L?articolo 58 del ?collegato? estende gli incentivi pubblici e le agevolazioni fiscali, previsti dalla legge 48S per le aziende del Sud, alle imprese sociali che si occupano di assistenza e di servizi alla persona in genere, di inserimento lavorativo di persone svantaggiate, di tutela dell? ambiente. Ma è soprattutto l?articolo 38 bis che fa felici le cooperative sociali. «Questo articolo», precisa Battaglia, «estende alle cooperative di tipo B, ossia a quelle che promuovono l?inserimento lavorativo dei disabili, i meccanismi previsti dalla legge 44 sull?imprenditorialità giovanile. Il che vuoi dire la possibilità di finanziare progetti per nuove cooperative sociali o di potenziamento di quelle già esistenti. Come le giovane aziende del Mezzogiorno, anche le imprese sociali potranno far valutare i progetti dalla Ig, la Società per l?imprenditorialità giovanile, che li finanzierà e garantirà alle cooperative il servizio di tutoraggio e di formazione dei lavoratori». Siamo dunque di fronte al battesimo di una nuova allenza tra pubblico e privato sociale?

«Sicuramente si tratta di un grosso passo in avanti nella valutazione e nello sviluppo di quelle componenti del non profit che hanno un ruolo per alcuni versi indispensabile nela nostra società», risponde convinto Battaglia. La somma messa a disposizione per il finanziamento di questo provvedimento è di circa 200 miliardi in tre anni, dal 1999 al 2001. Quota che potrebbe anche aumentare se si considerano i finanziamenti dell?Unione europea. Insomma, una specie di manna, seppure ancora a piccole dosi, per chi il lavoro lo offre agli emarginati dell?economia globale. Che non sono pochi.

Se si osserva, infatti, con la lente d?ingrandimento il grande dato della disoccupazione italiana (due milioni e ottocentomila persone) si scopre che in mezzo ce ne sono più di duecentomila con invalidità di vario tipo iscritte nelle liste speciali di collocamento, di cui più della meta al Sud. E tra i giovani se ne trovano centoventimila con problemi di tossicodipendenza alle spalle; senza contare i ventimila ex degenti degli ospedali psichiatrici da ricollocare e inserire nel circuito lavorativo. Come dire, meno male che esistono le imprese sociali. Ma la legge Finanziaria sbarca anche sulla sponda di un altro mercato senza scopo di lucro, quello dei servizi socio-assistenziali. Nella manovra, infatti, è previsto lo stanziamento di circa 45 miliardi per un provvedimento che permette la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie per l?assistenza domiciliare di handicappati gravi o ad anziani non autosufficienti. «Questa possibilità», precisa Battaglia, «potrebbe essere già concreta a partire dalla dichiarazione dei redditi del Duemila. Anche questo e un fatto nuovo e importante, perché affronta in maniera decisa e innovativa una delle emergenze del futuro: il problema dell?assistenza agli anziani. In più, introduce il principio della detraibilità delle spese sociali, insieme a quelle sanitarie. Oltre al fatto, per nulla marginale, che si dà la possibiliuà a cooperative che offrono servizi alla persona, di aumentare le possibilità di lavoro».

Sì marcia dunque a grandi passi verso una riforma completa dello Stato sociale? Ancora non si può dire, ma forse, almeno, siamo alle prove generali.

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