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Protezione civile, tutto da rifare

Lo statuto dell'Agenzia è stato bocciato dalla Corte dei Conti. I giudici contabili, che stanno esaminando una nota giustificativa del Viminale, potrebbero far rifare l'intero provvedimento

di Benedetta Verrini

Protezione civile, c?è un nuovo colpo di scena in quella telenovela che è diventata la riorganizzazione dell?apparato: la Corte dei Conti ha recentemente bocciato lo statuto della neonata Agenzia per la protezione civile. L?organismo (ancora tutto sulla carta) avrebbe dovuto assorbire il vecchio Dipartimento della protezione civile, il servizio sismico nazionale, la direzione generale della protezione civile. Cosa è accaduto? I giudici contabili hanno giudicato inammissibile la veste legislativa scelta per lo statuto (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 115 del 19 maggio scorso), un decreto del ministero dell?Interno: avrebbe invece dovuto essere un regolamento, emanato come decreto del Presidente della Repubblica, registrato dalla Corte dei Conti e corredato dall?approvazione del Consiglio dei Ministri e del Consiglio di Stato. L?ufficio legislativo del Viminale, tentando di correre ai ripari, ha mandato alla Corte dei Conti una nota in cui spiega che la soluzione adottata avrebbe un fondamento nel Dlgs n. 300 del 1999, che ha istituito, oltre a quella della protezione civile, anche le Agenzie fiscali. Se i giudici contabili non troveranno accettabile la giustificazione e rispediranno di nuovo al mittente lo statuto, il cui riesame è previsto in questi giorni, i tempi della riorganizzazione si allungheranno sensibilmente. Con buona pace di chi, come le organizzazioni di volontariato, nei momenti di emergenza si trova sempre in prima linea ad affrontare responsabilità più grandi di quelle che gli dovrebbero competere. Di fatto l?Agenzia, nata formalmente con la costituzione del comitato direttivo e con la nomina a direttore di Franco Barberi, continua a convivere con la sua vecchia anima, quella del Dipartimento di protezione civile. L?Agenzia è stata posta sotto la vigilanza del ministero dell?Interno, mentre il Dipartimento faceva capo alla Presidenza del Consiglio. Da un lato c?è un apparato decisionale senza una struttura operativa alla base, dall?altro c?è una struttura operativa ancora efficiente che sulla carta non dovrebbe più esistere: una confusione di ruoli che di certo non facilita l?operatività della struttura. In particolare, sotto l?urgenza di una crisi.


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