Sostenibilità
Protezione dell’ambiente e sviluppo. Una scommessa a due facce
Se fossi un nigeriano, un ruandese o un mozambicano, la tentazione di prendermela, magari senza usare il terrorismo, con il Primo mondo, ce lavrei. Forte, di Fulco Pratesi*
di Redazione
Se fossi un nigeriano, un ruandese o un mozambicano, la tentazione di prendermela, magari senza usare il terrorismo, con il Primo mondo, ce l?avrei. Forte. Ma per quale maledetta ingiustizia globale, mi chiederei, io, io che contribuisco in minimissima percentuale al cambiamento climatico e al riscaldamento del pianeta, debbo sopportare gli inconvenienti di questi disastri? Per quale maledetta ragione debbo vedere i miei campicelli devastati dalla siccità, le mie capanne travolte da incredibili alluvioni, la mia famiglia aggredita da inusuali malattie, solo per consentire a voi, grassi e opulenti cittadini del mondo sviluppato di circolare in miriadi di Suv, di avere caldo d?inverno e fresco d?estate, di sfoggiare pellicce e Rolex, ville al mare e supercabinati inquinanti?
E parquet lussuosi fatti con le nostre ultime foreste, e illuminazioni a giorno di strade, palazzi e monumenti, ottenute con il consumo, nelle centrali elettriche, del petrolio che inguaia le popolazioni del delta del Niger?
Perché nelle foto notturne dal satellite i vostri Paesi sbrilluccicano di inutili luminarie mentre il nostro intero continente ha qualche lucina solo in Sudafrica e nel Maghreb? Non vi basta averci rubato, in secoli di colonialismo, schiavi, materie prime, risorse, specie animali come il quagga o il leone berbero? Volete toglierci – grazie ai danni che inferite al clima e all?atmosfera con il vostro consumismo irresponsabile – anche le basi stesse della sopravvivenza?
Ecco: questo direi se fossi un abitante dell?Africa.
Contro queste giuste proteste occorre che i Paesi più ricchi si pongano una mano sulla coscienza. E moltiplichino gli sforzi e le politiche tese a dare una mano a questi nostri innocenti e tartassati fratelli. Come fanno, ormai da decenni, tante ong e anche il WWF che +cerca di coniugare – nelle sue innumerevoli azioni e nei suoi progetti – la conservazione dell?ambiente, piante e animali, e lo sviluppo delle comunità che in esso e di esso vivono.
Creando aree protette per un turismo responsabile, aiutando le popolazioni locali a impegnarsi in forme di agricoltura più razionali e produttive, favorendo un uso delle residue foreste più controllato e sostenibile, combattendo le piaghe che più colpiscono questi disastrati territori, come le malattie, la crescita demografica incontrollata, gli odi etnici e tribali. Tutte queste azioni, coordinate e sostenute dalla Cooperazione, debbono essere estese a tantissimi altri Paesi, soprattutto nella fascia posta tra i due Tropici, ove più si addensa la biodiversità e dove più intensa imperversa la povertà e l?abbandono.
*presidente WWF Italia
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